Le firme di FdI non ci sono, consiglio alla prova del bilancio

Si sospetta il bluff di FdI, ma il partito di Meloni è in forte sofferenza

Non si muove foglia, almeno apparentemente, nel lunedì successivo al consiglio comunale propedeutico al bilancio di previsione 2021, la cui seduta è stata sciolta a seguito dell'abbandono dell'aula prima da parte delle minoranze (PD, FI e Un Cuore, che hanno messo a disposizione le loro firme per andare tutti a casa) e, successivamente, dopo l'uscita di FdI, che ha annunciato di collocarsi, d'ora in avanti, all'opposizione. Questa mattina si attendevano le firme dal notaio dei due consiglieri di FdI, Leonardo Stefanìa e Anna Laura Frattollino, per procedere alle dimissioni contestuali con gli altri sette e far cadere il consiglio. Firme che non sono arrivate, convincendo molti addetti ai lavori (non solo nelle minoranze e non solo in ambito politico) che si tratti null'altro che di una farsa imbastita dal presidente del consiglio comunale Loris De Luca e Leonardo Stefania, con il fine di spingere alle dimissioni il vicesindaco Cataluddi; o, quantomeno, ottenere un azzeramento della giunta.

In verità i contatti e gli incontri tra le forze della cosiddetta maggioranza sono stati piuttosto compulsivi nelle ultime quarantott'ore, con ingerenze anche di persone al di fuori dei partiti, di dipendenti comunali, di amici e, soprattutto, di parenti, al fine di scongiurare lo scioglimento anticipato del consiglio comunale. E' pur vero, però, che il partito di Meloni si è messo in un angolo, con poche vie d'uscita, sempre che le parole abbiano un senso e un valore.

"Tutto quello che ha detto il presidente del consiglio sono ottime parole", aveva infatti dichiarato Leonardo Stefanìa nel consiglio di venerdì, aggiungendo che "ahimé, queste parole arrivano tardi. Fratelli d'Italia, siccome è un partito fatto di persone serie, qualche giorno fà ha fatto un comunicato e si attiene scrupolosamente a quel comunicato che ha fatto. Quindi oggi il partito FdI si colloca con la minoranza, all'opposizione", ha detto chiaramente Stefanìa, chiosando: "se avete i numeri andate avanti, se no... buona fortuna".

L'intervento di Stefania ha seguito quello del presidente del consiglio De Luca, che ha ostentato (meravigliando molti) un accorato appello di responsabilità a tutte le forze, bacchettando le opposizioni e tirando spesso in ballo Ciavarella e la sua memoria, facendosi quasi interprete delle sue volontà. Gli aveva fatto eco Maura Di Salvia, ex UDC, oggi indipendente, nipote del compianto sindaco: "il legame personale e familiare con il compianto Costantino Ciavarella, con il quale ho condiviso il percorso che ha portato alla costruzione dell'attuale maggioranza, - aveva detto Di Salvia, leggendo una dichiarazione - mi impone, per rispetto, di sostenere il prosieguo dell'amministrazione. Lo devo al sindaco, lo devo agli elettori che ci hanno sostenuto in coerenza con il mandato elettorale conferito, lo devo alla città di San Nicandro, che spero non viva il disagio di un commissariamento", ha detto Maura Di Salvia, che poi ha aggiunto: "Ho proposto a più riprese, durante gli incontri con i consiglieri di maggioranza, di aprire un dialogo costruttivo con le forze di minoranza, al fine di concordare assieme iniziative improcrastinabili". Apertura che, a quanto pare, non ci sarebbe mai stata, tantomeno nelle sedi istituzionali, come dovrebbe essere.

