Michele Grana e la Compagnia del Cantastorie

E’ un docente di Educazione Fisica alle Scuole Superiori, ma si occupa anche di alcune grandi e lodevoli iniziative di grande spessore culturale locale come il “Museo della Civiltà Contadina”, ospitato a Palazzo Fioritto e la Rivista periodica di studi storici ed  archeologici del Gargano. Di lui si sono occupati favorevolmente autorevoli scrittori e giornalisti locali come Enzo Lordi, Raffaele Colucci, Matteo Gioiosa, il sottoscritto, Nunzia Marsilio. Quest’ultima, in particolare, lo presenta così:

«Dagli inizi degli anni ’80 a questa parte, durante la manifestazione del carnevale, puntuale come la ricorrenza stessa, in corso Garibaldi, è solito esibirsi un moderno giullare. E’ Michelino Grana, il quale, con i suoi canti e storiche parodie di canzoni, ama divertire il pubblico sannicandrese con una particolare forma di spettacolo: il dramma satirico-burlesco. Quello, per intenderci, che cerca di evidenziare o di  mettere in ridicolo passioni, modi di vita e atteggiamenti o comuni a tutta l’umanità o caratteristici di una categoria di persone.

In questo caso, i politici di turno, dei quali rappresenta o descrive - in modo caricaturale o con commenti arditi e spontanei – difetti, atteggiamenti, pose, comportamenti e manchevolezze di natura essenzialmente politica. Il tutto visto anche alla luce delle acerbe e ricorrenti lotte politiche che caratterizzano anche il nostro piccolo mondo provinciale.

E’ la sua una satira venata di caustico e, insieme, piacevole umorismo che, rappresentando gli aspetti più curiosi, incongruenti e, a volte, divertenti della nostra realtà paesana, suscitano la risata o il sorriso di quanti - e sono davvero tanti - si accalcano davanti al suo improvvisato ed essenziale palcoscenico-arena, su cui scorrono, in rapida sintesi, i fatti e gli avvenimenti della vita politica locale - e anche nazionale - che si sono verificati nel corso dell’intero anno.

Di qui la molteplicità dei temi, degli argomenti e degli aneddoti prescelti, che vanno dalle cose alle persone, dal costume alla politica, dal pubblico al privato, in un crescendo esilarante di scene burlesche e scherzose che, spargendo il ridicolo sui vizi e i difetti degli uomini e, specialmente della classe dirigente politica, intendono provocare bonariamente o pacatamente, ma anche amaramente, la riforma del costume socio-politico almeno della nostra cittadina.

Ma a questo punto viene spontaneo chiedersi: riuscirà il nostro Michelino, con la sua Compagnia del Cantastorie, ad invertire un corso che, dovunque, sembra essere antico quanto il mondo? E’ ciò che gli auguriamo tutti».

Quest’anno, Michele Grana, per motivi di salute – come ha precisato durante un’intervista che mi ha concesso presso l’emittente sannicandrese “Onda Radio”, dopo l’evento -  è venuto meno il suo impegno in questo senso ed ha fatto sentire realmente il peso della sua assenza, proprio in quella piazzetta sul corso dove ci aspettavamo le sue simpatiche trovate, condite al momento da ironia e sagacia, in perfetta interazione coi presenti, sempre attenti ad ogni sua parola o gesto, perché Michele Grana sa esprimersi in tutti i modi possibili, anche con un semplice ammiccamento, una pausa di silenzio, che dice più di tante parole, di cui si intuisce chiaramente il contenuto.

Ci è mancato quello svago scanzonato che tutti gli riconosciamo, ma neanche c’è stata l’occasione per riflettere su fatti o persone di cui ha sempre saputo mettere “a nudo le magagne e la boria o la pochezza intellettuale e politica”, come afferma Raffaele Colucci. Un carnevale senza la comicità graffiante, lo sberleffo, l’inventiva – insomma – di Michele Grana ci lascia con un grande vuoto fuori e dentro di noi, ma ci fa sperare in un suo ritorno, circondato dai suoi collaboratori di sempre e in quel ruolo che gli spetta di diritto, perché ha saputo conquistarselo caparbiamente, umilmente, come le grandi maschere del teatro, che sono alla base delle sue storie, rielaborate per suscitare la risata insieme al bisogno di raccontare verità senza timori o ipocrisie.

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