Vincenzo Cruciano fra cultura e professionalità

 

Nei giorni scorsi un altro nostro concittadino ha lasciato questa vita terrena, Vincenzo Cruciano, soprannominato “C’rasin’, affermato rappresentante dell’artigianato locale.

Negli anni ’70-’80 ha gestito un salone da barba e parrucchiere per uomo e donna, sempre molto frequentato e particolarmente apprezzato dalle signore  per il suo stile innovativo insieme ad un’alta professionalità, evidenti anche nel ruolo di  formatore esperto per molti ragazzi che, in seguito, si sono affermati come parrucchieri da uomo. 

Vincenzo Cruciano amava particolarmente l’arte e la cultura, nelle varie forme di espressione, specialmente la poesia, in cui egli stesso si cimentava. Instancabile nei suoi propositi di diffonderne il gusto e la pratica, fondò un’associazione culturale <Dolce Azzurro>, in omaggio alla bellezza del paesaggio garganico di cui ha sempre esaltato le qualità in ogni senso. 

Ogni anno bandiva un concorso letterario dedicato a Monsignor Aristide D’Alessandro, sacerdote sannicandrese di grandi qualità culturali e morali; in poco tempo trovò consensi in tutta Italia, facendo conoscere e apprezzare la genuinità della terra garganica e dei suoi abitanti.  

In seguito, istituì un altro Premio Letterario intitolato  a Padre Nicola D’amore, umile Frate Francescano che, per lungo tempo, ha operato in maniera straordinaria e più che ammirevole nella nostra cittadina. Di questi concorsi curò sempre la raccolta con pubblicazioni annuali che raccoglievano le sue composizioni e quelle di tanti altri scrittori, poeti  e appassionati di cultura e valorizzazione dei sentimenti umani più autentici.

Dal 1983 al 1996 mi volle come presentatore di questi incontri culturali sempre più affollati e apprezzati da un pubblico sensibile e appagato, perché Vincenzo sapeva conquistare facilmente la stima e l’amicizia di tutti. Lasciato il salone di parrucchiere per uomo e donna, ha continuato a lavorare negli uffici dell’Agenzia delle Entrate, a San Severo, accudendo sempre con  amore infinito alla sua mamma, fino alla sua morte. 

Si è sposato con Maria Grazia, ricevendone cure e attenzioni, lontano dal mondo chiassoso e purtroppo lontano da quei valori di vita che egli, per primo, ha praticato e diffuso costantemente e senza limiti. Di lui resta incancellabile il ricordo di un amico esemplare e discreto. Ha lasciato un grande patrimonio culturale che merita di essere utilizzato da tutti, per attingervi quanto di meglio si può desiderare per il proprio benessere interiore. Lo si può capire meglio ascoltando Charles Aznavour,  uno fra i suoi cantanti preferiti, in un’interpretazione straordinaria sull’amore per la donna, “Lei” ‘diavolo e angelo’ allo stesso tempo.

Leo Caputo

 

 

 

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