Sulla chiusura del Convento dei Frati Minori Riformati

I lettori sapranno ormai che la chiusura del Convento dei Frati Minori Riformati, annesso alla chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie in San Nicandro Garganico, era nell’aria già dalla partenza dell’ultimo parroco, Padre Antonio D’Orsi, il quale in un paio d’anni l’aveva rivitalizzata abbondantemente. La massima dirigenza dei frati minori a livello provinciale ha sancito il provvedimento di chiusura.

Dico subito che io ho firmato fra i primi la petizione in atto, promossa dal Comitato sorto per chiedere il mantenimento della fraternità francescana in paese, al fine di  continuare le molteplici attività parrocchiali che hanno potuto prendere corpo durante questi ultimi anni e continuare così la permanenza e la collaborazione fattiva dell’Ordine Francescano Secolare.

E mi sarei fermato qui. Tuttavia, vista a questo punto la massiccia adesione del paese a sostegno della petizione, anche mediante testimonianze sulla stampa locale, mi sono determinato ad intervenire per puntualizzare – anche da parte mia – che se si dovesse bloccare l’uso religioso e sociale del Convento si perderebbe non solo una quantità considerevole di denaro pubblico e privato speso per il suo riattamento, finora corrispondente pressoché ai due terzi dello stabile, ma anche la sua funzione sociale oltre che catechetica ché non ve n’è di uguali nelle altre parrocchie del paese, tutte arroccate nella addensata centralità urbana o nella periferia ormai disabitata.                                                                                                                       La parrocchia di Santa Maria delle Grazie ha visto negli ultimi decenni uno sviluppo urbanistico notevole e il daffare missionario ha bisogno ancora di essere proseguito. Io non so se la Diocesi di San Severo avrà un parroco disponibile per questa parrocchia ormai in via di abbandono, assieme al Convento, da parte dei frati, ma se così fosse o, peggio, ricorrendo ad un parroco a mezza giornata, si commetterebbe una grave disattenzione della Chiesa verso un vasto campo di popolazione che per frequentare una parrocchia dovrebbe farsi ogni volta da un chilometro e mezzo a due e più. Ma qui, si puntualizza, più che le difficoltà poste dalle distanze vale la presenza delle strutture proprie del Convento (chiostro, refettorio, saloni per le riunioni, ambienti progettati per il ritiro nella preghiera) assieme ad una villa aperta e alla piazza antistante la chiesa parrocchiale, talvolta utilizzati per le catechesi, a fare la differenza fra l’abbandono per ragioni di particolari regole statutarie e la necessità dell’annuncio missionario, spesso da realizzare fin dalla fase di approccio, mediante una vita esemplare che finora i frati hanno assicurato, coinvolgendo tanti parrocchiani di buona volontà.

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