A Torre Mileto è invasione di 'granchio blu'

Numerosissimi gli esemplari pescati da giugno ad agosto, si tratta di specie alloctona e dannosa

Mentre agli onori delle cronache balzano sporadici avvistamenti in Laguna Veneta, nel Brindisino e nel Salento, nel tratto costiero prospiciente le foci centrali dei laghi di Lesina (foce Schiapparo) e Varano (foce Capoiale) il Callinectes sapidus, meglio conosciuto come "granchio blu" o "granchio reale", nel totale silenzio mediatico sta operando una vera e propria invasione, con ripercussioni potenzialmente notevoli sull'ecosistema autoctono e sul comparto della piccola pesca.

Si tratta di una specie alloctona e molto prolifera, originaria delle coste occidentali dell'Atlantico e particolarmente conosciuta negli Stati Uniti e in Messico. E' da capire come sia arrivata nel mediterraneo: l'ipotesi più accreditata è la presenza di uova o di avannotti della specie nelle acque di sentina delle navi merci transatlantiche. Sul litorale di Torre Mileto è apparso una paio di anni fa (il primo avvistamento nel lago di Lesina risale al 2008) ma la sua popolazione sembra cresciuta esponenzialmente nell'ultima primavera. Nell'estate 2019, infatti, decine di chili di questi granchi vengono pescati quasi giornalmente a pochi metri dalla riva dagli sportivi o impigliati nelle reti da posta. Avvistamenti numerosi, inoltre, anche da parte dei bagnanti, sempre più preoccupati per l'incolumità specie dei bambini, sebbene al momento non si sia registrato alcun caso di ferimento o aggressione.

Il granchio blu è infatti una specie molto vorace, aggressiva e veloce negli spostamenti. Si nutre di qualsiasi cosa trovi sul suo cammino, compresi naturalmente molluschi bivalvi, pesci e specie di granchi più piccoli. Come già appurato in altri contesti ambientali, è capace di alterare gravemente la biodiversità autoctona. Il carapace fornito di grandi aculei e le chele grandi e potenti danneggiano le maglie delle reti da posta, utilizzate dagli operatori della piccola pesca e la loro attitudine ad insabbiarsi può costituire un pericolo per i bagnanti ignari. 

Un primo studio sulla presenza di questo crostaceo, piuttosto prelibato dal punto di vista culinario, è stato effettuato su iniziativa del GAC delle Lagune di Lesina e Varano in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie dell'Università di Ferrara, con l'Istituto di Scienze Marine e con il CNR di Lesina, la cui sintesi è stata pubblicata proprio oggi in una deapositiva (clicca qui). I ricercatori si limitano a riconoscere la presenza ormai diffusa della specie e a rilevare come si sia praticamente adattata alle lagune costiere, in particolare quella di Varano. Nessun cenno alle ipotesi di provenienza, sebbene quella più accreditata sia l'apporto via mare di plancton a seguito delle sempre più diffuse mareggiate con detriti che arrivano dal Nord Italia fin nelle nostre lagune attraverso le foci (stesso processo che avrebbe portato il 'gambero killer'). Secondo alcuni, invece, la presenza di uova del granchio blu nella semina di vongole e mitili importata per gli allevamenti della zona avrebbe agevolato questa invasione.

Nel giugno scorso la Commissione europea ha approvato il progetto Life Diomedee nell'ambito del programma europeo Life+Natura 2014-2020, del quale è ente capofila il Parco Nazionale del Gargano. Con circa un milione e mezzo di euro (oltre 800mila della Comunità Europea e il restante dei partner) per attuare, in quattro anni, azioni di eliminazione e contrasto delle specie aliene invasive, considerate il principale nemico della biodiversità. Tra queste, proprio il granchio blu, sebbene l'azione specifica riguardi soltanto le coste del brindisino. 

Menu