Smantellato gruppo crminale a Cagnano Varano, 9 arresti

Vaccaro, 'gruppo ben organizzato e capace di incutere timore'

Un'operazione dei Carabinieri della Compagnia di Vico del Gargano, coadiuvati dal personale dello Squadrone eliportato «Cacciatori Puglia» e dal Nucleo cinofili di Modugno ha permesso, alle prime luci dell'alba di oggi, di trarre in arresto nove persone a Cagnano Varano, accusate di aver costituito una vera e propria piazza dello spaccio di stupefacenti nel Nord Gargano, in particolare tra i comuni di Cagnano, Carpino, Ischitella e Rodi Garganico.

Gli arrestati, tutti di Cagnano Varano, sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Foggia su richiesta della locale Procura della Repubblica. Sono accusati a vario titolo di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti, tentativo di furto di denaro, estorsione, rapina, ricettazione e minaccia a mano armata, tutte attività che, secondo gli investigatori, sarebbero state utili a guadagnare terreno all'organizzazione. Sette di loro sono ora agli arresti domiciliari, per altri due vige l'obbligo di firma.

I particolari dell'operazione denominata "Inpulsa", sono stati resi noti questa mattina in una video-conferenza stampa tenuta dal procuratore capo di Foggia Ludovico Vaccaro, dal comandante provinciale dei carabinieri colonnello Nicola Lorenzon e dal comandante della compagnia di Vico del Gargano, il maggiore Sante Picchi.

"Non esitavano a ricorrere anche all’uso delle armi» e «imponevano attraverso atteggiamenti estorsivi e violenti il pagamento di debiti di droga. Tra gli acquirenti anche minorenni, uno dei quali minacciato con un un’arma per saldare il conto di una cessione». Lo ha detto in videoconferenza il procuratore Vaccaro. Secondo quanto emerso dalle indagini dei Carabinieri, l’atteggiamento violento era assunto in particolar modo dai fratelli Michele Giuseppe e Sebastiano Pio Tarantino, figli di Giovanni (assassinato nell'ambito della faida del Gargano all'interno della sua proprietà tra San Nicandro Garganico e Apricena il 25 marzo 2002), ritenuti dagli investigatori a capo dell'organizzazione. Nelle numerose intercettazioni e i pedinamenti dei militari dell'Arma emerge, tra le altre, una circostanza in cui i due avrebbero costretto con la forza il padre di un debitore a consegnare loro la somma di 600 euro dovuta dal figlio per la cessione di droga, minacciandolo di morte con una spranga di ferro. In un’altra occasione avrebbero anche picchiato ripetutamente una vittima per impossessarsi del suo telefono cellulare.

"Si tratta di persone che hanno adottato una tattica violenta per controllare il territorio. Spacciare in libertà per procurarsi soldi e riaffermare il proprio ruolo egemone nel traffico di droga" ha dichiarato Lorenzon. "Imponevano con la forza il pagamento delle partite di droga", hanno dichiarato gli inquirenti. "Solo grazie alla presenza assidua dei carabinieri sul territorio è stato possibile sventare il furto al postamat” (di Ischitella, ndr). I malviventi arrestati “erano piuttosto conosciuti in zona e sapevano incutere timore all’intera popolazione", hanno concluso i militari prima di declinare nomi e numeri.

L'attività investigativa, che ha interessato un periodo compreso tra l'1 ottobre 2018 e il 30 giugno 2019, "consentiva di accertare - si legge nella nota diffusa dal comando provinciale dell'Arma - l’esistenza di una rete di cagnanesi dediti alla detenzione e cessione di stupefacenti, in particolare di hashish e marijuana, nell’ambito della quale per assicurarne la funzionalità e la redditività, venivano commessi anche i reati di rapina, estorsione, ricettazione ed il tentativo ben organizzato di impossessarsi del denaro custodito in un postamat, non riuscito, poiché i soggetti venivano dissuasi dalla presenza dei Carabinieri.

