Chiesto l'ergastolo per Giovanditto e Ciavarella

La Direzione distrettuale antimafia al processo a Foggia

Due ergastoli per Gennaro Giovanditto e Michele Ciavarrella accusati degli omicidi di Daniele Scanzano e Antonio Daniele Graziano uccisi rispettivamente a San Nicandro Garganico il 16 marzo del 2003 e a Cagnano Varano il 4 maggio dello stesso anno. Li chiede il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Bari, Giuseppe Gatti, nella requisitoria del processo che si sta svolgendo in Corte d’assise a Foggia. Giovanditto, difeso dall’avvocato Francesco Santangelo, è accusato d’essere concorrente materiale dei delitti, mentre Ciavarrella, difeso dall’avvocato Franco Metta, risponde di concorso morale.

Daniele Scanzano, 40 anni, fu ucciso con dodici colpi di pistola alle 18.20 di domenica 16 marzo del 2003 nei pressi di un bar in via del Campo a San Nicandro Garganico. Diciassette, invece, i colpi di pistola che uccisero alle 18.40 Antonio Daniele Graziano, 39 anni, detto «Antonio Cecè», freddato davanti al «Bar dello sport» il 4 maggio sempre di otto anni fa.

Omicidi che rientrato nella faida del Gargano, tra i Ciavarrella e i Tarantino, nata per questioni di abigeato (furto di bestiame) e poi trasformatasi in guerra per il controllo del territorio e dei traffici illeciti. La faida ha inizio il 28 marzo del 1981, a San Nicandro Garganico, quando Giuseppe Tarantino uccise un’intera famiglia. A cadere sotto i colpi di fucile furono Matteo Ciavarrella, 57 anni, la moglie, Incoronata Gualano, 55 e i tre figli, Nicola, Giuseppe e Caterina rispettivamente di 17, 16 e 5 anni. I corpi non sono mai stati ritrovati: secondo una delle ipotesi degli inquirenti l’assassino per far sparire ogni traccia li diede in pasto ai maiali.

Per gli omicidi di Scanzano e Graziano è stato già condannato all’ergastolo - nel corso del processo Iscaro Saburo - Matteo Ciavarella, ritenuto l’esecutore materiale dei delitti e zio di Michele Ciavarrella. Inoltre, Giovanditto era stato già in precedenza accusato di concorso morale nei due delitti e assolto. Ora la procura antimafia ha riformulato per lui una nuova accusa in concorso materiale per l’omicidio Scanzano. Il nome di Gennaro Giovanditto detto «Scalfonn», è stato più volte accostato alla faida del Gargano. Il 5 ottobre scorso la Corte di cassazione aveva confermato i due ergastoli che a luglio dello scorso anno la Corte d’assise di appello di Bari gli aveva inflitto. L’imputato è stato condannato per il duplice omicidio di Vincenzo e Angelo Fania, padre e figlio uccisi a San Nicandro Garganico il 13 ottobre del 1999, e per l’omicidio di Michele Tarantino, ucciso il 30 marzo del 2001.

Ad accusare Michele Ciavarrella - condannato a 4 anni per associazione di stampo mafioso nel corso del processo Iscaro Saburo - una intercettazione registrata in carcere mentre l’imputato era andato a trovare lo zio Matteo, ritenuto a capo dell’omonima famiglia. Nel corso del colloquio, durato un’ora, secondo la tesi dell’accusa, i due parenti, avrebbero espresso la volontà di eliminare i rivali: Scanzano e Graziano. Nelle prossime udienze la parola spetterà ai difensori degli indagati, gli avvocati Metta e Santangelo, in attesa della sentenza che dovrebbe giungere a fine mese o al più tardi ad inizio di dicembre.

Fonte: Luca Pernice per il Corriere del Mezzogiorno

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