Addio biblioteca comunale

Sarò breve. Scrivo io, frequentatore della Biblioteca comunale, per evitare che a pp’gghjaìàr’c’ faunìja per le pene che ci vengono dalla cattiva politica siano spesso i collaboratori di questa testata, paesani o affiliati, che scrivono da fuori.

La Biblioteca civica “Alfredo Petrucci” è chiusa, serrata, ammarràta, ormai da venerdì 8 gennaio. Abbiamo appreso del penoso evento dalla dichiariazione del sindaco il quale, solo perché preso nel battibecco mediatico con l’opposizione, ci ha, fra l’altro, fatto sapere testualmente :“Ho dovuto perfino chiudere la Biblioteca” e con essa, lo riassumo io, tutto il Palazzo Fioritto. Quindi niente più riunioni pubbliche di associazioni e dello stesso consiglio comunale nella sala - ex carcere mandamentale - e da alcuni pomposamente definita Auditorium; e niente più Museo etnografico locale. L’unico accesso aperto del palazzo dove visse Domenico Fioritto è l’atrio alla scalinata interna ma forse solo perché pare chiuso da un cancello privo com’è di serratura. Via dunque, non so da quando, tutte le insegne. Un solo bigliettino, prima scritto a mano, ora al computer, in buon lessico burocratichese: SI AVVISA L’UTENZA CHE LA BIBLIOTECA È CHIUSA. Ma il mondo politico di oggi e di ieri che quei presidi culturali l’ha ereditati come li ha amministrati? Come mai la loro chiusura?

Possibile che in paese non esista chi se ne dolga? E, ancor di più, che nessuno dei responsabili abbia voglia di cospargersi pubblicamente il capo di cenere? Ma forse in un paese ove si sprofonda giorno per giorno e il sindaco saluta l’anno nuovo scrivendo che è finito il dissesto (che non si sa ancora chi lo abbia provocato), e che dobbiamo gioire perché «abbiamo un “nuovo” Comune ». Se ciò che sta accadendo sono le novità ci sfuggono i motivi per cui doveremmo tendere civicamente alla gioia.

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