Assai pertinente, quanto dirompente, a detta di molti, l'intervento di Anna Laura Frattollino (FdI) che ha preso la parola per ultima: "Sono amareggiata perché sembra che Costantino qui abbia lasciato un testamento. Dal 26 che non c'è più, qualsiasi persona, che siano consiglieri, assessori... 'Costantino ha lasciato detto questo'. A me non risulta. Io dico solo una cosa: i morti lasciamoli nominare in pace". Un appello che non ha nascosto una certa rabbia. Perché, di fatto, su palazzo di città (e non solo) qualsiasi pensiero, qualsiasi scelta, vengono continuamente ben oliati come presunte volontà del defunto sindaco, il cui nome fa ormai da scudo a tutto e a tutti, anche ai meno sospettabili.

Fratelli d'Italia, nelle cui mani sembra essere il destino della consiliatura, ha già tenuto due riunioni negli ultimi due giorni, che stanno provando duramente il coordinatore cittadino Roberto Augello. La prima, al vetriolo, ha avuto per esito una pesante discussione con Nico Vigilante, assessore in carica, che non condivide la scelta dei consiglieri di passare all'opposizione. Non si è capito, però, se Vigilante si dichiarerà fuori dal partito per conservare la poltrona da assessore o se approfitterà comunque del silenzio di Augello, che non sa che pesci pigliare, nel tentativo di mantenere tutto insieme e potersi giocare la candidatura a sindaco nel centrodestra.

Il secondo incontro c'è stato stamattina: notizia dell'ultim'ora pare sia che la Frattollino fa nuovamente retromarcia, poiché su pressanti richieste di qualcuno vicino alla maggioranza, avrebbe deciso di non firmare e di non far cadere il consiglio, a costo di uscire da FdI.

E’ chiaro, a questo punto, che la partita tornerà a giocarsi in consiglio, al bilancio: se i sospetti dell’inciucio De Luca – Stefanìa dovessero essere infondati, lo sapremo solo dal voto di Stefanìa. Poiché si tratta di un bilancio di previsione, non un consuntivo che, quindi, rinviene anche dalla gestione di FdI, il consigliere meloniano, se conseguente a quanto dichiarato, dovrebbe votare contrario. In questo caso, con Frattollino rientrata, si avrebbe una votazione pari (8 a 8) e il bilancio non passerebbe. L’astensione di Stefanìa, invece, favorirebbe l’approvazione del bilancio. Ad ogni modo, l’ennesimo ripensamento di Frattollino ha dato qualche certezza in più sul prosieguo dell’amministrazione. Che ora può sperare sul voto bianco di Stefanìa o su qualche assenza all’ultimo momento nelle minoranze, per quanto improbabile.

Dall’altro lato delle opzioni, le dimissioni di Cataluddi, come i malevoli sospettano che vorrebbe De Luca, porterebbero al commissariamento della sola giunta e permetterebbero a quest’ultimo di assumere un ruolo centrale nel consiglio che resta in carica, ritagliandosi gradualmente un ruolo futuro. Dicono, anche qui, da candidato sindaco. Ma i ben informati sembrano disposti a scommettere quanto di più caro che la vicesindaca non ha intenzione di retrocedere di un solo millimetro.

Il vero problema è ciò che si percepisce fuori dalle mura di Palazzo Zaccagnino. Anche il comizio fatto dal nuovo assessore Cervone durante il consiglio di venerdì, non ha scaldato più di tanto gli animi. Il ruolo della politica, infatti, è di deliberare gli atti di indirizzo. Proprio quelli di cui Cervone ha parlato (citando anche progettualità dell’amministrazione Gualano, che sono ferme ormai da tre anni, come detto in altra occasione dallo stesso ex sindaco), cioè delibere che adesso dovranno portare avanti i tecnici del comune, alla cui responsabilità è assegnato il compito (e i compensi) per evitare perdite di tempo e di finanziamenti.

Ciò che più manca è la chiarezza delle scelte e delle posizioni. Questo allontana la gente dalla politica, relegata a qualcosa di simile ad una partita a carte, dove sembra “vincere” chi bluffa a più non posso. Mentre si fa strada sempre più il concetto malato che si va sul comune per gestire il potere (di cosa, in una città che ha perso tutto, non si sa) e per sistemare qualche cosuccia anche personale.

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