Recensione del libro "Il Parco degli Angeli" di Angela Nardella

Il volume di narrativa, confezionato in brochure, è edito dalla Casa Editrice Kimerik, consta di 270 pagine e costa euro 16.80.

Intanto diciamocelo come monito: leggere un libro apre alla mente orizzonti impensabili. Scrivere un libro è certamente di più. Quel che produce nell’autore lo scrivere un libro è più complesso e profondo.

La Nardella - io l’ho conosciuta inizialmente quando rivestì per un periodo la carica di assessore nella giunta del sindaco Squeo - ha iniziato a scrivere da giovanissima e, come quasi tutti i Sannicandresi nati dagli anni Settanta a questa parte, è nata fuori paese. Sono veramente compiaciuto che una donna, in particolare una professionista della parola (esercita la professione di psicologa e di psicoterapeuta), abbia voluto raccontare per gli ambienti e gli scenari di un Parco la presenza attiva di angeli del male e di Angeli del bene capaci di condizionare la vita di moltissime persone secondo i disegni di un destino beffardo e crudele che si appressava a tessere la trama di sceneggiatura della sua vita. Perché Angelica, la protagonista, ha talento per il cinema. Poi incontra Gabriele. Indi si susseguono storie di tradimenti e di difese, di sprofondamenti e di risalite, di realismi palpitanti e di esoterismi da “Terra di Mezzo” in cui fa un incontro d’amore decisivo. E si instaura una lotta continua tra il bene e il male. Il romanzo della Nardella è in parte dissimulato come autobiografico e la protagonista vi si racconta attraverso i luoghi di una San Nicandro mai nominata, percorsa alla controra da li scòrcjacìt’l, (gli scortica-bambini), in un Gargano ancestrale, pure esso mai nominato, in cui il culto micaelico irrompe liberando la sua terra d’origine dalle forze del Male. Oltre il cinema Angela Nardella ha soprattutto la passione di scrivere. Afferma che la felicità o un sufficiente appagamento della vita vanno ricercati entro sé stessi. Racconta di credenze medievali come l’asscjatùra e descrive circa l’opportunità politica di donare al popolo l’oscurantismo piuttosto che l’illuminazione: giochi e prove d’azzardo che ti fanno volare sulle ali dell’effimero, o studio e prove di riflessione e di impegno artistico che costano alquanto?

Probabilmente per competenze professionali, a mano a mano che si presentano, discetta su argomenti di natura psicologica, di disturbi omicidi da stress, sulle fantasie dell’infanzia e sulla natura e la potenza degli angeli entro l’etereo Parco e sui benefici ricreanti delle musiche bachiane. Non mancano riferimenti alla reincarnazione e ai suoi passaggi transitori sulle vie per raggiungere la verità. In un passo centrale riporta la concezione della felicità leopardiana secondo cui i fanciulli e gli ignoranti possono essere felici. Lo sosteneva praticamente anche don Vincenzino Palmieri, in riferimento alla non conoscenza degli impegni che comporta l’adesione adulta al cristianesimo. Ma è un percorso spirituale quello in cui si districa alla fine Angelica.

Senza volere necessariamente indurre a paragoni questo libro mi ha ricordato un bel libro letto di recente, «Ogni angelo è tremento», di Susanna Tamaro.

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