Federico Giagnorio si aggiudica il primo premio de "Il Rovo"

Per il secondo anno consecutivo vince nella sezione prosa con l'elaborato "Analemma"

Il sannicandrese Federico Giagnorio si aggiudica, per il secondo anno consecutivo, il primo premio del concorso letterario nazionale “Il Rovo” giunto alla sesta edizione e patrocinato dal comune di Cagnano Varano e dalla provincia di Foggia.

Domenica 30 luglio, nel centro storico di Cagnano Varano, è stato premiato da Antonio Caccavelli nella sezione prosa con l’elaborato “Analemma”.

L’edizione di quest’anno si è svolta in collaborazione con il Living Festival della creatività giovanile ed ha visto l’esibizione di band emergenti che hanno dato vita a una serata tra musica e cultura, tema caratterizzante degli elaborati di quest'anno. Il concorso è riuscito negli ultimi anni a superare i confini della provincia e della regione e ad affermarsi in ambito nazionale e addirittura internazionale contando centinaia di partecipanti che hanno inviato lavori da ogni parte dell’Italia.

Lo scorso anno Federico Giagnorio vinse con il racconto “Ovunque nel Tempo” (disponibile nell’allegato a fondo pagina). Lo stesso autore, da poco, cura anche una rubrica settimanale d’attualità sulle pagine del nostro portale.

La nostra redazione si congratula con il vincitore.

Analemma
Le pareti sono bianche e imbottite, credono possa farmi del male.
Ero una sognatrice sveglia, pensavo che l’amore fosse per sempre. È durato abbastanza per portarmi alla pazzia, così dicono. Amare è una pazzia.
Entrai come persona per diventare una cosa. Dal sogno all’incubo è un istante, mi sono perduta nel mezzo.
Un letto. Una finestra per non poterci guardare attraverso. Ogni tanto la musica mi raggiunge dal soffitto. Le pareti vicine da sentire il fiato tornarmi contro.
Ci chiudono dentro per sentirsi normali fuori. Ogni tanto li assecondo e mi premiano con un libro: ho sempre amato leggere.
Sono seduta con una finestra in mano, tanto per cambiare aria. Torno tra le sue braccia, sulle foglie della pineta. Gli acquerelli tenui tra le cime degli alberi.
Tutto si realizza senza fretta, eppure avviene: poesia enigmatica.
Il vento gioca coi miei capelli sul sentiero del ritorno e lui mi lascia ancora.
Pazzo. Pazzo.
Pazza io a stare con lui.
Non esco più dalla mia camera. Rompo lo specchio per non veder più pazzi.
Di nuovo l’uomo col camice. Mi porta via con forza e mi chiude in una stanza.
Le pareti sono bianche e imbottite, credono possa farmi del male.

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