Déja vu

Permettete?

Dopo molti anni sono ritornato a tentare di capire come un consiglio comunale interpreta oggi il servizio che è chiamato a svolgere verso la cittadinanza da cui trae mandato. Mentre nella sala di seduta consiliare manifesti sono “scothcciati” sui muri come s’usa dove non v’è alcun rispetto per l’intonaco del pubblico edificio, e Forza Italia  mette in mostra i suoi pezzi da novanta per addurre ragioni e motivazioni del suo diniego ad approvare quel bilancio – fuori, ove in Largo Castello sono scompostamente piazzate ben nove automobili, più quella dei vigili - giunge una famiglia che deve raggiungere con l’auto la propria abitazione nella parte bassa del largo.

La cosa appare subito impossibile. Due delle auto maldisposte sono “maldispostissime”: piazzate, non ai margini ma dentro la carreggiata che piega il lastricato, a rittochino verso la parte bassa. Il povero abitante cerca di districarsi ma non può proprio procedere e allora tenta la marcia indietro ove però, per una decina di centimetri, è costretto a “prendere” il retro di un’auto alquanto sporta rispetto alle altre.

Molti gli astanti. Qualcuno va a chiedere dentro se sono presenti chi ha le macchine malamente disposte nel Largo. Due consiglieri comunali, proprietari dei due bei macchinoni, si alzano e l’uno, con sussiego, fa scivolare il proprio st’pôn verso la “Mancata passeggiata sul Vallone” e l’altro, già turbato per i fatti consiliari, indietreggia la sua prestigiosa spider, togliendola dal bel mezzo fra le due file di quelle in sosta, e la porta evidentemente altrove.

Ma bravi! Erano lì per servire la cittadinanza, non certo anche un importuno abitante del posto che, in piena seduta consiliare, si permette di voler portare a casa sua la famiglia con l’auto. Intanto, il proprietario dell’auto “presa” in retromarcia, destatosi, avrà abbozzato qualche protesta, scatenando la risposta della famiglia che nel frattempo era scesa per raggiungere a piedi la propria abitazione. Io però, che ero lì per tentare di capire cosa si profilava per il nostro paese (i compagni direbbero, come fanno nel resto del Paese, “per questo paese”, ma a San Nicandro ormai, pure loro, usano dire “per questa città”) non mi sono curato oltre, tanto più che fuori v’era pure la forza pubblica.

Dentro, dopo la coda dell’intervento di Villani, mi sono dovuto sorbire per intero quello di Ritoli il quale, tra l’altro, ha fatto intendere al sindaco che, se non fosse stato per Costantino Ciavarella, ora ritenuto reo di essere rimasto contrario alla maggiorazione di un’imposta, nn’ jjéva muss sója diventar sindaco. L’unico che ha portato la discussione sugli atti del bilancio è stato il giovane consigliere di F.I. Vincenzo Giagnorio. Quindi ha parlato Vocale per il PD, adducendo il diniego all’approvazione del bilancio di previsione e bacchettando il sindaco anche per l’anomala gestione politica della crisi. Tuttavia, “per senso di responsabilità” il suo partito rimane aperto al dialogo e all’apertura volta per volta sulle cose buone che dovessero essere intraprese dalla nuova maggioranza. In poche parole, siccome il potere nazionale, regionale e provinciale appartiene al PD, qualora la nuova amministrazione avrà bisogno di quei poteri il PD di San Nicandro si farà in quattro per aiutarla.

Voi lettori ci credete? Io, forse, pure. Per me sono state invece illuminanti le dichiarazioni dei capogruppi di quelle che pensavo fossero le opposizioni civiche alla scialba o assente amministrazione di Oppure voi. Invece, a cominciare dal raffinato Mario Giordano per finire all’irruente Valentino Altieri, entrambi tesi “ad evitare un commissariamento”, si sono dichiarati convintamente pronti a fornire l’aiuto necessario per sostenere Gualano fino in fondo.

Comportamenti Déjà vu? E no! Prima si chiamava “sedicesimo” il salvatore o l’affossatore di un’amministrazione. Qui ci sono ben tre formazioni politiche che fanno – come scrive un ex sindaco e padre d’arte - u zómb zumbìtt. E due dei tre voti assicurati dalla zumbàta sono stati determinanti per l’approvazione di quel bilancio con annessi e connessi. In quanto alle dichiarate rinunce a eventuali incarichi, vantati come gratuità all’impegno, non capisco cosa significhino. Gli incarichi servono per amministrare nelle sedi istituzionali altrimenti – almeno una volta era così - si dava il sostegno esterno. O mi sbaglio? Ah, c’è molto riserbo su chi andrà a sostituire Ciavarella e Di Salvia. Non si sfugge: Déjà vu!

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