Servizi Sociali, braccio di ferro tra S. Giovanni e S. Marco

La tutela dei più deboli rimandata a dopo le Europee

Almeno su una cosa Angelo Cera e Vincenzo Villani sono d’accordo: la delibera approvata dai Comuni di San Giovanni Rotondo e Rignano Garganico, con la quale si tenta di spostare non solo la Cassa ma anche la sovranità operativa-amministrativa dell’Ufficio di Piano dei servizi sociali a Palazzo San Francesco, è da ritenersi nulla.

Secondo l’ex assessore alle Politiche Sociali della Giunta Lombardi, infatti, quanto ratificato recentemente dai due consigli comunali doveva prima ricevere la benedizione unanime del Coordinamento istituzionale e solo dopo incassare la presa d’atto delle rispettive assise cittadine. Anche perché, quanto approvato dall’asse di ferro Di Maggio-Saponiere, è ben diverso dall’intesa raggiunta in Regione durante la Conferenza dei servizi del 4 aprile, nel corso della quale la dott.ssa Candela ha proposto un “assetto gestionale capace di mettere in sicurezza le risorse economiche dell’Ambito territoriale, attraverso il passaggio della cassa del Comune Capofila a quello di San Giovanni Rotondo”.

Un cambio di passo motivato così dall’assessore alle Politiche Sociali di San Giovanni Rotondo, Michele Di Maggio: «Se da un lato la proposta mira a superare l’impasse in cui attualmente versa l’Ambito a causa delle difficoltà finanziarie del Comune Capofila, dall’altra essa si presenta inattuabile dal punto di vista giuridico, in quanto contrastante con il principio contabile “dell’universalità” del bilancio. Quindi – argomenta Di Maggio - la cassa non può essere immaginata come un  forziere svincolato dal Bilancio del Comune di San Giovanni Rotondo in quanto, tutte le finalità, gli obiettivi di gestione e relativi valori finanziari connessi all’attuazione del Piano di Zona devono necessariamente essere ricompresi nel bilancio del Comune nelle cui casse confluiscono le risorse del Piano».

Divergenze di vedute che fino ad oggi hanno solo allungato l’agonia alle persone più deboli, con l’unico risultato di avere un Ufficio di Piano con le porte sbarrate « e questo è gravissimo» ha detto a gran voce Di Maggio. E difficilmente, almeno per il momento, si uscirà fuori dalle secche in cui i quattro comuni si sono cacciati. La Regione, dal canto suo, ha più volte minacciato il commissariamento, ma da Via Capruzzi – è il ragionamento degli esperti – si preferisce mantenere un profilo basso e defilato in vista delle imminenti elezioni europee. Intavolare un braccio di ferro tra i pesi massimi Elena Gentile e Angelo Cera nel bel mezzo della campagna elettorale ormai agli sgoccioli, potrebbe rivelarsi un boomerang dagli esiti infausti per entrambi.

Ma una cosa è certa: Angelo Cera e la sua Giunta non porteranno mai in Consiglio l’accapo già votato da San Giovanni Rotondo e Rignano: «Hanno tentato la sortita ma hanno fatto i conti senza l’oste» ha affermato il parlamentare. E se tra Saponiere e Di Maggio è asse di ferro, tra Angelo Cera e Pier Paolo Gualano è patto d’acciaio. Tra i due, riferiscono i bene informati, ci sarebbe in atto un do ut des tutto politico in attesa dell’A.R.O. (Ambito di Raccolta Ottimale), con cui i Comuni facenti parte (San Nicandro Garganico comune capofila) gestiranno in un unico consorzio le funzioni relative all’erogazione dei servizi di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti.

Insomma, mentre il popolo fa fatica a sbarcare il lunario, la politica ha ben altri progetti lontani anni luce dal soddisfare i bisogni primari dell’utenza. Del resto anche lo stesso Cera ne ha fatto una questione personale e di campanile. Durante il Coordinamento istituzionale del 7 febbraio scorso, infatti, il primo cittadino di San Marco in Lamis ha tenuto a precisare che «la sua persona- si legge nel verbale stilato dalla dott.ssa Rosa Merla - sta soffrendo un problema di natura umana, oltre che amministrativa, in quanto se la variazione del comune capofila avvenisse proprio nel momento in cui ha riassunto le funzioni, significherebbe assumersi delle colpe rispetto a situazioni create da altri e per le quali si sta cercando di rimediare». Ed è per questo che ogni altra soluzione «diversa dalla conferma del comune capofila è inaccettabile» pena «il ritiro della delegazione Udc dal comune di San Giovanni Rotondo (cosa poi non avvenuta alla luce del voto favorevole espresso in consiglio dai rappresentanti dell’Udc, ndr)». 

Nel verbale, inoltre, si legge di fondi vincolati ma al momento non disponibili per mancanza di liquidità, che andrebbe poi ripianata con il «70 per cento dei fondi Salva-Italia». Una contraddizione non da poco specialmente se arriva da Cera – fanno notare dall’opposizione – che, oltre ad aver smantellato l’Ufficio di Piano, ha fatto della questione “fondi vincolati” il suo cavallo di battaglia.

Intanto Michele Di Maggio rispedisce al mittente le accuse di scippo della cabina di regia dell’Ambito. L’assessore targato NCD tiene a precisare che il tutto sarebbe una soluzione tampone (sei mesi, ndr) in vista del terzo Piano Sociale di Zona. Inoltre, è l’allarme lanciato da Di Maggio, si rischia di perdere i fondi comunitari messi a disposizione dal Ministero dell’Interno (fondi PAC – Piano di Azione e Coesione) il quale ha convocato per giovedì prossimo una riunione con i rappresentanti degli Uffici di Piano: “Chi ci andrà, visto che l’Ufficio di Piano dell’Ambito di San Marco in Lamis è di fatto chiuso e senza un Responsabile a capo?”. Bella domanda.

Nel frattempo Di Maggio, nel tentativo di uscire dal pastrocchio, ha chiesto anche aiuto al senatore Massimo Cassano (NCD), sottosegretario di Stato per le politiche sociali del Governo Renzi, anche lui in corsa per le elezioni europee nella stessa lista di Angelo Cera (Ncd-Udc). Il sottosegretario, oriundo sangiovannese, avrebbe promesso un suo personale interessamento. “Certamente, ma dopo le elezioni”. Ovviamente.

Fonte: Antonio Ciavarella (sanmarcoinlamis.eu)

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