Quanto siete complicati!

            Strano a pensarsi, il telefono cellulare ha più di 40 anni di vita. Era il 1973 quando Martin Cooper inventò il primo modello di Motorola. Oggetto proibitivo inizialmente, oggi diventato indispensabile. Dagli anni Novanta sempre più di largo uso, causa maggiori produzioni nonché diminuzione dei prezzi di produzione, fino agli anni Duemila, presente nelle tasche di tutti, grandi e piccini. Nel 2007 sono cambiate ancora una volta le carte in tavola, la “mela morsicata” ha deciso che col cellulare non ci devi solo chiamare o inviare sms, devi farci anche il caffè (e lo si può fare veramente).

            Alcune cose cambiano il modo di vivere di una società. L’auspicio è che sia in meglio. Così è stato, ma per certi aspetti un po’ meno, tanto da farci perdere in un bicchiere d’acqua a volte.

            «Ci vediamo alle 10, va bene?»

            «Ok, quando arrivi fammi uno squillo.»

            È diventato così difficile usare l’orologio? Prepararsi e avviarsi in tempo utile per essere puntuali a un appuntamento è così démodé? Per non parlare dei citofoni: c’era Paolo sotto casa, non sapeva come chiamarmi perché non aveva più credito per una telefonata, gliel’ho detto che il campanello di casa è ancora funzionante.

            Fa ridere raccontarle, in fondo sono piccolezze, ma fermiamoci un attimo a riflettere: quanto ci stanno influenzando WhatsApp, Facebook, Instagram? L’utilizzo degli smartphone in senso lato?

            Gli adolescenti di oggi, in fondo, sono anche la mia generazione, ma ai miei tempi era un pochettino diverso. Ho iniziato la mia relazione amorosa a faccia a faccia con la ragazza in questione, ci guardavamo negli occhi e i timpani vibravano ascoltando le parole dell’altro. C’erano due corpi su una panchina a raccontarsi storie. Se avevi un’espressione poco bella, non potevi cancellarla e rifarla da capo.

            Oggi il fidanzato lo scegli in vetrina, sulle pagine dei social, dove siamo tutti perfetti e abbiamo una vita fantastica; salvo la notte di San Silvestro, quando grideremo al mondo: “Speriamo che l’anno nuovo non faccia schifo come il vecchio!”

            Che tu abbia 18, 25 o 30 anni devi perfezionare l’arte di attirare il ragazzo o la ragazza giusta, devi attirare l’attenzione con foto in cui mandi bacetti verso l’obiettivo della fotocamera, devi avere i like e confezionare la risposta giusta su WhatsApp per far capire che ti piace qualcuno. Quando ti vedi di persona non conta così tanto. Non importa se vi ignorate a vicenda, se consumate un aperitivo o avete fatto l’amore. Quello era “solo” uscire insieme, da amici, inutile crearsi aspettative. Fino a quando questo modo di fare comincia a starti stretto. Non è fantastico come può sembrare dalle foto: l’unico momento della giornata in cui ci si stampa un falso sorriso sulla faccia.

            Poi cominciano le paranoie, innescate da un modo di vivere prima scelto e poi rinnegato, fino a ricascarci di nuovo. Si permette a eventi insignificanti di dominare sui propri pensieri, ci si chiede cosa significava quell’uscita, quel bacio, quelle giornate piene di nulla che ti facevano star bene, e l’unica persona che potrebbe darti una risposta, all’unica persona che potresti chiederlo, semplicemente non puoi farlo.

            Se ti piace qualcuno devi far vedere che ti interessa, ma non troppo. Se l’ultima volta che vi siete sentiti hai scritto prima tu, adesso non puoi farlo di nuovo, deve scrivere prima l’altra parte, e fai bene attenzione alle parole che usi, altrimenti sei paranoico. Se ti importa troppo, sei disperato. Se ti arrabbi, sei acido e permaloso. Questo mondo è fatto di persone che hanno paura di provare sentimenti o, nella migliore delle ipotesi, si ha paura di mostrarli. Ci siamo abituati sin da piccoli, quando ci è stato proibito di piangere dopo esserci sbucciati un ginocchio.

            Tutto deve essere complesso, sono queste le regole del gioco che detta la società. Non puoi chiamare qualcuno se hai piacere di uscirci insieme, se vuoi semplicemente scambiare due chiacchiere oppure organizzare il sabato sera, tutto deve essere fatto tramite messaggi digitali. Non puoi chiedere a qualcuno se c’è qualcosa che non va. Si dovrebbe parlare, chiarirsi, invece no. Nelle vostre relazioni al posto di chiarire, ci sarà un atteggiamento patetico, dove tramite i social ti manderanno frecciatine e dedicheranno frasi, col beneficio del dubbio che sia tu il bersaglio, sfogando tutto il loro malcontento a piccole dosi.

            Perché giochiamo a questi stupidi giochi? Perché permettiamo ad altre persone di avere il controllo sulla nostra vita? Accade quotidianamente, accade senza che ve ne accorgiate consapevolmente, proprio da quelle persone da cui siamo tanto attratti, che desideriamo e corteggiamo. Nessuno dovrebbe avere questo potere sugli altri.

            Oggi sono queste le regole del gioco, se non le rispetti, perdi. Non ci resta che cambiare gioco allora e smetterla di essere degli idioti. Dobbiamo rispettare chi abbiamo di fronte e dire loro sempre la verità su come stanno le cose, ma soprattutto smetterla di mentire, agli altri e a sé stessi.

            Stiamo diventando dei perfetti analfabeti nei rapporti umani dove, alla base di ognuno, dovrebbe esserci una sana conversazione. Non importa se siano rapporti famigliari, di amicizia o di amore, queste dovrebbero essere le regole.

            Il problema più grande è che – ormai – anche gli analfabeti sanno leggere.

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