Proseguono i lavori a San Biagio, ripristinato l'antico altare

L'abside modificato, richiama quello antico delle origini

Sono terminati ieri i lavori di rifacimento della parete absidale della chiesa parrocchiale di S. Biagio, a San Nicandro Garganico. Su volontà del parroco don Peppino D'Anello, è stato ricomposto, pur con licenze ulteriori e aggiunte, il trono absidale con richiamo a come la chiesa si presentava nei tempi antichi, fino agli anni '60 del secolo scorso.

La modifica ha riguardato dapprima, in primavera, il ripristino della nicchia centrale in cui era sempre stato il simulacro ottocentesco della Madonna della Cintura. A questa, sono state aggiunte altre due nicchie, al fine di comporre il trittico iconografico delle immagini tradizionali del culto della Consolazione, con due nuove statue: quelle di S. Agostino e S. Monica, fondatori dell'ordine agostiniano che, a sua volta, fu il propagatore del culto della cosiddetta "Cinturata".

Grazie ad un'occasione, poi, don Peppino ha pensato bene di ripristinare anche l'altare nella modalità antica, quando si celebrava "ad Deum", cioè rivolti verso l'Oriente e dunque "verso Dio". Essendo irrecuperabile l'altare originario, scomposto in più parti e riutilizzato in vari modi nel convento di S. Matteo a S. Marco in Lamis, è stato acquistato un altare ex novo ma comunque antico. Un capolavoro monumentale dell'arte scultorea e dell'intarsio, di grandissimo valore.

Ieri sera, sabato 13 ottobre, è stata celebrata la prima messa dopo i lavori, con la riapertura al culto, dopo mesi, della chiesa piccola parrocchiale. L'operazione, coordinata da don Peppino, ha visto il contributo del marmista Francesco della Torre, con il figlio Michele e dell'architetto Gianna Maria De Crescenzo e di Francesco Paolo Russo.

La chiesa di S. Biagio ha fondazione antichissima ed è già menzionata nelle visite pastorali del Cinquecento come "ecclesia extra muros". Ad essa era collegato un "hospitale", per la cura degli infermi, molto attivo fino all'Ottocento e situato nelle case contigue in largo Roma, poi appartenute all'ECA e quindi al Comune.
A metà Ottocento vi nacque e prese sede la Confraternita di Maria Santissima della Consolazione, detta dei Cinturati, recentemente riabilitata proprio da don Peppino dopo decenni di silenza e inattività. Fu proprio allora, dopo il 1870, che la chiesetta, ad aula unica e ridotta in cattivo stato dai secoli, fu ristrutturata e furono creati il trono centrale dell'abside, per ospitare la nuova statua della Madonna al posto del patrono S. Biagio, l'altare, il coro e la cantoria lignei per l'ufficiatura dei confratelli e l'organo a canne. Nelle pareti della chiesa furono create altre nicchie con altrettanti altari: una per ospitare S. Biagio, una per S. Leonardo e altre due più piccole per l'Ecce Homo e S. Michele. Queste, tutte ripristinate lo scorso anno.

L'arrivo dei Frati Minori, negli anni Sessanta e nel bel mezzo dei venti conciliari modernisti, portò ad una graduale espoliazione della chiesa, con riadeguamenti liturgici portati avanti funi agli anni Ottanta, mentre molte parti, suppellettili e oggetti di culto, furono portati nel convento di S. Matteo. Così la chiesa si ritrovò, sebbene in ottimo stato in termini di decoro e pulizia, spoglia di qualsiasi opera che riportasse alla sua storia cultuale, ad eccezione delle statue della Madonna e di S. Biagio, sistemate in due nicchie frontali sulle due pareti.

Quella di don Peppino, ormai parroco da più di due anni, dunque, sembra essere una vera e propria opera di restaurazione liturgica, che tende a ridare radici storiche e di culto ad una chiesa che per i sannicandresi ha sempre avuto una certa importanza pastorale, almeno negli ultimi decenni. Opera che, a quanto pare, è desinata a proseguire non appena le possibilità economiche lo permetteranno.

 

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