Due arresti per tentata estorsione

"O pagate, o vi uccido e brucio tutto"

Dovranno rispondere di tentata estorsione in concorso, i fratelli Gualano, di San Nicandro Garganico, arrestati dai carabinieri della locale stazione in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Foggia, Antonio Buccaro.

Tentata estorsione aggravata e continuata: questa l’accusa per Leonardo, di 53 anni, e Vincenzo, di 50, meglio noti in paese come “Nannino” e “Cenzino”. I due, secondo gli inquirenti avrebbero tentato una estorsione ai danni di un imprenditore napoletano, titolare di un’impresa edile di Afragola incaricata dal Comune dei lavori di riqualificazione di Palazzo Fioritto, sede istituzionale del Consiglio comunale e della biblioteca cittadina.

Tra gli indagati, figurava anche una terza persona, che però è deceduta nel novembre scorso. Le indagini dei carabinieri sono partite dell’agosto del 2013, quando l’imprenditore, stanco e spaventato dalle continue minacce e violenze subite, decideva di rivolgersi ai militari per denunciare il tutto.

In particolare l’imprenditore riferiva che sin dall’inizio dei lavori era stato avvicinato dai fratelli Gualano, i quali sostenevano di vantare - pretestuosamente - sul terreno una servitù di passaggio dovuta alla presenza in loco di alcuni alberi di fichi di loro proprietà; piante che sarebbero state danneggiate dai lavori in corso.

Per questo, la ditta doveva prevedere un “regalo” a titolo di risarcimento danni. Inizialmente – forse per quieto vivere – l’imprenditore aveva risposto che non appena gli sarebbero stati pagati i lavori avrebbe saldato la richiesta avanzata dai due, ovvero 500 euro.

Ma le pretese dei fratelli si facevano sempre più aggressive e insistenti. Così l’imprenditore decise di verificare, preso le sedi opportune, la sussistenza o meno dei diritti vantati, scoprendo che la zona sul quale insisteva il cantiere (l’atrio di Palazzo Fioritto) era di esclusiva proprietà del Comune di San Nicandro.

Non appena la vittima ha spiegato ai due che non potevano vantare alcun diritto sul terreno e che – di conseguenza – la loro richiesta di risarcimento non aveva basi, è iniziata una vera e propria escalation di minacce, sempre più gravi.

Così come l’ammontare del “regalo” inizialmente previsto, che nel giro di poche settimane, è praticamente raddoppiato: “I 500 euro che ci devi diventano 1000… qui oggi finisce male, vi ammazziamo e diamo fuoco a tutto se non pagate…” avrebbe riferito Leonardo Gualano alla vittima, durante uno dei tanti sopralluoghi effettuati sul cantiere, mentre l’altro fratello giunto in sella ad una Harley Davidson, gli sferrava un poderoso ceffone alla vittima alla presenza di numerosi testimoni.

Proprio grazie alle testimonianze raccolte, i militari hanno potuto ricostruire l’intera vicenda e documentare le responsabilità a carico dei due fratelli che ora sono associati al carcere di Foggia, in attesa di processo.

Fonte: FoggiaToday

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