Grazie Vale! Oggi, anche per noi, finisce un'era.

Il campione che smette è la metafora della nostra generazione che diventa adulta.      

Da 26 anni a questa parte nelle domeniche italiane, almeno in quelle del periodo primaverile ed estivo, c’è sempre stata una costante: Valentino Rossi.

Per la mia generazione, quella del “Rossifumi”, ovvero il primo Valentino, aspettare la domenica significava attendere uno dei siparietti di quel buffo (quasi) coetaneo che stra-vinceva sulla sua Aprilia 125 due tempi e, successivamente sulla 250 di Noale.

Vale è stata una costante, una parentesi di spensieratezza, che ha appassionato più di una generazione di adolescenti.

Tutti, ma proprio tutti, avevano lo scooter elaborato e su ogni motorino che viaggiava in paese c’era incollato l’adesivo giallo-fluo con il 46.

I “tifosi-tifosi” di Valentino sceglievano l’SR Aprilia con la livrea dedicata al campioncino che stava cambiando le regole del motomondiale. C’era chi aveva quello “grigio e azzurro”, chi aveva quello “blu e rosso” e non mancava quello “hawaiano”. Inoltre giravano un sacco di moto Aprila 125 e 250 "due tempi" con i colori del 46.

Io, da sempre, appassionato di motori e di motociclismo guardavo incantato le gesta del ragazzo di Tavullia che con la sua spontaneità e il suo savoir-faire riusciva a mettere d’accordo grandi e piccini.

Ovvio c’era chi tifava per Biaggi, il campione maturo che faceva della pulizia dello stile di guida la sua arma vincente, ma Vale era Vale e comunque risultava simpatico a tutti. In fondo, all’inizio, Vale e Max neanche correvano nella stessa categoria.

Negli anni del Liceo e dell’Università, la domenica ad ora di pranzo c’era il rito della MotoGP, guai a chi ce lo toccava. Su Italia 1 Guido Meda faceva impazzire mezza nazione con la sua voce rauca e le telecronache appassionate. Valentino era sempre nelle prime posizioni, indipendentemente dal mezzo che usava, indipendentemente dagli avversari. Con la Honda era un extraterrestre, capace di vincere tutte le gare. Con la scelta di passare in Yamaha il suo mito è accresciuto e la sua dimensione di campione ha toccato soglie di epicità. Peccato per la sfortunata parentesi in Ducati, se avesse vinto anche con la moto di Borgo Panigale oggi parleremmo di qualcosa di metafisico.

Biaggi, Gibernau, Barros, Capirossi, Edwards, Hayden prima; Pedrosa, Melandri, Stoner, Lorenzo, Marquez e Dovizioso poi, sono stati gli avversari con i quali Valentino se l’è dovuta vedere in ben 26 anni di gare a 300 km/h.

Per più di vent’anni il Dottore è stato il protagonista assoluto delle due ruote mondiali. Non tanto per i 9 titoli mondiali che lo pongono al secondo posto della graduatoria dei piloti più vincenti di sempre dopo l’inarrivabile Giacomo Agostini, ma per il fatto che Valentino ha rivoluzionato il Motor Sport portandolo ad un livello di “Spettacolo” mai visto prima nelle piste.

Eroici i suoi sorpassi all’ultima curva, oppure in settori di pista dove era materialmente impossibile superare l’avversario (tutti ricordano il sorpasso su Stoner al “Cavatappi” di Lacuna Seca nel 2008).

Celeberrime restano le sue “Scenette” dopo le innumerevoli vittorie. Epici sono i suoi caschi celebrativi realizzati per eventi speciali da Drudi e da artisti di fama mondiale come Milo Manara. Per la nostra generazione possedere il casco di Valentino Rossi era un must. Io custodisco gelosamente il mio casco “replica Mugello 2002” con i colori della bandiera italiana.
Valentino Rossi è riuscito a conquistare il cuore di tutti i tifosi del mondo. Il “Popolo Giallo” è sempre presente in tutti gli autodromi e i gadget più venduti sono quelli raffiguranti il “46” o il “Sole-Luna”.

L’erede naturale di Valentino, almeno a livello mediatico, sarebbe stato sicuramente il suo grande amico Marco Simoncelli. Peccato che il destino abbia scelto diversamente.

Oggi Vale a 42 anni taglia per l’ultima volta il traguardo in MotoGP, con il suo ritiro si conclude anche la nostra gioventù.

Dalla prossima settimana, la domenica sarà sicuramente più buia e noi non l’aspetteremo con la trepidazione degli adolescenti che tifano il loro idolo.

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