Gli spacciatori, spregiudicati, - continua la nota stampa dei Carabinieri - avendo la disponibilità di armi ed esplosivi, riuscivano in breve tempo ad imporsi nella piazza di spaccio del paese assicurandosi un ampio carnet di acquirenti dei centri limitrofi, così da avere la certezza di poter cedere tutto lo stupefacente disponibile e quindi reinvestire gli introiti nell’acquisto di sempre maggiori quantità di stupefacente. Nel contesto delle indagini, le perquisizioni, funzionalmente effettuate a riscontro dell’attività, consentivano di rinvenire e sequestrare:

  • grammi 1100 circa di marijuana (4756 dosi – valore 24.000 euro) – grammi 32 circa hashish (155 dosi – valore 1600 euro) – grammi 07 cocaina (31 dosi – valore 2500 euro);
  • 1 ordigno artigianale con miccia (peso 120 gr.) – 6 grossi petardi (altezza 20 cm diametro 5 cm);
  • grammi 22 di polvere esplosiva – 133 munizioni di vario calibro, per armi corte e lunghe;
  • 1 pistola semiautomatica cal.9 clandestina – 2 caricatori per pistola 7.65 – 2 caricatori per pistola cal.9;
  • 1 fucile cal.12 doppietta con matricola abrasa – 1 canna da fucile cal.12 (canne mozze – cm 15);
  • bilancini di precisione e materiale per il confezionamento dello stupefacente.

Gli indagati hanno agito dimostrando una profonda conoscenza del contesto criminale, le modalità di organizzazione dei reati e con la consapevolezza di essere tenuti per la loro pericolosità, agendo senza timore di conseguenze, inoltre sapevano sempre a chi rivolgersi per acquistare lo stupefacente, minacciavano chi si opponeva alle loro richieste, anche se di minore età. Questo l'elenco dei reati contestati e per i quali sono state emesse e poi confermate le ordinanze di custodia cautelare:

Bocale Matteo Pio, D’Augello Donato Antonio e Curatolo Francesco, perché, in concorso tra loro tentavano di impossessarsi del denaro presente all’interno dello sportello postamat posizionato presso la filiale dell’ufficio postale di Ischitella; acquisivano la disponibilità delle armi e delle vetture utili a porre in essere il colpo e, quindi, procurarsi le armi (fornite da Sergio Fini) necessarie per impossessarsi del denaro presente nello sportello bancomat dell’ufficio postale di Ischitella.

I fratelli Tarantino perché, in concorso tra loro, costringevano la parte offesa a consegnargli la somma di € 600 dovuta per la cessione di droga; in particolare i Tarantino usavano violenza fisica nei suoi confronti e lo minacciavano pretendendo la consegna del denaro dovuto per dello stupefacente detenuto dai prevenuti e ceduto alla vittima. Ancora perché detenevano e cedevano a terzi sostanza stupefacente del tipo hashish per una quantità pari ad € 600 e perché, in concorso tra loro, con l’uso della violenza colpivano ripetutamente la vittima per impossessarsi del suo telefono, sottraendoglielo;

Sempre i Tarantino, perché in concorso tra loro, hanno costretto la vittima a consegnargli la somma di € 600 dovuta dal figlio per la cessione di droga, raggiungendola nei pressi dell’abitazione e minacciandola di morte con una spranga di ferro pretendendo il pagamento del debito di droga. Inoltre, in concorso tra loro, costringevano la vittima a consegnargli la somma di € 4.000 dovuta per la cessione di droga e perché, insieme a Matteo Bocale, detenevano e cedevano a terzi sostanza stupefacente del tipo marijuana per una quantità pari ad € 4.000.

Fini Sergio perché riceveva e deteneva la vettura Alfa Romeo rubata a Cagnano Varano e perché deteneva e cedeva sostanza stupefacente del tipo hashish in più circostanze nei pressi del Sert ed anche a persone di minore età.

Bocale Matteo Pio perché in concorso con altro soggetto all’epoca dei fatti minorenne, minacciava di morte, con l’uso di un’arma un minore e perchè deteneva e cedeva sostanza stupefacente, tipo marijuna in quantità di 4 kg detenuti a fini di spaccio e ne prometteva grammi 200 a D’Augello Donato.

Bocale Roberto perchè deteneva e cedeva quattro dosi di sostanza stupefacente del tipo hashish.

Fini Sergio e Bocale Roberto perchè in concorso tra loro detenevano sostanza stupefacente del tipo hashish in quantità pari ad € 150 che dovevano cedere a terzi.

Fini Sergio e Bocale Matteo Pio perché, in concorso tra loro, detenevano sostanza stupefacente del tipo hashish pari a circa 6 panetti e quindi 600 grammi che il Bocale deteneva e cedeva al Fini per cederlo a terzi.

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