E' meglio aggiornare l’anziano o far maturare il giovane?

E’ ancora attuale l’interrogativo se é meglio aggiornare l’anziano o far maturare il giovane?

Gli anziani. Un vecchietto di San Nicandro Garganico ricorda sempre che suo padre gli diceva: “Dio ha creato il mondo ed i sannicandresi hanno scelto il posto migliore dove vivere”. 

Nel nostro paesino ci sono molti ultracentenari, una miriade di ultranovantenni, gli ultraottantenni non si contano più. Stupendo. E’ l’invecchiamento generalizzato della popolazione italiana, al cui interno San Nicandro non fa eccezione. La società é diventata più vecchia, ed è un bene perché l’età media si allunga. Gli esperti dicono che l’aspettativa di vita cresce quasi di tre mesi ogni anno. Tra l’altro, chi oggi sta tra i 65 e gli 80 anni è fisicamente molto più in forma di chi arrivava alla stessa età qualche decennio fa. Cosa si intende dire? Che in futuro si dovrebbero elaborare progetti per coinvolgere fattivamente questa fetta di popolazione la quale, non essendo più giovane ma nemmeno vecchia, ha voglia di dimostrare che la popolazione attiva non è in declino. 

Renato Mannheimer, che di sondaggi se ne intende, sostiene che la vecchiaia viene percepita sempre più spostata in avanti: una volta per vecchio si intendeva chi aveva cinquant’anni, adesso un cinquantenne è considerato poco più che adolescente. Nel passato la questione era già stata affrontata. Matusalemme, nonno di Noè, rappresenta tutt’ora l’uomo longevo per antonomasia (visse 969 anni!) ma anche l’uomo più saggio e potente: per gli autori biblici era un patriarca in quanto la longevità era un segno di benevolenza divina. Anche nell’antica Sparta l’età era sinonimo di potere: coloro che reggevano il più elevato magistero erano detti “anziani”, a prescindere dall’età. Nel I° secolo a.C., Cicerone sosteneva che il vecchio non fa le stesse cose dei giovani, ma molte di più e meglio. 

Le grandi azioni non sono frutto della forza, della velocità e dell’agilità fisica, ma del senno, dell’autorevolezza, della capacità di giudizio, qualità di cui la vecchiaia, di solito, non solo non si priva, ma anzi si arricchisce. 

I giovani. Perché oggi non è più così? Perché viviamo un epoca in cui il progresso tecnologico ed i correlati modelli di vita sociale ed economica hanno subìto una forte accelerazione. Ed i dati statistici sulla demografia, incrociati con quelli sulla denatalità (è nota la drammatica caduta del numero delle nascite), fanno ritenere che, considerata la scarsità di giovani, tra non molto potremmo anche non avere più la possibilità di porci l’interrogativo su cosa è meglio fare: aggiornare l’anziano o far maturare il giovane? In effetti, si prevede che nel 2050, tra meno di trent’anni, avremo una diminuzione di oltre 9 milioni di persone in età produttiva a fronte di un aumento di 4,6 milioni di persone anziane. Inoltre, vi è un’emigrazione continua di italiani. Nel 2022/23 sono espatriati una percentuale altissima di giovani tra 18 e i 34 anni. Dunque, a caratterizzare i flussi migratori più recenti è l’aumento significativo della componente giovanile. Già ora i giovani sono pochi ma molti di loro, così come fecero le passate generazioni, scelgono di andare all’estero per cercare fortuna nel Regno Unito, la Germania, la Francia o la Svizzera.

Lo spopolamento, com’è noto, riguarda anche San Nicandro poiché, raggiunta la maggiore età, una parte della gioventù si trasferisce al centro o al nord dell’Italia dove trova lavoro. Infine, dopo aver monitorate le fasce di età in cui sono ricomprese le persone che prestano attività lavorativa, nostro malgrado si è appurato che gli appartenenti alla fascia di età ricompresa tra i 51 ed i 60 anni rappresentano la percentuale più alta, all’incirca il 45% di tutte le altre e, con 59 tavoli di crisi aziendali aperti al Ministero del Made in Italy, si pone il problema della perdita della propria occupazione per circa 70 mila operai. Dunque, la questione è: i cinquantenni sono troppo giovani per la pensione e sembrano troppo vecchi per il mondo del lavoro. Cosa farne? Invero, la causa non è il decadimento fisico ma la poca voglia di aggiornarsi, di capire le ragioni della società che cambia, lo sdegno di chi si pone in rivolta contro il mondo moderno. Nell’età delle grandi trasformazioni il distacco diventa troppo stridente e, di solito, gli ultracinquantenni - a torto considerati lavoratori anziani, ma giovani in relazione alle aspettative di vita - sono quelli più restii ad adeguarsi. 

L’impresa, come un notaio impietoso, annota e si comporta di conseguenza. Ora, pertanto, nell’impresa troviamo lavoranti che presentano o conservano i tratti lineari, delicati ed armoniosi dell'adolescente Peter Pan, un mito moderno, che incarna l’immaturità, il parametro di riferimento di un complesso che affligge una consistente parte della società. Alla fine ci si chiede: le imprese cercano i giovani per soddisfare il bisogno di innovazione o forse, più pragmaticamente, per tenere sotto controllo il costo del personale? Magari un po' tutte e due le cose. Tutto questo per significare che  “aggiornare l’anziano o far maturare il giovane” - interrogativo nato nell’ambito nel mondo economico, ed in particolare nel settore privato -, oggi come oggi ha assunto una dimensione più ampia. Ragion per cui, innanzitutto si continuerà a far leggere qualche buon libro a Peter Pan ma, nel contempo,  considerato che una popolazione che invecchia necesariamente deve essere mantenuta attiva, pena l’insostenibilità dei costi sociali, regaliamo ai Matusalemme un’abbonamento gratis a ChatGPT. Il ché vuol dire formazione permanente, anche tecnologica.

Francesco Sticozzi

 

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