Come si muore con il 'marchio' del Coronavirus

La storia di Giuseppe, strappato alla sua famiglia come un oggetto qualunque

"Un virus subdolo che può uccidere, senza che vi sia certezza della sua presenza. Dalla vita alla morte in dieci giorni, senza sapere se a colpire sia stato il virus maledetto: un famigliare stretto, a me molto caro, di 85 anni, è deceduto lunedì sera". E' l'incipit di un lungo post di sfogo su facebook, scritto da Nico Vigilante, due volte assessore al comune di San Nicandro Garganico, che racconta come si può morire con quello che diviene un marchio, a quanto pare non sempre certificato.

Vigilante ha perso il suocero, Giuseppe Pagano, una presenza importante, a tratti irrinunciabile, il riferimento centrale di tutta la sua grande e unita famiglia. L'uomo è deceduto la sera del 23 marzo, dopo un ricovero all'ospedale di Casa Sollievo della Sofferenza, durato purtroppo meno di 24 ore e con esito dichiarato, almeno verbalmente, di positività al Covid-19, tanto da essere presto annoverato come il secondo decesso dovuto al Coronavirus nella cittadina garganica.

"Anche portare la salma al cimitero è stato complicato. Sembra un racconto dell’orrore, invece è quanto sta accadendo in queste ore nella mia famiglia", continua Vigilante. "Il mio parente non stava malissimo, ma la febbre era alta. Il medico di base gli ha prescritto la Tachipirina.  Chiamiamo allora il 118, che attivandosi quasi subito, manda un ambulanza con personale medico. Venuti a sapere che il paziente aveva febbre alta, scappano via per poi tornare dopo pochi minuti con le adeguate protezioni. Senza verificare né temperatura, pressione, saturazione, gli prescrivono un antibiotico e, scappando via, chiedono di sapere da chi fossero stati chiamati, dicendo a chi li ha telefonato, perché non fosse venuto lui di persona in una casa con due persone con febbre. Già questo potrebbe bastare per una denuncia, ma abbiamo una coscienza, e giustifichiamo anche una tale grave cosa, come un momento di sfogo dettato dalla paura e dalla preoccupazione", è la riflessione dimessa e comprensiva riflessione. Il racconto continua: "domenica mattina, (Pagano, ndr) ha un ennesimo momento di mancamento, allora sì ritiene opportuno l'intervento dell'ambulanza dedicata al Covid19. Arriva da Torremaggiore, gli danno un'occhiata veloce, e dai sintomi, gli stessi operatori decidono di portarlo in una struttura che tratta casi Coronavirus. Lo portano a Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Confidiamo tutti in San Pio e nella struttura gestita da persone che nel nome del santo, dovrebbero essere di coscienza".

I familiari pensano subito di poter raggiungere telefonicamente Pagano nella tenda allestita fuori dal nosocomio con funzioni di pre-triage, ma vengono informati che l'uomo era stato ricoverato in Medicina, poiché ai casi sospetti in arrivo il tampone viene fatto il giorno successivo, e tranquillizzati che le condizioni generali non destavano preoccupazioni.

"La mattina seguente, - prosegue la testimonianza - il paziente ha fatto colazione, ha chiamato amici e parenti. Verso l'ora di pranzo chiamiamo per chiedere le condizioni e se avessero effettuato il tampone, ci viene detto che il tampone era stato effettuato e che (Giuseppe, ndr) cominciava ad avere problemi di respirazione, quindi, lo avrebbero trasferito in un altro reparto, per la ossigeno-terapia ventilata. Da lì alla terapia intensiva, fino al momento del decesso, - descrive Vigilante - sono bastate poche ore. Erano le 19 circa quando ci viene ufficializzato il decesso. Il medico che ci notiziava, ci confermò l'esito del tampone con una positività di grosse proporzioni".

Prosegue la descrizione dei momenti seguiti al decesso, definiti "traumatici", nell'estenuante tentativo di ottenere un tampone, se non per i familiari più stretti, almeno per la moglie dell'uomo. Un succedersi di rimbalzi tra medici e strutture sanitarie, al punto che è la famiglia a notiziare alla ASL della dichiarata positività al virus. Si arriva alla Guardia di Finanza per giungere ancora ai responsabili locali dell'ASL, fino alla via d'uscita grazie ad "una figura professionale, una icona di bontà, di senso d'appartenenza, di umanità, una persona splendida, (che Dio possa benedire lei e tutto ciò la stessa tocchi con le sue mani d'oro)", prosegue Vigilante, che per avere il tampone a sua suocera deve attendere l'esito ufficiale del tampone al marito, che arriva ogni sera non prima delle 18 e che, fino a quel momento, non annoverava Pagano tra i casi positivi.

