L'occasione giusta

    Natale dura un giorno, l’attesa e i preparativi per arrivare ad esso, molti di più. Il periodo natalizio arriva nelle case di chiunque, credenti e non credenti, cristiani e non. Porta con sé un’atmosfera di pace e serenità, gioia, convivialità. Porta con sé tutto ciò che dovrebbe appartenerci per l’intero anno, ma che riserviamo solo al mese dicembrino, meritevole di essere apprezzato al di là del consumismo e delle tradizioni.

    Natale è il pacchetto intero. È il bambin Gesù che nasce in una mangiatoia in quel di Betlemme; è l’asino e il bue e l’arrivo dei re Magi; è anche di chi non crede, di chi pensa che il 25 dicembre sia solo una data simbolica, quella designata a numerosi altri “compleanni” di profeti e dei dell’antichità. Natale è la corsa ai regali, quello giusto si spera; il mese della tredicesima, dei giocattoli per figli e nipoti, degli abiti nuovi, della spesa per preparare i mega-pranzi, di chi deve far quadrare i conti e a chi, i conti, non gli quadreranno mai; è preparare il capitone e di chi lo detesta, per principi morali o semplici gusti; è lo schierarsi col panettone o il pandoro, è mangiare i crust’la col miele di fichi.

    Natale è giocare con la tombola; è “la tombola è il gioco più noioso della storia”; è chiamare l’ambo dopo un solo numero estratto; è la smorfia napoletana di ognuno a modo suo. È una partita a carte, di un mercante in fiera, di chi sbanca il jackpot portando a casa pochi euro e si sente l’uomo più ricco del mondo, è un sette e mezzo e una matta, è “10 e carta” e “50 e sto”.

    Natale è l’occasione giusta per tornare a San Nicandro per stare con la famiglia, per indossare qualcosa di speciale, bere il vino pregiato e se ne bevi troppo non è un problema; sparare i petardi alle sette della vigilia mentre qualcuno ti dice che è pronto in tavola. È l’occasione giusta per chiedere scusa o dare una nuova notizia, l’occasione giusta per invitare o ricevere un invito. È la messa di mezzanotte e passeggiare ancora satolli al corso per scambiarsi gli auguri. È l’occasione per dare una mano e non vergognarsi a riceverla.

    Natale è anche di chi odia il Natale, chi ne ha motivo o chi, semplicemente, lo fa per non omologarsi alla massa, diventando uguale a quelli che non vogliono omologarsi. Di chi gli ricorda qualcosa di spiacevole, forse l’unica, e tralascia le altre cento cose belle. Di chi è solo e di chi lo aspetta per non esserlo, almeno quel giorno.

    Natale è ovunque. La stessa magia la vivono i tuoi vicini di casa, i parenti lontani, le persone che hai a cuore e quelle a cui non rivolgi la parola. Poi lo vivono negli ospedali, nelle case per gli anziani, nei reparti per bambini e laddove occorrono muscoli più allenati per fare un sorriso. Allora arriva Babbo Natale con la sua barba e sistema le cose; arriva con una slitta trainata da renne, accompagnato dal suono delle campanelle che puoi sentire solo fin quando credi in lui, fino ai dieci anni, per poi crederci nuovamente ai trenta per i tuoi figli.

    Se fossi Babbo Natale farei spuntare un albero di Natale in ogni casa e in ogni dove, ma non un albero finto fatto di rami di plastica, un vero abete, magari un abete pettinato uguale a quello che abbiamo in campagna, quello che ha piantato mio padre quando sono nato io: lui è venuto molto più alto di me. Lo farei spuntare da una delle piastrelle del salotto, senza fare danni, già provvisto di addobbi, luci, puntale e un po’ di neve impigliata tra i rami. La sera della vigilia ci soffierei sopra per inebriare le stanze col profumo della resina e la neve diventerebbe come polvere di stelle a fluttuare in aria. A mezzanotte, ogni ramo porterebbe un frutto magico per ognuno, un regalo: una piccola scatola vuota che aprendola contenga tutto ciò che desideriamo. Poi me ne andrei per le strade a far spuntare altri alberi giganteschi, uno in ogni angolo della città. A piazza IV novembre farei crescere l’albero della cioccolata, giusto per far contenti tutti e, niente paura, questa non fa ingrassare. Lungo il corso, qua e là, alberi di panettone, anche a fette per chi lo desidera. Nel centro storico ci saranno gli alberi dei giocattoli: uno coi lego, uno con le bambole, uno con le macchinine e uno con i videogiochi. In via Gramsci spunteranno gli alberi della musica, musica a volontà: dischi in vinile, cd, lettori mp3 e strumenti musicali per tutti i gusti. Lungo il viale della stazione, accanto agli alberi di oleandro, tanti alberi di libri, uno per ogni genere; prendetene quanti ne volete, è gratis. Per il resto delle stradine spunteranno gli alberi delle cose impensabili, sembreranno vuoti a prima vista, ma solo avvicinandovi avranno ciò che Babbo Natale non poteva mai sapere.

    Ogni strada avrà un albero speciale e tutti potranno fare il giro della città per prendersi quello che più desiderano, anche tutto. Per ogni regalo colto ne spunterà un altro ancora più bello e non vi preoccupate se qualche ramo si spezzerà, è tutto voluto. Quel ramo portatelo con voi e donatelo a chi non può muoversi, magari è a letto o non poteva leggere questa notizia. Portatelo con voi anche se non avete nessuno a cui donarlo, se nel cuore è presente qualcuno che avrebbe voluto far parte di questa magia o ne ha sempre fatto parte e oggi non c’è più.

    Portatelo con voi e tenetelo in bella vista, da qualche parte, in modo da poterlo guardare sempre e per tutto l’anno, cosicché possiate ricordare che ogni giorno può essere Natale ed è sempre l’occasione giusta.

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