L’ultimo lavoro di Vincenzo Bizzarri

"Nemici del popolo" è una storia operaia uscita per Tunuè

Riportiamo un intervista che il fumettista sannicandrese ha rilasciato a Repubblica

 

«Sono arrivato a Bologna per il famoso "pezzo di carta"», scherza Vincenzo Bizzarri, foggiano, del 1987, arrivato in città nel 2012 per l'Accademia di Belle Arti, per dimostrare ai genitori che fare il fumettista si può, e bisogna studiare. Bologna era per lui Pazienza, ma ci scopre amici autori come Mattia Moro, Federico Manzone, Lorenzo Ghetti, il collettivo Mammaiuto, un "maestro" e collega come Giuseppe Palumbo, docenti come Andrea Bruno per il disegno e Emidio Clementi per la scrittura, «che mi è stato di grande aiuto, anche se sono un disegnatore, non uno scrittore, e ho fatto solo brevi racconti». Come "Indignati", sull'in-dignarsi per fare politica, un tema ricorrente nel suo lavoro, che si snoda tra Italia e Francia, con l'editore Glénat. «In Francia sento di avere la dignità di un lavoratore, e in fondo amo da sempre lo stile francese, i suoi fumetti Moebius è tra i miei modelli. In Italia ci sono storie che voglio racconta-re». Ha così disegnato le biografie di Benvenuto Cellini su sceneggiatura di Filippo Rossi (2016) e di Jean Ga-bin (2021) sui testi di Noel Simsolo, con cui ha fatto anche "1789 - La naissance d'un monde" e "1789 - La mort d'un monde" (2019), sulla Rivoluzione francese. Intanto, con Stefano Nardella ha scritto la trilogia "Il paese dei tre santi" (2017), "Il gran ghetto" (2018) e “Gli assediati” (2022), tre storie del Meridione che affrontano questioni sociali e politi-che. «Volevamo raccontare la nostra terra, le nostre origini, e mi rendo conto che ho iniziato a farlo allon-tanandomene. Negli "Assediati" parliamo di un palazzo occupato di Fog-gia. A Stefano interessava il luogo, ricettacolo della periferia e di disagi, a me il posto e i personaggi, reali ma rielaborati nel fantastico». Bizzarri ha un'attenzione particolare per i lineamenti dei personaggi. «Mi è sempre piaciuto osservare i tratti somatici delle persone, facevo caricature agli insegnanti, agli amici. I volti co-municano, rendono riconoscibile il personaggio. Ora con Nardella stiamo lavorando sui briganti del Meri-dione, e per dare un volto al protagonista ci ho messo tempo, è cattivo ma può cambiare». Sono tanti i volti caratterizzati in "Nemici del popo-lo" (Tunuè), una storia operaia, indi-viduale, familiare e collettiva, con le lotte GKN sullo sfondo, scritta da Emiliano Pagani e con la prefazione di Alberto Prunetti. «Difficile spiegare in breve la storia, è complessa, con tanti piccoli protagonisti. Mi ha colpito subito, c'è anche una sorta di "metafumetto", una sottotrama fantasy metaforica, che spiega il senso di quel che racconta il fumetto.

Da anni volevo disegnare un fantasy, e Emiliano mi ha lasciato libertà nel farlo. È importante, perché la mia strada è tra quel che mi propongono e quel che mi interessa e so fa-re, cercando un legame con ciò che racconto. Per intenderci, Jean Ga-bin era l'ultima cosa che volevo fare, poi ho scoperto che mio nonno gli somigliava, e amava i suoi lavori. E ho trovato la strada». - a.seb.

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