Mario Marsilio presenta 'I Ndràndela'

Una ricca raccolta degli antichi versi in dialetto

Anni di lavoro e di ricerca che, pur nella immensa mole di testimonianze raccolte, non definiscono in modo esaustivo il ricco e antico patrimonio vernacolare sannicandrese. E' questa la sostanza de I Ndràndǝla, l'ultimo lavoro di Mario Marsilio, sannicandrese "doc", poi stabilitosi in terra lombarda, dove per lunghi anni è stato prima docente di materie umanistiche e infine dirigente scolastico.

La presentazione del volume, quasi un compendio della tradizione locale, sarà a cura dell'UniTre, che ha organizzato l'evento per domani 22 maggio, alle ore 18,00 presso l'auditorium di Palazzo Fioritto, nella Terravecchia di San Nicandro Garganico.

«Il prossimo 22 maggio, in piena campagna elettorale - fa sapere sorridente l'autore - i sannicandresi potranno abbandonare per breve tempo la loro passione politica e respirare un po’ di aria… antica!» I Ndràndǝla, spiega Marsilio, è «una raccolta di canzoni che le nostre nonne, un tempo floride fanciulle, cantavano ai loro innamorati o alle loro rivali. Sedute su di una rudimentale altalena (i ndràndǝla, appunto: na zȯka attaccata a la tavulėdda e appėsa a la kapǝtràva, spiega l'autore in termini dialettali, ovvero "una corda legata ad una tavoletta in legno, appesa all'architrave"), svolazzavano mmókka a la pōrta (trad. "davanti all'uscio di casa"), inviando messaggi (a chi doveva capire…!), con i canti d’amore o di ñùrja (trad. "ingiuria")».

Con il passare delle generazioni, le ragazze da marito tramandavano i contenuti di questi canti a fanciulle adolescenti, che li apprendevano e ne ampliavano la produzione in versi ed in rima, costruendo un piccolo tesoro culturale, oggi sepolto e non più utilizzabile nel registro linguistico e nelle mutate consuetudini della modernità.

I Ndràndǝla, nome collettivo del ricco patrimonio di versi, altrimenti italianizzato con "I canti dell'altalena", traggono probabile origine dai versi amebei del mondo pastorale dell'antica Grecia. Costituiscono una parte preziosissima di quella letteratura orale che a San Nicandro Garganico si è conservata, almeno fino alla metà del secolo scorso, con i suoi caratteri più autentici, portando il centro garganico all'attenzione e alla penna di eminenti studiosi dalla fine dell'Ottocento sino ai giorni nostri.

Matteo Vocale

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