Schiapparo: esiste una soluzione al problema?

Da oltre qurant’anni si discute di come risolvere il problema delle case di Torre Mileto/Istmo-Schiapparo. Sono stati costituiti nel tempo consorzi ed associazioni ma, ad oggi non si è ancora individuata una via d’uscita che contemperi l’esigenze dei possessori delle case con le esigenze della proprietà del suolo su cui insistono le case stesse: il demanio marittimo!

Il problema sicuramente non di facile risoluzione, sia se si intraprende la strada delle demolizioni, che se si intraprende la strada del mantenimento. La strada delle demolizioni è costellata da numerosi problemi, primo fra i quali, di non facile risoluzione quello relativo allo smaltimento dei materiali di risulta delle demolizioni stesse. Ma qualunque sarà la strada che si vorrà percorrere, è necessario  affrontare il problema con cognizione di causa, partendo da alcune definizioni che torneranno utili nella scelta delle azioni da intraprendere: il lido, cioè quella zona  alla quale può giungere per forza della natura l’onda marina nelle mareggiate ordinarie invernali; la spiaggia, cioè quel tratto di terra contiguo al lido e, che può essere sabbioso, argilloso, roccioso ecc; erosione, cioè quel fenomeno naturale che comporta a causa del mare una continua riduzione della profondità della spiaggia e del lido; ripascimento, cioè quel fenomeno naturale che viceversa accresce la profondità del lido e della spiaggia; linea di demarcazione tra il demanio marittimo e le altre forme di proprietà sia pubbliche che private.

La zona di Torre Mileto/Istmo-Schiapparo è normalmente interessata, almeno per la maggior parte della sua estenzione, dal fenomeno del ripascimento. “Rebus sic stantibus”, allora il problema della permanenza delle case può essere affrontato ed, a mio avviso anche risolto, ma è necessario che i possessori si attivino! Fondamentale fin da subito è, impedire la costruzione di nuove case poi, sarebbe necessario effettuare una ricognizione seria ed obbiettiva di quelle esistenti,  identificandole in relazione alla loro posizione e, distinguendo quelle che insistono direttamente sul confine tra spiaggia e l’area demaniale occupata da quelle invece che, tra la posizione della casa ed il confine del demanio con l’area occupata sia presente un’ulteriore area di rispetto (es. verande, giardini ecc).

Una volta fotografata la situazione si dovrebbe fare un piano di riqualificazione della zona, che comprenda  la individuazione delle case che si possono salvare da quelle che non sono in alcun modo recuperabili (che sono una piccola percentuale) e, per quelle recuperabili si potrebbe procedere od, ad una sdemanializzazione dell’area su cui insistono attraverso il procedimento di esclusione dell’area dall’ambito del demanio marittimo con la conseguente possibilità per il possessore della casa – ora abusiva – di acquistare il suolo sui cui insiste la stessa od, a mezzo della più praticabile azione del rilascio di concessioni demaniali marittime di medio lungo periodo così come, previsto dalla legge.

Infatti, la legge  4 dicembre 1993, n. 494 (G.U. del 4.12.1994, n. 285) – tutt’ora in vigore - all’art. 1 comma 1°, prevede che la “concessione dei beni demaniali marittimi, può essere rilasciata  oltre che per i servizi pubblici e per i servizi e attività portuali e produttive, per l’esercizio delle seguenti attività: omissis ….“servizi di altra natura e conduzione di strutture ad uso abitativo…. omissis. Il rilascio delle concessioni demaniali marittime, oltre a costituire un’ulteriore una fonte di reddito non indifferente per l’erario (molti già pagano la TARSU e l’IMU; molti ancora hanno pagato fior di milioni con le domande di condono edilizio regolarmente incassate dal comune di Lesina pur nella consapevolezza che tali case non potevano in alcun modo essere condonate, in assenza di una dichiarazione disponibilità alla sanatoria da parte dell’ente proprietario del suolo), potrebbe consentire ai possessori concessionari intanto di uscire allo scoperto, considerato che la maggior parte di essi sono sconosciuti allo Stato, richiedere l’allacciamento dei servizi essenziali (luce, acqua, gas ecc) e, porre rimedio allo stato di degrado che attualmente comunque interessa la zona.

Senza contare che la eventuale regolarizzazione delle case, metterebbe in moto anche il settore edilizio, considerato che i possessori una volta ottenuti i titoli concessori, sicuramente provvederebbero ad effettuare i normali lavori di manutenzione (ordinari e straordinari) con conseguente creazione anche di nuovi posti di lavoro! La zona attualmente, poco appetibile, oltre a mancare dei servizi essenziali non dispone di una rete stradale idonea, è infettata da zanzare e cattivi odori provenienti sia dal mare che dal vicino lago.

Continuare a fare finta di niente, non giova a nessuno, non giova ai possessori delle case, la maggior parte dei quali  durante il periodo estivo le utilizzano  da accampati, non giova allo stato in quanto alla fine della fiera, l’unico risultato che raggiunge è quello di rinunciare ad un consistente incasso di denaro nelle casse erariali e, con l’aria che tira non mi pare una buona cosa. Che la strada delle concessioni, a questo punto in sanatoria, sia praticabile trova conferma anche nell’art.3 della legge  4 dicembre 1993, n. 494, ove al punto f) prevede una riduzione del canone fino ad un quarto per le concessioni demaniali marittime ad uso abitativo. Serve solo la volontà di risolvere il problema, si può discutere di quante e quali case salvare, ma bisogna farlo, gli strumenti per farlo ci sono. Continuare a nascondere la testa sotto la sabbia non giova a nessuno!

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