Chiesa Madre: conferenza di mons. Nicola Bux

Il noto teologo e liturgista collaboratore di Benedetto XVI sarà a San Nicandro venerdì

Negli ultimi decenni siamo stati abituati a vedere restauri di antiche chiese in chiave modernistica, con modifiche spesso strutturali per agevolare la liturgia e adeguarla ai dettami del Concilio Vaticano II.

Non è così, invece, a San Nicandro Garganico dove, in occasione dei restauri della Chiesa Madre della città, dedicata a S. Maria del Borgo, il parroco don Roberto De Meo ha deciso, oltre alla valorizzazione di quanto di antico vi era superstite, di ripristinare il presbiterio così com’era in origine, con balaustra e, soprattutto, l’eliminazione dell’altare posticcio “rivolto al popolo” a favore di quello antico, opera d’arte in marmo ottocentesco.

Una scelta quasi controcorrente, che non si esaurisce certo in un mero gusto estetico e che ha suscitato un dibattito giunto agli alti ranghi della Curia romana, ottenendo l’approvazione. Se ne è occupato don Matteo De Meo, viceparroco nonché docente di Teologia presso la Facoltà Teologica Pugliese che ha prodotto uno studio, corredato di atti conciliari e norme liturgiche, per dimostrare che il rimpiazzo degli altari antichi con quelli “rivolti al popolo” è un’interpretazione errata del Vaticano II e che l’idea messa in campo a San Nicandro non è affatto fuori luogo.

Del resto, lo stesso dibattito sulla riforma liturgica recentemente suscitato dal papa Benedetto XVI, invita a riconsiderare l’uso di celebrare la messa “ad Deum” o “ad Orientem” (i liturgisti, infatti, disprezzano la definizione “di spalle al popolo”) così come avvenuto per quasi duemila anni, con il crocifisso posto tassativamente al centro dell’altare.

Insomma, San Nicandro Garganico è forse una delle prime realtà del mondo cattolico attuale a rispondere positivamente e con celerità (certamente favorita dalla circostanza) alla riforma liturgica benedettiana.

E’ per questo motivo che, due giorni dopo l’inaugurazione, sarà a San Nicandro una voce autorevole del nuovo movimento liturgico, mons. Nicola Bux, apprezzato teologo e liturgista, amico personale di Benedetto XVI e consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede, che terrà una conferenza dal titolo “Rivolti al Signore”.

Nato nel 1947, ordinato sacerdote nel 1975, mons. Bux ha effettuato ricerche all’Ecumenical Institute, al Biblicum di Gerusalemme e all’Istituto Sant’Anselmo di Roma. Professore di teologia sacramentaria alla Facoltà teologica di Bari è tra i più stimati collaboratori del Santo Padre Benedetto XVI. Autore di numerosissime pubblicazioni di teologia dogmatica e liturgica ha recentemente dato alle stampe il noto testo “La Riforma di Benedetto XVI”.

Mons. Bux è oggi Consultore delle Congregazioni della Fede e dei Santi, nonché dell’Ufficio per le celebrazioni pontificie. E’ consulente della rivista “Communio” oltre ad essere uno specialista della liturgia orientale.

Si parlerà, tra le altre cose, dell’esigenza di una liturgia in cui non sparisca del tutto l’adorazione, la riverenza verso il mistero celebrato sull’altare, la consapevolezza dell’alterità di quel mistero rispetto alla vita quotidiana e della necessità che abbiamo d’immergerci in una dimensione altra: tutto questo non è legato esclusivamente al rito preconciliare, né è stato bandito dal Concilio Ecumenico Vaticano II o da Papa Paolo VI. E, oltre a essere lecito, non ha per certo perso di significato.

È quanto sostiene, tra l’altro, circa la direzione della preghiera liturgica — che nei decenni postconciliari è stata intesa esclusivamente «faccia al popolo», spesso a discapito dell’aspetto trascendente e contemplativo dell’azione sacra — il sacerdote tedesco Uwe Michael Lang, della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Londra, in Gran Bretagna, nello studio Rivolti al Signore. L’orientamento nella preghiera liturgica (di cui mons. Bux ha elaborato la postfazione e da cui il titolo della conferenza), già pubblicato in tedesco nel 2003 e in inglese l’anno successivo.

Nell’aprile del 2006 l’edizione italiana del testo ha riacceso il dibattito, anche grazie al fatto che, nel frattempo, il già autorevole prefatore delle edizioni tedesca e inglese è asceso al soglio pontificio.

Matteo Vocale

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