Quando si scrive per il piacere di riscoprire la vita

Non sono solito parlare di una persona che scrive per il solo piacere di fissare – in versi -  sulla carta tanti ricordi, senza preoccuparsi di pubblicizzare il suo libro, ma di tenerlo per se e pochi amici, ad uso esclusivo e personale.

Di recente ho avuto il piacevole regalo dalla stessa autrice, con l’autografo, accompagnato da un sincero sentimento di stima; ho voluto subito leggerlo, per scoprire valori eterni e straordinari come gli affetti e i rispetto per i propri cari, gli amici, il paese natìo.

E’ quanto trasmette nel volumetto di poesie “I moti dell’animo” Lina Di Leo, pubblicato nel 2011 presso Gianfranco Ricciotti, titolare dell’agenzia Publigrafic, in San Nicandro Garganico; pochi ne conoscono l’esistenza, conoscendo la riservatezza dell’autrice; ma, sapendola anche molto attiva, presente ed energica nella vita sociale, prima o poi mi sarei aspettato di sentirla declamare pubblicamente qualcuna delle sue belle poesie raccolte in questo suo libro.

Infatti, alcune settimane fa, nella serata tradizionale del rito della Quarantana, celebrato da Michele Grana, nell’atrio di Palazzo Zaccagnino, a San Nicandro, ho avuto il piacere di assistere alla cerimonia, cui ha dato un tocco di simpatia e originalità anche lei, declamando  lei stessa la poesia “La Quarantana”,  per la circostanza :

«…una bambola si appendeva dietro la porta
con una patata sotto e tante penne
infilzate intorno intorno, che ogni settimana
se ne toglieva una senza farla cadere…
Questa si chiamava Quarantana
e durava tante settimane
quanto era il periodo della Quaresima.

E in tutto questo tempo che si aspettava
né carne né salsiccia o prosciutto si mangiava,
era un peccato mortale, che Gesù Cristo
nell’orto degli ulivi stava mesto
ma il Sabato Santo a mezzogiorno
che si scioglievano le campane, tutte intorno
alla pertica delle salsicce menavano le mani
e poi da qual momento valla ad acchiappare
la Quarantana
».

Un libro che rappresenta chiaramente “un viaggio sulle tracce della memoria…dove emozioni fuggevoli sono accostate a sentimenti durevoli,[...] i profumi dell’infanzia, dell’adolescenza, il mondo dei propri genitori, dei propri affetti, ricongiunti e mescolati nel miracolo della parola scritta…senza un filo conduttore ben definito […] dediche rigeneratrici di un pensiero delicato rivolto a tradizioni ed esperienze capaci di rinsaldare le radici, fortificandole con iniezioni di energia vitale”, come scrive Giuseppe De Cato nella presentazione di questo libro.

Una raccolta di 32 poesie, di cui 26 scritte in italiano e le rimanenti in vernacolo sannicandrese, con cui l’autrice “ricompone stralci di esperienze vissute” ritrovando dentro di se “quella parte dell’animo umano che rimane fanciulla e riesce ancora a cogliere la poesia delle piccole cose ed esaltare i buoni sentimenti e le umane emozioni”, rivelando nella prefazione l’esigenza di “scaricare le proprie tensioni, emozioni, ansie, vuoti, sulla carta che fungerà da ipotetico interlocutore”. Il lettore entra nel mondo privato e intimo dell’autrice e da lei stessa viene invitato “alla riscoperta dei buoni sentimenti in un mondo che, ora più che mai, ha bisogno di poesia per vincere l’isolamento e il vuoto di valori”.

Lina Di Leo vive serenamente, tra tanti impegni; è stata collaboratrice – per oltre vent’anni – col periodo sannicandrese “La mia città” scrivendo articoli di vario genere e poesie; è componente e Presidente di Giuria nelle manifestazioni del Festival Internazionale della Scuola organizzate annualmente dall’A.N.A.P.I.E (Associazione nazionale Amici dei Parchi Italiani ed Europei); è stata Docente di Educazione Musicale di ruolo presso la Scuola Media locale;  ha fatto parte come corista contralto, per un decennio, del Coro polifonico del “Concentus Musicus”, fondato da Michele Gioiosa e altri amici entusiasti di ritrovarsi, cantare e diffondere il piacere della buona musica corale (nel 2007 ha pubblicato le sue esperienze, emozioni e riflessioni nel volume “Il Concentus Musicus”, ovviamente in possesso solo degli amici più intimi e dei suoi conoscenti). 

Vive la sua terza età con grinta, come donna, moglie, nonna serena e gratificata, col piacere di riscoprire  la vita giorno per giorno, cercando di fermare come può il tempo, da attenta osservatrice delle realtà sociali locali, di cui continua a parlare, legata da sempre alle sue origini semplici e genuine, in cui il “fanciullino” pascoliano continua a vivere piacevolmente, fino a che lei avrà quella forza che la distingue.

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