Ricordi di una serata estiva

S’approssima l’inverno e mi piace ora ricordare l’unica fra le belle serate estive, trascorsa per qualche oretta in Terravecchia.

Dopo aver speso un paio d’ore pomeridiane di volontariato culturale (non abbiamo più l’età per andare a spegnere incendi, andar a ripulire spiagge, profondere energie motrici per quanto purtroppo e comunque si necessita), un po’ sollecitato, mi sono inerpicato per Via Giordano Bruno e, superata l’erta scalinata con l’aiuto del corrimano, son giunto piacevolmente sótt’all’Arch d Nda La Tèrra. Un mio conoscente mi aveva informato che l’onorevole Maria Luisa Faro teneva una conferenza-dibattito sull’argomento che tutti, prima di queste righe, avrete letto. Ad abundantiam, di parlamentari v’era anche il senatore, ingegner Marco Pellegrini, della stessa parte politica. E, dopo aver fatto occasionale e distanziata conoscenza della gentile signora Cataluddi, neo-vice-sindaco, e mentre prendevo posto - mascherina in viso ed opportunamente distanziato in mezzo ad una “sediata” d’una trentina di astanti - una altrettanto gentile signora decantava dalla postazione oratoriale, l’incanto che le aveva suscitato il nostro borgo più antico… no; è meglio definirlo com’è da gran temp… vecchio, anzi, in parte decrepito.

«Altri paesi se lo sognano un posto come questo!...» inneggiava, mentre, al di là d’una ventina di case utilizzate e messe in buon ordine anche da intelligenti Neo-Tarrazzân, il resto è incuria, abbandono e fatiscenze, private e pubbliche, in balia di ragazzotti a dir poco privi di sufficiente educazione, anzi piuttosto selvatici, che magari assieme ad adulti, vengono sovente ad asportare canali di gronda (per la verità, non solo in Terravecchia), a schiamazzare sguaiatamente per ore ed ore, anche notturne, o a danneggiare qualche porta e rubacchiare perfino nei presidi culturali del posto, per aggiunta da anni chiusi al pubblico.

Ascoltando però la massa di risposte puntuali alle domande che imprenditori o tecnici dell’edilizia rivolgevano al senatore-ingegnere, mi pareva miracoloso che un argomento così complesso e innovativo come l’accesso al Superbonus governativo, per eco-ristrutturazione delle abitazioni di privati cittadini, scorresse liscio come l’olio.

Ma quando un ex dirigente comunale - «“in riposo”» come si è autodefinito, ridestandosi ancora una volta dalla quiescenza di ruolo (questa volta, di vecchiaia), ributtandosi in politica di parte, ha preso il microfono come uno scettro d’imperio, ho capito dove andavano a parare anche le belle prospettive che annunciavano i due solerti parlamentari. Andavano a sbattere verso l’unica entità contro cui ogni buona intenzione dei politici, anche volenterosi e diligenti – Conte docet - è destinata. La burocrazia.

Riassumo quella spudorata verità espressa invece con proprietà di termini dal politico-ex-funzionario comunale: Il comune di San Nicandro non si è mai dotato degli strumenti per utilizzare i fondi messi a disposizione, sia dall’Europa che dai governi e dalla Regione Puglia…

Questo però l’aggiungo io: …tranne che per l’accesso a fondi che poi, in pratica, producono operacce malfatte e peggio tenute, come quelle del vicino terrazzamento (sul retro di Palazzo Fioritto) sporto paurosamente sul Vallone, con raccordo viario, mediante oramai strett’l a tornanti, sul pianerottolo de La Costa e rifagocitate dalla natura che colà pare sia l’unica a imporre il già codificato “rispetto idrogeologico”. 

Peppino Basile

 

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