Pensieri storici sparsi per San Nicandro Garganico
“La donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole col suo fascio dell’erba; e reca in mano un mazzolin di rose e di viole onde siccome suole ornare ella s’appresta dimani al dì di festa il petto e il crine”. Riguardo all’unione di rose e di viole, desta meraviglia il fatto che Giovanni Pascoli, nonostante la sua cultura e la sua intelligenza, non abbia tenuto conto della licenza poetica e ha trovato da ridire nel momento in cui ha rilevato che le rose
e le viole non fioriscono nello stesso periodo. Dando prova di sterile pedanteria. Certo, Giacomo Leopardi non avrebbe ottenuto lo stesso effetto se avesse posto in mano alla donzelletta un mazzolin di vrocck’la e fogghia mmisck. Tuttavia, pensando a quella fanciulla innocente, ci si chiede che cosa avrebbe scelto se, invece delle strade di Recanati, avesse percorso la strada che dalla Chiesa di Santa Maria del Monte Devio scende fino a Torre Mileto. E magari, successivamente, recandosi al paese di San Nicandro Garganico, per raggiungere il centro storico, sostando davanti alla Chiesa Madre ed alla loggetta del Castello Federiciano. Certamente avrebbe avuto solo l’imbarazzo della scelta se optare fra c’curiun, sc’karola, tann d c’coccia, vurraijn o f’nucchidd che vegetano nel territorio locale. È pur vero che quando una stagione è molto instabile e piovosa, l’erba può spuntare un po’ dappertutto per preservare scarpe e pantaloni dei passanti.
Ora però il problema sarà risolto a breve allorquando si spargerà il diserbante salvifico che impedirà alla vegetazione indesiderata di riprendere vigore, almeno nei tombini e nelle caditoie stradali. Inoltre, l’antico, storico detto “A la sciota d’ la nev, c’ ved’n i strunz”, ultimamente ha ripreso inaspettato vigore da quando non fa più riferimento agli strunz classici, di tipo tradizionale, riferiti agli escrementi delle persone versate sulla strada quando ancora non c’erano le fogne. Ma afferisce soprattutto agli escrementi dei cani i quali, non venendo in nessun modo raccolti dai loro legittimi proprietari, navigano tranquillamente all’aperto sui marciapiedi senza attendere che arrivi e si sciolga la neve. Tanto che più di qualcuno ha espresso seri dubbi sulla natura e l’individuazione dei veri strunz….
Comunque, noialtri aspettiamo fiduciosi, orgogliosi di venire e di abitare a San Nicandro Garganico dove, nonostante le limitate risorse e tutte le criticità di questo mondo, con un pizzico di ironia tentiamo comunque di
conferire un certo decoro. D’altronde, come ci suggeriva lo scrittore compaesano, prof. Giuseppe Cristino, la storia siamo noi, perciò è doveroso anche da parte nostra darci da fare per non far morire il nostro passato, trasportandolo verso il futuro.
”E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s'annega il pensier mio; e il naufragar m'è dolce in questo mare”. Qui non c’è Pascoli che tenga. Quando oltrepassiamo quelle poche curve all’uscita del paese ed osserviamo il panorama che dalla Preta Scritta volge verso il lago, il mare e le isole Tremiti, il senso di inquietudine immediatamente viene sostituito da un senso di appagante dolcezza e di silenzio sovrumano. Perché in tale immensità, vista dal vivo, ci si smarrisce lo stesso. Dunque, senza guardare l’orizzonte oltre la siepe, questa realtà è ugualmente struggente. Pertanto, nulla togliendo alla grandiosità di Leopardi, gli spazi fantastici ed immaginari dell’orizzonte recanatese non possono reggere minimamente il confronto con i luoghi dell’infinito paesaggio sannicandrese nei quali è parimenti sublime immergersi concretamente.
In definitiva, dopo aver trascorso un sabato sera a San Nicandro Garganico, constatate personalmente le virtù dell’adorabile maschio sannicandrese, credo che anche la donzelletta sarebbe felice e contenta di
ritornare la domenica verso il lido di Torre Mileto, sperando di vedere ricostruito quanto prima anche il Trabucco. Tornerà nuovamente, sotto mentite spoglie, la donzelletta a San Nicandro Garganico?
Francesco Sticozzi