Al tramonto, spalle alla Chiesa del Monte Devio, guarda verso il mare gustandosi i meravigliosi colori rossobordò del sole che va a dormire. Vivendo, in un divino silenzio, fuori dal tempo e dallo spazio dove si provano, di fronte alla percezione dell’assoluto, emozioni inesprimibili. Il chiarore della luna illumina d’immenso Torre Mileto, l’interminabile Mare Nostrum e le Isole Diomedee le quali sussurrano inquietanti grida, simili a lamenti umani, degli uccelli che vivono su questo incantevole arcipelago. Vorrebbe dialogare con la luna e, come un pastore errante sulle colline del Monte Devio posa lo sguardo sulla rappresentazione plastica di una leggenda: la grande bellezza dell’Istmo sannicandrese il quale, nella parte inziale della strada che da Torre Mileto porta allo Skiapparo, è meta di turisti che vanno alla ricerca di luoghi esotici dell’Africa del Nord, come la casba. Intonando un Canto notturno il pastore ringrazia la luna perché un paradiso più economico ed esotico di questo, in Italia, non è facile scovarlo. In mezzo alle auto parcheggiate ed alle persone sedute ai bordi della strada, nello strombazzare dei clacson delle automobili che non riescono a transitare, vicino ai bidoni dell’immondizia si accumulano montagne di dubbi angosciosi dell’uomo di fronte alla natura. Che maestosità! Nemmeno davanti al Colosseo i turisti esprimono tanta soddisfazione! Tuttavia, la donzelletta pensa di non potersi barcamenare indefinitamente tra i dilemmi sull’esistenza dell’uomo sollevati da certa letteratura classica, tipo Shakespeare, Leopardi o Boudelaire. Che poi è gente afflitta esclusivamente da sentimenti di disperazione, dalla immensità del vuoto che sente nell’anima e dalla impossibilità di essere felici a questo mondo. E vorrebbero affliggere anche me con questi interrogativi senza risposte! Non mi lascio imprigionare in un’atmosfera così opprimente. Mi ribello. Con questa cultura … non si mangia. Ci sono altre forme più alte di cultura. Per es., Andrea Camilleri sosteneva che: “La cultura non è una cosa sacrale, una cosa per pochi: la cultura è di tutti. E poi, cos’è la cultura? La cultura non è solo letteratura, la cultura è il lavoro dell’operaio, è come lavora un impiegato, la cultura è come la pensa il capo del condominio. La cultura siamo noi, perché noi siamo la cultura. L’uomo è la cultura”. Lo stesso nostro compaesano, Giuseppe Scanzano, ne La cultura come pane, su sannicandro.org evidenziava che: “Che cos’è la cultura? Io partirei da convegni, conferenze di qualsiasi tipo, atte alla valorizzazione della nostra cultura sannicandrese. Se una persona non conosce le proprie origini, la propria terra, secondo me, c’è poco da discutere. I piccoli eventi creati dalle associazioni servono a dare lustro e stimolo alla nostra comunità”. Infine, anche lo scrittore sannicandrese, prof. Giuseppe Cristino, aveva rilevato come “Nel valore delle nostre origini, delle nostre radici, troviamo le ragioni fondamentali di un’esistenza che fa aspirare ad essere uomini giusti sia davanti alla Storia, sia davanti ai fatti banali ed eroici dei nostri giorni, in un eterno viaggio verso Itaca”. Se ciò è vero, iniziamo allora ad apprezzare la vita quotidiana e di tutto il territorio del nostro Comune. Cosicché sabato, nelLa sera del dì di festa, la donzelletta decide di scendere nel villaggio per portare un po' di gioia e di allegria. Venendo giù dal Monte Devio, nel percorrere la strada che sbuca alla Tufara passa davanti all’ultimo “treppid” sannicandrese e con tristezza autoriflette: adesso siamo a fine gennaio e come ogni anno il rito della raccolta delle olive si è rinnovato. La campagna dell’olio può dirsi conclusa. Sono stata fortunata a molire