Requiem per Giovanni Bucci

Giovanni Bucci classe 56 è morto. Per chi non lo sapesse Giovanni era quello (con la barba lunga e incoltissima, magro che forse pesava solo qualche decina chili, gli occhiali da vista e la sigaretta perennemente accesa) che negli ultimi anni si notava bighellonare lungo il corso principale spesso seduto sui scalini nelle ore più vuote. Mi sembrava una sentinella che scruta il viale deserto e l’aria che gira nell’aria.

Nel 1979 mi dette le chiavi del suo appartamento a Bologna dove mi ero iscritto all’università, perché io non sapevo dove andare e a Bologna non conoscevo letteralmente nessuno. Lui a Bologna ha studiato Medicina.

Qui in paese frequentavamo un circolo che chiamavamo ARCI ma che avevamo fondato senza chiedere il permesso all’allora PCI. Giovanni forse è stato un eretico. Molte volte abbiamo suonato e cantato lungo le strade degli anni ottanta. E’ stato studente di medicina. Eppure con Giovanni potevi tranquillamente parlare di letteratura, filosofia, musica.

Negli ultimi decenni siamo stati distanti. Solo durante i miei brevi soggiorni in Puglia l’ho incrociato, solo e silenzioso, durante le sue passeggiate. Eppure gli ultimi suoi anni di vita si sono consumati sotto gli occhi di tutti. In questo senso Giovanni era anche un personaggio, a suo modo, pubblico. Certamente si era chiamato fuori dal consorzio sociale. Eppure a volte, quando lo incontravo, avevo l’impressione di guardare in uno specchio. Non so se farò in tempo ad andare al suo funerale. Quello che è certo è che, d’ora in avanti, Corso Umberto I°, il viale principale del paese, sarà un po’ più vuoto del solito.

Ciao Giovanni

Emilio Panizio

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