Uomini e donne a San Nicandro

Parità di genere: uomini e donne a San Nicandro 

 

Il diritto di votare per le donne è una conquista recente della nostra storia. Dopo la seconda guerra mondiale l’Italia gettò le basi della sua futura vita democratica, instaurando il suffragio universale già adottato in altri paesi. Esattamente 80 anni fa con decreto legislativo n° 23 del 1° febbraio 1945, il Consiglio dei Ministri riconobbe il voto alle donne. Il provvedimento nasceva su proposta dei leader dei due maggiori partiti: il comunista Palmiro Togliatti, allora vicepresidente del Consiglio dei Ministri, e il democristiano Alcide De Gasperi, ministro degli esteri. La prima volta alle urne ebbe luogo a marzo 1946 quando le donne parteciparono alle prime elezioni amministrative. Si avvicinava la data del 2 giugno, del Referendum per scegliere tra Monarchia o Repubblica. E, nel contempo, del voto per eleggere l’Assemblea Costituente, che avrebbe poi redatto la Costituzione Italiana. All’Assemblea furono elette 21 deputate, di cui cinque (Federici, Gotelli, Iotti, Noce, Merlin) parteciperanno alla Commissione per la Costituzione incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione repubblicana. Queste madri costituenti diedero un apporto importantissimo in termini di principi, idee, uguaglianza, parità, modernità e diritti. In sostanza, un ulteriore passo verso l’uguaglianza tra uomini e donne si ebbe con la Costituzione del 1947. In tale clima di soddisfazione la mimosa venne associata per la prima volta ai festeggiamenti della Giornata internazionale della donna per merito di Teresa Mattei, Teresa Noce e Rita Montagnana. Successivamente le donne hanno ottenuto conquiste sul tema dei diritti e delle diversità, come il divorzio, l’aborto, ecc., ma tali diritti non sono stati collegati con obiettivi di carattere economico, sociale e demografico. Ed oggi, nonostante i progressi, persistono diseguaglianze. I divari riguardano la partecipazione delle donne al lavoro, la carriera e le retribuzioni. A generare le discriminazioni è una iniqua divisione del lavoro di cura dei figli minori e dei genitori anziani. Il 70% del lavoro domestico gratuito è a carico delle donne che vengono costantemente penalizzate dalle imprese, le quali partono dal presupposto che saranno meno disponibili proprio a causa degli oneri domestici ricadenti su di loro. Attorno alla maternità ruotano gran parte delle discriminazioni nel mondo del lavoro. Per una donna, dire sì a un figlio significa dire no alla carriera per ripiegare, le più fortunate, in un impiego part time. Perciò, la conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia (c.d. tempo pieno) è determinante per non costringere le donne a dover scegliere tra rinunciare al lavoro o rinunciare alla maternità. Insomma, dall’attuale dibattito emerge che dovremmo incrementare i tassi di occupazione femminile. Valorizzando una rinnovata concezione della genitorialità nella quale sulle donne non pesino tutti i carichi familiari. Anche in considerazione del costante invecchiamento della popolazione. Non stupisce quindi che, in un società che non ha valorizzato la maternità, di figli non ne nascono più. I numeri dell’inverno demografico sono noti e fotografano un Paese che gradatamente sta morendo. Perciò, quello che prima era un problema soltanto delle donne oggi è diventato un problema della società nel suo insieme. Riguarda anche gli uomini. Perché si sta ormai radicando l’idea che l’occupazione femminile faccia bene all’economia. Senza il lavoro delle donne non solo non c’è ripresa della natalità. Ma si protrae bassa produttività, scarsa crescita, riduzione dei servizi. Difatti minori entrate contributive e fiscali generano una società più povera, non in grado di garantire una vecchiaia dignitosa ed uno standard minimo di welfare. 

Uomini e donne a San Nicandro Garganico. Dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna. Chi non ha mai sentito questa frase? Ma ci si domanda: “E dietro una grande donna chi c’é?” Nessuno! E sì perché, nonostante tutto, le donne nella vita devono vedersela da sole. Saranno pure delle grandi donne, ma che fatica devono fare per trovare posto in un mondo prettamente maschilista. Certo, negli anni molte cose sono cambiate però c’è sempre quel pizzico di prevenzione nel vedere le donne in alcuni ruoli. Si parte già dalle piccole cose per notare la diffidenza. Avete mai visto un uomo in macchina con una donna alla guida? Prima di salire, il sannicandrese in questione ricorre a tutti gli scongiuri possibili, si affida a tutti i Santi del Paradiso e, una volta entrato in macchina, inizia: Vai piano! Metti la freccia! Frena! Inoltre, spesso sentiamo dire Donne e buoi dei paesi tuoi. Certo, accostare le donne ai buoi per salvaguardare la conservazione della specie e rimanere legati alle proprie origini, diciamo che non è proprio il massimo. Con tanto di rispetto per i buoi e la pastorizia! “Tta’ttir e tta’ttir”: questa canzoncina, di tradizione tipicamente sannicandrese -che da ragazzi si cantava sempre, in ogni occasione- fa il verso ad un altro proverbio: Donna baffuta, mi è sempre piaciuta. Beh, questa è superata. Non si è mai visto una gara di baffi tra un uomo e una donna. Tant’è che ora l’uomo si depila in ogni dove, e la donna sta ritornando allo stile “nature”. Al contrario, nonostante nel tempo gli strumenti da estetista siano evoluti, Tta’ttir e tta’ttir, la leggendaria Maria N’cola ed il suo mitico fav’cion … non passeranno mai di moda. Oramai fanno parte della Storia paesana e, dunque, abitano nell’Eternità. Quindi ‘sti baffi alla fine a chi piacciono? Comunque sia, al di là dei vari proverbi sulle donne, in alcuni ruoli si fatica ancora ad accettare la figura femminile. Ad es., una donna che capisca di motori è ancora lontana come idea. Quanti uomini a San Nicandro andrebbero da un meccanico donna? Pochi! Le donne però si affidano a tante figure maschili in campi prettamente femminili! Aspetta, aspetta un po’… è meglio che nemmeno le donne facciano la differenza tra i ruoli. E allora come si fa? Semplicemente aprendo la mente a qualsiasi evoluzione sociale. Femmine, Maschi … ma perché bisogna incasellare tutto nella vita? Si può essere capaci in qualsiasi campo senza dover subire l’occhio critico di chi ci circonda. Infine, perché La mamma è sempre la mamma? I papà non possono svolgere le stesse mansioni ed essere amorevoli con i propri figli? Uomo e donna possono essere tutto, nella libertà più assoluta, senza essere giudicati da convinzioni che risalgono ai tempi della clava. E gli uomini che vogliono essere gentili, affettuosi,  soprattutto rispettosi verso le proprie donne, non appelliamoli con aggettivi offensivi, tipo mezzi uomini, deboli, sottomessi. La gentilezza e il rispetto non hanno mai ucciso nessuno, mentre la violenza e la cattiveria sì. Lo constatiamo quotidianamente soprattutto nei femminicidi. In conclusione, liberiamoci dai vecchi luoghi comuni. Chissà. Forse in futuro potremmo vivere in un mondo migliore. Solo che “Il futuro inizia oggi, non domani”, diceva Giovanni Paolo II.

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