Poi, la parte del racconto più straziante: "ci viene richiesto di liberare l'ospedale. Con uno sforzo immane, cerchiamo di poter venire in possesso dei documenti necessari per l'eventuale riconoscimento e la relativa documentazione per l'ospedale e il comune. Operazione da 007 per non lasciare trapelare la notizia della dipartita alla consorte, che nel fornire i documenti di riconoscimento, insospettita, comincia ad avere dubbi e a fare domande sul perché della richiesta dei documenti di riconoscimento di entrambi. Ad ogni modo, riusciamo a fare avere i documenti all'agenzia funebre, che finalmente parte per andare a recuperare il corpo del defunto. Non serve fare il riconoscimento visivo, poiché il corpo era avvolto in un materiale di plastica e chiuso in un saccone nero: per controprovare chi sia stato in vita quel corpo, vi era un tacchettino, una semplice banale targhetta, che racchiudeva la vita affettiva, lavorativa ed emotiva di un grande essere, che non conosceva la parola odio, di una semplicità tale, da mettere a proprio agio chiunque, da un ragazzino ad un adulto, anche più grande di lui. Dopo la prassi di rito sia comunale che ospedaliera, per la conferma del decesso, inseriscono il saccone (un caro non può e non deve essere paragonato ad un oggetto, è umanamente atroce) all'interno di una cassa, sigillato scrupolosamente, per scongiurare ogni qualsivoglia tipo di contagio. Finalmente il mio caro arriva nel suo amato paese, da dove non era mai riuscito a stare lontano: lo adagiano nella sala mortuaria, attendendo un rito di benedizione da parte di un sacerdote e la tumulazione del feretro. Il dolore e troppo, non riusciamo a trattenere emozioni e lacrime". 

Nel frattempo la moglie del defunto viene tenuta ancora all'oscuro di tutto. La tumulazione sarà eseguita la mattina successiva nel più totale anonimato, con pochissimi parenti presenti e il sacerdote. Ma se la vita di Giuseppe è finita, il dolore dei suoi cari conosce purtroppo una nuova tappa. "Alle 21 arriva la chiamata dell'agenzia funebre: la tumulazione deve essere sospesa, poiché pare che il tampone sia contaminato e l'esito possa essere alterato. Perciò è necessario riaprire il feretro, per poter effettuare nuovamente il tampone".

"Ora mi pongo una domanda - è lo sfogo di Vigilante a nome dell'intera famiglia - dal 21 febbraio, in Italia si muore solo di Corona virus? Siamo tutti infetti? Perché troppi e tanti sono i pregiudizi che ci potrebbero marchiare come infettati. Ci rendiamo conto che non si può fare di tutta l'erba un fascio? Certa gente dovrebbe essere allontanata dai propri compiti e dai propri ruoli!".

Vigilante racconta a sannicandro.org che, evidentemente, il decesso del caro suocero è stato liquidato come dovuto al Covid-19 ma senza l'evidenza oggettiva e certificata di un tampone faringeo, probabilmente presumendone la positività da un rx toracico o comunque da un tampone contaminato.

"Cosa resta di questa triste storia?", conclude il racconto su facebook, "una casa, distrutta dal dolore per la morte del capofamiglia, in quarantena da una settimana, mamma e figli che aspettano che qualcuno vada a fare loro il tampone. Un uomo di grande spessore, sotto tutti gli aspetti, di ottima salute, che abbiamo visto andare via (da casa, ndr) in diretta whatsapp sulle proprie gambe, unico ed ultimo ricordo di un grande uomo, un grande suocero, corretto e saggio in tutto ciò che faceva".

Questa mattina l'equipe dell'ASL guidata dallo penumologo Antonio Giuliani ha eseguito il tampone faringeo sul corpo di Giuseppe Pagano, all'interno dell'obitorio del cimitero di San Nicandro. La bara è stata nuovamente sigillata e, dopo la tumulazione, i locali della camera mortuaria sanificati a dovere. Ora si attende l'esito del tampone. Utile, ormai, soltanto a sapere se i medici ci avevano realmente azzeccato. Oppure, se Giuseppe Pagano è passato a questo mondo con un marchio, forse dovuto all'onda emotiva che prende tutti ma che trova, forse, solo qualche giustificazione in meno negli ambienti clinici.
 

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