Transumanza di tradizioni

Qual è il mestiere dell'Uomo?

Tra le tante voci silenziose che affollano la notte ve lo sarete pur chiesti... Le persone svolgono infinite arti e maestranze: ci sono gli antichi pescatori di Socotra, i touareg che fino a pochi anni fa accompagnavano gli avventurieri tra le mura di Timbuctù e Gregory Corso che ululava sulla bella spiaggia del Poetry Slam di Ginsberg, prima che morisse nella solitudine delle sue braccia.

I Profeti non gridano, è il loro mestiere. Ed insegnano che costruire e tramandare potrebbe essere un inizio.

La nostra Puglia garganica è una vera e propria multinazionale di tradizioni, in cui riti e usanze si sono mutuati nei secoli. Alcuni si sono persi mentre le varie epoche rotolavano tra encicliche e razzie, altri sono stati riscoperti e reinventati, collocando sapientemente le atmosfere originarie nell'era del doppio-click.

L'invidia mi porta a Carpino, dove il legame col passato è talmente virile che l'Associazione "Carpino Folk Festival" lo proietta a noi con eventi ormai divenuti una vetrina-marketing per coloro che amano le cose belle. Si celebra un festival grandioso che centrifuga migliaia di persone in una favolosa febbre mistica, un ballo estivo senza fine ritmato dai prodotti della terra (sapientemente esposti, pubblicizzati e venduti).

La stessa Associazione rinnoverà la Transumanza che partirà proprio da Carpino il prossimo 24 aprile. Si potranno gustare colazioni podoliche e usufruire del "prodotto" Carpino, già affermatosi nell'enogastronomia.

E noi sannicandresi?

Siamo divenuti una platea di volti muti che rifiuta il proprio passato, i nemici d'una sincera opportunità per il futuro. L'elenco dei riti "pajsan" è lunghissimo, dai tempi del Vescovo di Myra ci sono state spedite nel tempo alcune tradizioni tanto belle quanto scongelate dal sentimento popolare.

A volte penso che non siano stati i Normanni a fondare il nostro villaggio, ma il culto di Zoroastro.

Esiste infatti una consacrazione del fuoco molto profonda e misteriosa. Ma allo stesso tempo noto che quelle antiche fiamme si sono pian piano affievolite...

I fuochi di Sant'Antonio, San Sebastiano e San Biagio un tempo fabricavano molti più stornelli, per non parlare del 19 marzo, equinozio di primavera che nel sentimento pagano dava l'addio all'inverno, e che nel nostro paese significava passeggiata a San Giuseppe con relativa, epica magnata.

Canti, suoni e balli rimasti incollati nelle fotografie ingiallite tra pantaloni a zampa e fotogrammi 9,5mm. Trovo similitudini col culto gaelico, che durante notte del Samhain nel primo giorno di novembre, dava l'addio all'estate per celebrare le vendemmie.

Un popolo fiero del futuro dev'essere custode del presente e geloso del suo passato.

Da qualche anno s'era imposta la Manifestazione degli Artisti di Strada, una nuit d'essai consolidata nell'apprezzamento spontaneo della gente. Il borgo feudale e i meravigliosi, bianchi vicoletti adiacenti alla chiesetta di San Giovanni venivano illuminati dalle candele e dalle musiche provocando quel caos distensivo che fa vibrare l'anima.

Non potremmo armarci di più del nostro potenziale senza tempo, continuando a costruire/tramandare?

Proporre ed imporre anche noi seguendo il "modello Carpino" con la nostra biodiversità ambientale e culturale?

La forza dei veggenti non è vedere quello che verrà, ma predire il passato. E la saggezza di un popolo sta nel comprenderlo e condurlo al domani.

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