Ha ancora senso parlare di destra e di sinistra?

Ha ancora senso parlare di destra e di sinistra?
Ho ascoltato un'intervista della ministra Dadone di Italia Viva che mi ha provocato un tonfo al cuore. Ha detto che il partito Azione intende superare le divisioni ideologiche tra destra e sinistra che hanno causato il blocco del Paese. Questo è il nuovo populismo qualunquista che, pensando di interpretare un'opinione molto diffusa secondo cui tra destra e sinistra non c'è più differenza, genera, a mio avviso, ancora più smarrimento e astensionismo nell'elettorato. Tra l'altro, la ministra Dadone venne eletta in Parlamento quando Renzi era segretario del PD, come pure Calenda, eletto al Parlamento Europeo sempre col PD. Sostenere, oggi, da parte di questi soggetti che la distinzione tra destra e sinistra non ha più ragione di esistere è solo perché si vuole forzare a trovare una forma di giustificazione al loro personale trasformismo per pure ragioni personali e di potere. Il partito Azione, non a caso, sta svolgendo una campagna elettorale solo contro il PD accogliendo tra le sue fila gente proveniente da ogni schieramento (non solo Gelmini e Carfagna ex di FI) a dimostrazione della sua vocazione trasformista e populista. Le conseguenze di questa politica sono facilmente immaginabili: nei collegi uninominali il centro-destra farà “cappotto” quasi dappertutto indipendentemente dalle capacità, competenze, moralità dei candidati. Possiamo cominciare a dire grazie, già da oggi, a Calenda, Renzi, Dadone, per aver consentito in Italia una quasi certa vittoria del centro-
destra e di immaginare la Meloni quale futuro Presidente del Consiglio. Non ci posso credere!; passare da Draghi, riconosciuto e apprezzato in tutto il Mondo, alla Meloni, amica dei governi europei populisti, sovranisti e di destra, è il peggio di cui l'Italia poteva attendersi. Il 25 settembre l'elettore dovrà seriamente riflettere su chi votare, deve assumersi una grande responsabilità. Dovrà decidere se l'Italia potrà avere ancora un ruolo di rispetto in Europa oppure rischiare di essere marginalizzata e sfiduciata con ogni conseguenza sul piano economico e sociale. Non è immune da questa nefasta prospettiva il M5S. Conte non è riuscito a digerire il fatto di essere stato “scalzato” per ben due volte da Presidente del Consiglio: la prima volta scalzato da Salvini col Papete e una seconda volta da Renzi e Calenda per Draghi. Il dato inconfutabile è che Meloni, Salvini, Berlusconi, unitamente a Conte, hanno provocato la crisi anticipata del Governo Draghi e le elezioni anticipate con tutte le conseguenze che stiamo vivendo. La prospettiva in vista del 25 settembre, a mio giudizio, non è quella che il centro-destra possa perdere le elezioni, ma quella di fare in modo di contenere il più possibile una vittoria che potrebbe risultare schiacciante. Questo sarà possibile ad una sola condizione: nei collegi uninominali dove il candidato vince per un solo voto in più è necessario che si esprima un voto UTILE per i candidati del centro-sinistra. Un voto dato ad Azione o al M5S potrebbe risultare inutile considerando che le loro percentuali elettorali non basterebbero mai a consentire l'elezione di uno dei loro candidati. Allora, per concludere, ha certamente senso parlare ancora di distinzione tra destra e sinistra. Votare per il centro-sinistra vuol dire garanzia che l'Italia possa risultare ancora credibile in Europa; che il PNRR venga attuato e che arrivino i finanziamenti dovuti; che sul piano internazionale l'Italia mantenga la sua posizione di condanna all'invasione della Russia all' Ucraina e all'adesione al Patto Atlantico; che l'Italia non finisca nelle braccia di Putin o Orban. Sarà ancora cosi qualora vincesse il centro-destra con Meloni Presidente del Consiglio e con Salvini e Berlusconi amici di Putin?. Personalmente ne dubito molto. Sul piano interno il centro-destra ha già preannunciato la modifica della Costituzione in senso presidenziale con tutti i rischi in
termini di diritti e libertà; ha preannunciato l'istituzione della flat-tax che significa pagare le tasse allo stesso modo tra chi guadagna mille e chi un milione di euro; l'abolizione del reddito di cittadinanza (non la modifica); la modifica dei piani del PNRR che significa rischi che si perdano miliardi e miliardi di finanziamenti; la modifica alla legge sull'aborto; la contrarietà ai diritti di cittadinanza per gli stranieri ormai italianizzati, ecc. ecc..
Riflettiamo, quindi!. Riconosco la mia visione politica di parte e, nel ringraziare anticipatamente Sannicandro.org per la sua eventuale pubblicazione di questo pensiero, voglio augurarmi che chiunque altro la pensi in modo contrario possa fare la stessa cosa, con garbo e rispetto dell'altrui pensiero. Ritengo giusto che la politica non sia solo quella che si ascolta in televisione ma che coinvolga anche i cittadini “dal basso”. Questa è partecipazione; questa è libertà.

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