Castello in vendita? Lo comprano i cittadini

Votata una singolare proposta in Consiglio comunale

«Se non ce la facciamo tramite le Istituzioni, è bene che il nostro castello ce lo riprendiamo da cittadini». Sembrerebbe un grido di battaglia dei tempi di Robert de Clary (forse tra i primi signori di San Nicandro). E invece è la proposta, avanzata nell'ultimo Consiglio comunale del 14 febbraio scorso, dal consigliere  Nazario Bizzarri (PD), a nome della maggioranza e dell'Amministrazione comunale e votata all'unanimità dai presenti.

Già da qualche mese, infatti, aveva destato scalpore la notizia della messa in vendita del castello normanno-aragonese di San Nicandro Garganico, che i proprietari (le famiglie Tozzi e Centulio) hanno reso pubblica tramite un'agenzia immobiliare.

Un'esigenza, quella dei proprietari, dettata anche dalle condizioni dell'immobile, che tende ad essere sempre più un peso economico per le due famiglie eredi in quanto necessita di urgenti opere di restauro e consolidamento statico.

Il costo, benché relativamente basso a quanto si dice, resta comunque proibitivo per un comune come quello sannicandrese ma anche per un ente territoriale di maggior peso (Parco, Provincia o Regione) se non attraverso un mirato indirizzamento di fondi che, per il momento, sembra difficile trovare. Problema parallelo, quello del restauro, essendo l'immobile completamente privato.

Così, è stata avanzata l'ipotesi (nata da alcuni commenti alla notizia su Facebook) che i sannicandresi possano accollarsi gli oneri di acquisto contribuendo con una quota pro-capite, da versare su un apposito contocorrente che l'Amministrazione comunale avrebbe idea di aprire al più presto (sembra ci siano già numerose disponibilità a contribuire) e, successivamente, trovare i fondi almeno per i lavori più urgenti (più facili da reperire e meno esosi).

La singolare proposta, sebbene fattibile almeno in teoria (basterebbero meno di 100 euro per ogni cittadino per raggiungere il costo), vuole in realtà essere soprattutto una provocazione alle Istituzioni "maggiori" ma anche il grido di una città che dimostra l'attaccamento alle proprie origini e alla propria storia e che non può vedersi privare di un simbolo storico-architettonico come il castello.

Già da un paio di anni l'Amministrazione comunale stava tentando di arrivare ad un accordo con i proprietari, con esiti anche tendenzialmente positivi. Ma, evidentemente, l'ostacolo rimane quello economico, per un bene dall'ingente valore.

Il castello di San Nicandro, primo edificio in assoluto dell'antico castrum Sancti Nicandri, è probabilmente di fondazione bizantina, sebbene alcuni narratori lo attribuiscano ingenuamente a Federico II. L'attuale struttura è il risultato di ricostruzioni e rimaneggiamenti per i quali il periodo normanno (torri quadrate) e quello aragonese (torri circolari) hanno lasciato i segni più evidenti e duraturi. Appartenuto sempre (ma mai come dimora stabile) alle famiglie feudali della stessa San Nicandro, il castello non ha mai conosciuto una fruizione totalmente pubblica, sebbene in tanti abbiano tentato l'impossibile.

Inutile dire le innumerevoli destinazioni a cui potrebbe essere soggetto, completando, peraltro, l'intero complesso di cui fa parte anche il già restaurato Palazzo Fioritto, sede di una Biblioteca e di un Museo Etnografico tra i più forniti di Capitanata.

Si comprende bene come la sfida lanciata sia ambiziosa e punti, con una punta d'orgoglio e di senso d'appartenenza, ad un evento epocale per la comunità cittadina di San Nicandro.

Matteo Vocale

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