tempestivamente le olive qui vicino, dove ancora resta aperto quest’ultimo frantoio. Ma fino a quando? Vero è che la qualità dell’olio varia in base a molteplici fattori; ma è anche vero che nel momento della maturazione le olive raccolte devono essere portate al frantoio nel giro di poche ore. Al massimo entro 24 - 48 ore. Ciò per preservare le sostanze fenoliche e gli aromi dell’olio. Chi ha una certa età ricorda che anni fa la raccolta (che veniva fatta a mano) era più lenta e si protraeva in genere fino a dicembre/gennaio, quando i “treppid” restavano aperti a tutto gennaio e anche oltre. Ciò in quanto le olive si accumulavano nelle case e quasi sempre venivano trasportate al frantoio quando il processo di fermentazione era già in atto. A volte ammuffite e sfatte. Ma questo rendeva l’olio vergine e non extravergine a causa dell’elevata acidità. Successivamente, per fortuna, si è capito che per ottenere un olio di qualità le olive una volta raccolte andavano molite prima possibile. E quando a San Nicandro esistevano quattro o cinque frantoi, per macinare con prontezza i contadini, sulla base di una previsione approssimativa della quantità di raccolto finale (per es. 6–8-10 quintali), si mettevano d’accordo con il gestore del frantoio per macinarne magari due quintali alla volta. Ciò significa che la fase del trasporto oggi preoccupa non poco poiché stiamo assistendo al fenomeno della lenta estinzione di tutti i frantoi. Ne rimane attivo solo uno, ubicato nella zona sotto il Monte Devio (del defunto Remo, u’ Salern’tan) dove agli attuali gestori, senza sé e senza ma, andrebbe tributato quanto meno un elevato, sommo riconoscimento. La gestione del frantoio, infatti, costituisce un’attività lavorativa estremamente impegnativa, dispendiosa e, non adeguatamente remunerativa sotto l’aspetto economico. Soprattutto quando non venissero modernizzati gli impianti. Tale attività presenta un valore sociale di altissimo pregio in quanto, la via percorsa dai nostri antenati per sfruttare al meglio le risorse territoriali è costata applicazione e ingegno, sacrifici e privazioni, secoli di fatiche e di umiliazioni. D’altra parte, la coltura degli ulivi resiste ancora ma, purtroppo, diminuiscono gradualmente i contadini (anziani) attivi i quali cercano di continuare a produrre anche se, a conti fatti, le spese spesso superano il valore del prodotto ottenuto. Nondimeno, non possiamo distruggere il bello e il buono della terra che i nostri antenati hanno affidato a noi per trasmetterlo alle generazioni future. Una cultura che si è sempre tramandata di generazione in generazione nella lunga storia del nostro paese. Secondo il Direttore di sannicanddro.org, DMM, “La nuova classe dirigente, sta mostrando capacità ed ha avviato un dialogo costruttivo con la comunità imprenditorile locale, ascoltandone i bisogni e promuovendo interventi concreti. Un ruolo cruciale spetta anche alla classe imprenditoriale, che deve riscoprire lo spirito di iniziativa che un tempo caratterizzava San Nicandro”. E’ il momento di dimostrarlo. Perché i sannicandresi non possono assistere passivamente all’eventuale estinzione di tutti i frantoi. Al contrario dovrebbero aprirne di nuovi, almeno qualcun altro. In definitiva, per ottenere un olio eccellente la rapida molitura delle olive rappresenta un momento decisivo nella produzione dell’olio. Di conseguenza diventa assolutamente necessario salvare l’ultimo frantoio. Con questa convinzione si cerca di affermare e diffondere l’immenso ed infinito valore dell’esistenza dei “treppid” in San Nicandro Garganico. Consapevolezza, credo, che venga condivisa da tutta la redazione di sannicandro.org. Si riuscirà a realizzare questa opera di sensibilizzazione?