Vincenzo Monte risponde con una lettera aperta a Cirelli

"Perchè per mettersi in evidenza si deve infangare gli altri?"

L’anno scorso quando fui invitato a candidarmi a Sindaco della mia città ho per molte volte risposto no per diversi motivi, primo fra tutti il fatto che la politica è considerata cosa sporca.

Io avevo tutto quello che un uomo può chiedere alla vita: affermazione professionale, una bella famiglia, amici; se avessi accettato cosa sarebbe stato di tutto questo?

Dopo quella proposta per molte notti non ho dormito a causa di un pensiero martellante che come un tarlo si era insinuato nella mia mente: «se venissi eletto avrei l’opportunità di fare qualcosa di buono per la mia città?»

Così malgrado i dubbi e la contrarietà della mia famiglia diedi retta al cuore e accettai la sfida. Nel giro di poche settimane la mia esistenza cambiò in maniera radicale.

Da una vita divisa tra ospedale e famiglia, fui catapultato nell’arena della campagna elettorale dove ho visto vilipeso il mio nome e la mia professione, ma ho vinto le elezioni con la convinzione che nonostante la drammatica situazione che ereditavo sarei riuscito nel mio intento, invece sono cominciati i problemi.

Credevo (o meglio mi avevano fatto credere) che avrei potuto esercitare la mia funzione di sindaco con libertà di scelta e di movimento per il solo ed esclusivo bene della comunità sannicandrese, invece è iniziato l’assalto alle poltrone da parte di partiti e liste civiche senza distinzione. Aspiravo a scegliere una squadra di collaboratori competenti e leali che potessero aiutarmi a cercare e a dare risposte concrete alla cittadinanza che mi aveva dato fiducia. Il mio realismo mi ha fatto cercare una mediazione senza venir mai meno ai miei principi e scegliendo una squadra il più equilibrata possibile.

Sai bene che quando ti ho voluto nella mia giunta l’ho fatto con fermezza e convinzione, contro il parere di quasi tutta la maggioranza. Era per me essenziale avere una persona con la tua competenza al mio fianco e per il lavoro che hai svolto sento il dovere di ringraziarti.

Poi dopo le mie dimissioni è arrivata la tua lettera come una pugnalata alla schiena, poiché ti è mancato il coraggio di dirmi le cose che hai scritto nel momento del commiato; questo ti fa scendere non di poco nella mia considerazione.

Hai preferito invece andare su un blog e scrivere quello che mi sembra un proclama elettorale nel quale ti presenti come l’unico nella compagine amministrativa senza macchia e senza paura, pronto a presentarsi come candidato sindaco.

È questa la tua intenzione? Consentimi un’ultima domanda: «se la compagnia non ti piaceva perché non ti sei dimesso prima che l’amministrazione cadesse?»

Dopo aver lavorato fianco a fianco condividendo idee, progetti avviati e da avviare (PIRP, opere di urbanizzazione della D2) e nuovi progetti (risanamento dell’Ente, Tenenza dei Carabinieri, Tenenza della Guardia Finanza, Videosorveglianza, spostamento del Palazzo Comunale a Piazza IV Novembre, ristrutturazione e messa in sicurezza di tutte le nostre scuole, istituzione di una sezione staccata della scuola alberghiera, una Risonanza Magnetica aperta, e tanto altro ancora) e cercando ogni sorta di soluzione lecita ai problemi della nostra città, non avrei mai creduto possibile che tu avresti cercato di screditare e gettare fango.

Mi chiedo perchè la tua lettera arriva solo ora ovvero alla fine della nostra esperienza politica (almeno della mia!). Io non mi sarei mai sognato di fare un gesto del genere.

Ora sì che sei un vero politico! La città saprà molto presto perchè hai gettato tutto questo fango! Ricordati che i sannicandresi non amano essere strumentalizzati!

Caro Costantino, che ci siano dei problemi nel nostro comune è sotto gli occhi di tutti, ma non era affidandoti ulteriori deleghe come tu spesso mi chiedevi, anche per conto di altri, o assegnando assessorati a persone gradite al consigliere di turno che detti problemi si sarebbero risolti. Inciti alla rivoluzione. Non è facendo rivoluzioni e tagliando teste indistintamente che si risolvono i problemi. La vera rivoluzione è lavorare con onestà ed abnegazione con piccoli e continui cambiamenti. La vera rivoluzione è fare il proprio dovere, come ho fatto io, spingendo gli altri a fare altrettanto.

Lettera aperta di Vincenzo Monte

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