Vescovo non cattolico, ora intervengono i parroci di San Nicandro

I vescovi di San Severo e Foggia hanno fermamente diffidato i Frati a permettere altre celebrazioni

Non accenna a placarsi il trambusto creato, in ambito cattolico, dalla ormai nota "visita" di alcuni esponenti della "Chiesa Cattolica Ecumenica", che qualche settimana fa, hanno celebrato una "messa" nella parrocchia di S. Maria delle Grazie, con il beneplacito dei frati francescani che reggono l'antico convento di San Nicandro Garganico. E nella confusione generale circa la liceità o meno del fatto, intervengono ora con una nota severa e chiara i parroci della città, che nella mattinata odierna avrebbero sentito anche il vescovo e la curia di San Severo.

«Continuando ad aumentare la confusione e le divisioni tra i fedeli della nostra città circa l‘evento del “vescovo non cattolico” che ha celebrato messa nella parrocchia di S. Maria delle Grazie - scrivono nella nota i parroci don Matteo e don Roberto De Meo, don Giancarlo Borrelli e don Peppino D'Anello - leggendo sui social forum giudizi e interpretazioni molto soggettive se non errate su tale triste vicenda, ci sentiamo in dovere come sacerdoti di questa città di precisare quanto segue.

mons. Renna, vescovo della nostra diocesi di San Severo, né l’arcivescovo metropolita di Foggia mons. Pelvi (sotto la cui giurisdizione ricade il santuario di Stignano, affidato ai Frati Minori francescani e dove il signor C., con una suora ortodossa, sono stati ospitati), erano stati informati della loro presenza e dell’evento poi svolto nella parrocchia affidata ai Frati Minori francescani di Santa Maria delle Grazie in San Nicandro Garganico.

Informati circa l'evento e la reale identità del signor C. e della suora ortodossa, i Vescovi suddetti hanno provveduto a contattare immediatamente le rispettive autorità della Provincia francescana ingiungendo la proibizione di qualsiasi altra celebrazione da parte del signor C. in tutte le chiese, oratori e comunità religiose cattoliche nel territorio delle rispettive diocesi di San Severo e di Foggia.

Chi è questo “vescovo” che ha celebrato? Il signor C. appartiene ad una associazione denominata “Chiesa Cattolica Ecumenica”. Premesso che ognuno può costituirsi come associazione con legali riconoscimenti civili, ciò però non implica un altrettanto riconoscimento da parte del Diritto canonico. Infatti, tale associazione non è riconosciuta in nessun modo e sotto nessuna forma dalla Chiesa Cattolica: né come associazione di fedeli cattolici, né come comunità cristiana di diversa confessione (chiese della Riforma in genere), né tanto meno come Chiesa di un'altra tradizione cristiana (ortodossa, greca, bizantina).

Anche se gli appartenenti a tale gruppo o associazione che sia, sono liberi di autodefinirsi, preti, vescovi, primati, arcivescovi, e denominare la loro Associazione come “prelature personali” tali titoli per il Diritto Canonico della Chiesa Cattolica, non hanno nessun valore, né validità, né liceità. Inoltre, la loro dottrina in merito alla morale e alla Fede stessa è incompatibile con la Fede Cattolica apostolica, la sua morale e la sua dottrina.

Essendo la forma esteriore delle loro uniformi, dei loro abiti, delle loro insegne del tutto simili a quelle della Chiesa Cattolica e della sua liturgia, possono essere facilmente confusi, e il non aver rivelato pubblicamente, in un luogo di giurisdizione proprio della Chiesa Cattolica (una parrocchia cattolica con legale e canonico riconoscimento), la loro reale identità, celebrando un rito proprio della Chiesa Cattolica, ciò costituisce un grave atto avendo abusato della non conoscenza dei fedeli.

Essendo le loro consacrazioni e ordinazioni non riconosciute né dalla Chiesa Cattolica e neanche dalla Chiesa Ortodossa (avendo la medesima dottrina sulla consacrazione e la validità delle ordinazioni) coloro che continuassero a sostenere la validità (secondo i canoni cattolici) della loro messa e delle loro ordinazioni, e dei loro titoli, siano essi fedeli laici, e ancor più, se sacerdoti cattolici, sarebbero in grave errore.

Se poi tale errore non dovesse essere frutto di ignoranza (non conoscenza) ma di accettazione più o meno ampia delle loro tesi o dottrine, rischierebbero di non essere in comunione con la Chiesa Cattolica con tutte le conseguenze canoniche del caso. Infine, per la Chiesa Cattolica un ordinazione sacerdotale per essere valida presuppone un vescovo validamente ordinato e consacrato, e per essere lecita tale vescovo deve essere in comunione con il Romano Pontefice.

Pertanto, il signor G. C., non essendo stato ordinato né sacerdote, né vescovo, nella Chiesa Cattolica Romana, e in nessuna Chiesa canonicamente riconosciuta dai Patriarcati Ortodossi Greci bizantini o cattolici. Non essendo in comunione con il Romano Pontefice, né con nessun Patriarca Greco ortodosso o cattolico, canonicamente riconosciuto, la sua ordinazione sacerdotale e la sua consacrazione episcopale sono invalide e illecite secondo il Diritto Canonico, «I sacramenti celebrati da ministri non lecitamente e validamente ordinati non hanno alcun valore», per cui coloro che impartiscono tali sacramenti «incorrono nella scomunica latae sententiae a norma del can. 1378 del Codice di Diritto Canonico». L’espressione latae sententiae significa che la scomunica avviene automaticamente, in forza di una sentenza già pronunciata: non c’è bisogno di istruire un “processo”, ma basta solo aver compiuto un atto per il quale è prevista la scomunica per incorrere nella sanzione.

Chiaramente tale chiarificazione ha valore per coloro che riconoscono l’autorità della Chiesa Cattolica, e io infatti ai cattolici o a coloro che si ritengono tali intendo rivolgermi. In conclusione: l’organizzazione denominata “Chiesa Cattolica Ecumenica”, pur libera di agire, non ha alcun legame con la Chiesa Cattolica Romana. Per la Chiesa Cattolica, le ordinazioni conferite in essa sono invalide e illecite, in particolare l’ordinazione episcopale conferita senza mandato pontificio, a norma del can. 1382 del Codice di Diritto Canonico».

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