Onori e dignità a Vincenzo Zaccagnino

Vincenzo Zaccagnino, un benefattore sconosciuto e poco apprezzato nel suo paese.

Per commemorare settanta anni dalla scomparsa del Dott. Vincenzo Zaccagnino e la nascita dell’omonima Fondazione, a San Nicandro Garganico, nel giardino antistante l’edificio scolastico di Piazza IV Novembre, il 13 dicembre scorso, si è svolta una cerimonia, durante la quale l’attuale Consiglio di Amministrazione della stessa Fondazione, ora denominata ’Azienda dei servizi alla Persona’ e rappresentata dal presidente Nicandro di Salvia, ha donato alla città un busto in bronzo raffigurante l’illustre concittadino.

Presenti alla cerimonia il sindaco Piero Paolo Gualano, l’assessore alla Cultura Lorena di Salvia, il dirigente scolastico Angela Vaira, vari assessori e consiglieri comunali e tanti scolari e cittadini.

Nella medesima circostanza, l’attigua piazza Bartolo Longo, è stata intitolata a Vincenzo Zaccagnino, fra gli applausi di tutti, specialmente quando il sindaco e il presidente dell’Asp hanno voluto ricordare il connubio tra l’Amministrazione Comunale ed il Consiglio di Amministrazione dell’Asp per una fattiva collaborazione ed il raggiungimento degli obiettivi posti da Vincenzo Zaccagnino ben delineati nel suo testamento. In questo modo, finalmente, è stata resa “giustizia” a un personaggio così generoso ma non adeguatamente riconosciuto come tale, e gli è stata restituita la dignità che merita.

Ecco alcuni dati importanti sulla sua biografia. Il 14 gennaio 1944 moriva a San Nicandro Vincenzo Zaccagnino, avvocato, deputato della Provincia di Foggia, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia per volontà di Vittorio Emanuele III°, re d’Italia.

Discendeva dalla famiglia Zaccagnino, di origine jugoslava fin dal 1600, ma che, poco a poco, si trasferì a San Nicandro Garganico, dove egli nacque il 29 maggio 1860; sua madre era donna Teresina Palmieri, di 23 anni, suo padre era don Matteo Angelo Raffaele Zaccagnino, di 26 anni, proprietario.

Vincenzo Zaccagnino, o meglio don Vincenzino, come tutti erano abituati a chiamarlo, ben presto dimostrò di essere diverso dagli altri componenti di famiglia per il prestigio sociale e il ruolo politico-istituzionale che ricoprì nella sua esistenza; la sua immensa generosità fu di grande rilevanza per l’economia sannicandrese, al cui sviluppo egli contribuì notevolmente.

Tuttavia, fu circondato da indifferenza da parte della politica, degli intellettuali, delle autorità scolastiche, pur essendo stato per molti anni esponente di spicco non solo nel suo paese natìo, ma nell’intera Capitanata e, inoltre, non ebbe mai alcun riconoscimento postumo né alcuna scuola né piazza né via intitolata al suo nome, come tanti altri distinti concittadini.    

A seguito di una ricerca che feci alcuni anni fa sulle bande musicali a San Nicandro agli inizi del Novecento, scoprii che egli ne fondò e finanziò una a proprie spese, provvedendo non soltanto alla dotazione degli strumenti e delle divise, ma anche alla formazione musicale dei componenti pagando un Maestro-Direttore che veniva appositamente da Napoli, il prof. Pasquale Padalino.

Su “compare Vincenzino”, come lo chiamava, per profondo affetto e gratitudine, Nunzia Marsilio scrisse e pubblicò, nel 2008, un’interessante biografia col titolo “Vincenzo Zaccagnino. La famiglia, l’uomo, il benefattore”, un pregevole lavoro di ricerca e di studio su questo personaggio e le sue origini, colmando, così, un vuoto importante per la conoscenza della storia e della gente del nostro paese e che ha consentito di capire l’uomo Vincenzo Zaccagnino e il suo grande senso di umanità, tanto da definirlo “faro della gratitudine”.

Lo descrive come un uomo generoso con tutti, nella sua splendida e accogliente dimora in corso Garibaldi, fino al giorno della morte, preceduto dal testamento pubblico con cui dichiarava di voler istituire, col suo intero patrimonio mobiliare e immobiliare, da intestarsi al suo nome e affidato alla gestione e all’amministrazione del Banco di Napoli, una Fondazione a favore dei bambini poveri di San Nicandro e bisognosi di assistenza e di educazione al lavoro fino al conseguimento della licenza di scuola elementare, che all’epoca era titolo abilitante ad ogni tipo di lavoro e a anche ad alcuni posti statali o parastatali.

La cosiddetta “Fondazione Vincenzo Zaccagnino”, di cui Nunzia Marsilio si occupa nella terza parte del suo libro, divenne Ipab (Istituto Pubblico di Assistenza e Beneficenza) eretto in Ente Morale nel 1947; successivamente subì una modifica parziale al suo Statuto, con D.P.R. 25 luglio 1956.

Questo argomento costituisce “uno dei capitoli più inquietanti della storia del Comune di San Nicandro per aver fatto credere agli ignari sannicandresi che tutto il suo patrimonio don Vincenzino lo aveva devoluto a favore del Banco di Napoli che egli, invece, aveva designato come semplice esecutore testamentario”. Infatti tale notizia, falsa e ingannevole per l’opinione pubblica locale, fu molto nociva per l’immagine dello stesso generoso fondatore e per i vari beneficiari che furono addirittura indotti “a misconoscere l’essenza stessa dell’intenzione del testatore, ma cosa più grave, a disinteressarsene completamente o quasi”.

Inoltre, tra gli anni 1960-70, una poco attenta e responsabile gestione della Fondazione procurò alla stessa danni economici e morali di un certo rilievo, in quanto la quasi totalità del patrimonio in parte fu venduta all’asta, finendo in mano a persone “senza scrupoli” e in parte diventò “beni privati”. Da allora, purtroppo, come l’autrice sostiene, “la situazione a favore dei bisognosi di San Nicandro non è migliorata se non parzialmente e oggi, più che mai, occorre pensare alla tutela di quel poco che di quell’immenso patrimonio è pur rimasto, al fine di tutelare i diritti dei più deboli, vittime inconsapevoli della protervia dei potenti e delle nuove subdole, diffuse, incombenti povertà moderne”.

Il tempo ha dato ragione a Vincenzo Zaccagnino, uomo onesto e generoso, meritevole di considerazione nella nostra storia locale e di essere conosciuto ed apprezzato per la semplicità, la dignità e l’altruismo, valori indispensabili e indelebili della sua esistenza.

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