Don Vincenzino: con lui muore un pezzo di storia

Era l'ultimo arciprete sannicandrese. Per sessant'anni fu al centro della vita cittadina

Questa mattina doveva recarsi nella chiesa di S. Giorgio, per celebrare la messa e iniziare le sacre Quarantore. Don Vincenzino Palmieri, aveva già preparato l'omelia per S. Sebastiano, al suo modo, schietto e quasi pittoresco, ma che riusciva ancora a rinfrancare (come pochi sacerdoti oggi) l'animo dei suoi fedeli di ogni giorno, pochi, quasi una scolaresca.

Probabilmente non immaginava che il Padre l'avrebbe chiamato con se questa notte, forse attraverso un improvviso malore, alla veneranda età di 87 anni dei quali, buona parte, coincide con la storia recente di San Nicandro Garganico, di cui è stato l'arciprete per ben 35 anni, accumulando 64 anni di ministero sacerdotale.

Nato il 19 maggio del 1923, a tre anni rimane orfano di madre e suo padre si sposa con la sorella della defunta moglie, Maria, che diviene per lui una premurosa madre adottiva, conosciuta da tutti come "donna Maria".

A 13 anni entra nel seminario minore di Lucera, per poi frequentare quello maggiore, il "Pio XI" di Benevento, fino all'ordinazione sacerdotale, che avviene il 10 novembre 1946 per le mani del vescovo Domenico Vendola.

L'anno successivo è nominato viceparroco della Chiesa Madre di San Nicandro, come coadiutore dell'arciprete Vincenzo Pienabarca, a lui legato da vincolo di parentela per cui amava chiamarlo "zio arciprete". Il 26 aprile 1961, venuto a mancare il Pienabarca, è nominato dapprima vicario economo del Capitolo collegiale di S. Maria del Borgo e quindi, con bolla della Santa Sede datata 11 marzo 1964 gli è conferita la nomina di arciprete, carica che sosterrà fino al 10 novembre 1996 quando, con un atto di grande responsabilità, decide di ritirarsi dall'incarico per anzianità, per far posto, come diceva sempre, "ai preti giovani".

Il 24 giugno 2002, il vescovo Michele Seccia lo assegna a cappellano della chiesa di S. Giovanni Battista e padre spirituale dell'Arciconfraternita del SS. Rosario che ivi risiede. Da allora ha celebrato incessantemente, tutte le mattine alle 8 e nelle varie festività proprie della chiesetta, mantenendo vivo il suo carattere di sacerdote d'altri tempi.

Ma oltre alla vita curriculare, don Vincenzino era un sacerdote di popolo, che grazie ai suoi modi e al suo essere schietto (tanto da accaparrarsi numerosi aneddoti) divenne presto conosciutissimo in paese: chiunque a San Nicandro, anche se nato da poco, conosce e sa di don Vincenzino.

Da sempre la sua voce, se pure in modo semplice e informale, è intervenuta nella vita religiosa ma anche sociale e politica di San Nicandro. Tra le altre cose, si deve a lui l'istituzione della Charitas parrocchiale di S. Maria del Borgo, la prima a San Nicandro, come il Gruppo di Preghiera di Padre Pio. Diede adito alla prosecuzione di quanto avviato dal suo predecessore, come il doposcuola tenuto da don Alfio Adrover, meglio conosciuto come Fratel Amabile, e grazie a lui divenuto sacerdote.

A don Vincenzino, in toto o in parte, si devono anche le vocazioni sacerdotali di don Giovanni Marsilio, don Matteo e don Roberto De Meo e don Peppino D'Anello.

Da sacerdote - e arciprete - d'altri tempi, non mancò mai di offrire aiuto a chi lo chiedesse: non deve stupire se acquistò a sue spese (la Chiesa Madre proverbialmente non è una parrocchia facoltosa) i locali dove, fino ad oggi, si svolgono varie attività parrocchiali, tra cui il doposcuola ai minori disagiati.

Tutto questo fa di don Vincenzino una vera e propria istituzione per San Nicandro. Con la sua morte, si chiude un poderoso capitolo di quella storia piccola, i cui echi risuonano tuttora nelle strade e nelle viuzze di una città dal passato costruito con fatica da piccoli grandi uomini.

Matteo Vocale

(Foto: don Vincenzino con le insegne arcipretali, nel suo 50° di sacerdozio)

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