A D'Apote le redini del Pd. Ora viene il bello

Il giovane sannicandrese prende il testimone passatogli da Matteo Vocale

Morto un papa, se ne fa un altro. L'espressione utilizzata da tutti quando c'è un cambio di ogni tipo può essere applicato - anzi, deve - anche alla politica. L'avranno pensato tutti quei sannicandresi che si sono recati presso la sede del PD locale per votare Antonio D'Apote nuovo segretario del circolo sannicandrese del partito di Matteo Renzi.

D'Apote succede a Matteo Vocale, consigliere comunale e volto rappresentativo da tempo ormai della sinistra locale e garganica, che ha guidato la sezione locale in anni turbolenti per il centrosinistra sannicandrese segnati da diversi eventi: la sconfitta di Squeo alla prova della rielezione, la sconfitta con Gualano alle ultime amministrative, oltre ad aver attraversato uno dei periodi peggiori per la rappresentanza partitica.

Insomma, Vocale non se l'è vista benissimo, ma è comunque arrivato ad oggi maturando una buona esperienza politica e creandosi contatti che gli potranno servire per il futuro - l'anno prossimo si vota a San Nicandro, piccolo promemoria.

Ma, come detto, morto un papa, eccone un altro. The Young Pope, in questo caso. D'Apote rappresenta quello che Renzi rappresenta per il PD a livello nazionale: un volto giovane per un partito che affonda le radici nella storia della sinistra italiana.

Le sue prime parole a margine dell'elezione di domenica sono state: "Ora è arrivato il tempo di evolversi, di fare ulteriori aperture, di inserire nuovi innesti e nuove energie, e partendo da questa base (quella costruita finora, ndr) uniti possiamo arrivare lontano".

Uniti. Hai detto niente.

Mettere insieme più teste che la pensano allo stesso modo è un compito arduo, farlo poi in un momento - non me ne vogliate per la ripetizione - in cui i partiti hanno poco appeal tra la gente comune, rende l'impresa ancora più difficile.

Ma le carte per giocarsela, sotto ogni aspetto, ci sono tutte. C'è una parte di popolazione ancora legata ai vecchi valori della sinistra da riconquistare; c'è un gruppo dirigente ampio e giovane con cui affrontare queste sfide; e poi c'è l'entusiasmo, che non è poca cosa.

Antonio D'Apote ha vinto un congresso in cui era candidato solo lui - beh, se doveva finire in caciara come a Foggia, meglio che si sia presentato uno solo - a cui ha partecipato un buon numero di elettori e simpatizzanti del Pd. L'augurio, per lui e soprattutto per noi, è che non si abitui a discutere da solo (in quel caso servirebbe la neuro) perché lì fuori, proprio a pochi metri dal circolo del Pd, c'è un paese intero che aspetta che Antonio e la sua segreteria vadano a dare fiducia.

Prima, si faceva il paragone con Renzi. Ecco, un altro invito, se mi si è permesso darlo: umiltà a palate, il "4 dicembre" è dietro l'angolo per tutti e basta un'inezia per perdere la fiducia della gente. Ma non c'è bisogno di dirlo, conoscendo il neo-segretario.

D'Apote potrà contare, come accennato, sul supporto di un gruppo dirigente giovane e allo stesso tempo competente, dovrà solcare la strada tracciata dal suo predecessore e allargare i rapporti del Pd. Un primo passo è stato fatto, invitando le altre forze politiche al dialogo e al confronto proprio in fase congressuale. Ma non ci si fermi proprio ora.

San Nicandro ha bisogno di idee, l'età sulla carta d'identità non basta. A D'Apote spetta il duro compito di proporre idee, amalgamare "teste diverse" e riportare la gente ad affezionarsi - o quantomeno a fidarsi - della politica.

Mica roba da niente...

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