Il film e le serie poliziesche, eredi della tragedia antica

Un nuovo scrittore sannicandrese, Antonio Scalzi, ha di recente pubblicato la sua prima opera letterariaintitolata Meraviglioso Euripide. Un piccolo viaggio tra Ione e Baccanti. Per l’autore, Euripide rappresenta l’anello finale di una trasformazione appena iniziata con Sofocle e che trova in lui la sua espressione perfetta. L’attività teatrale si esprime in forme nuove che portano sulla scena i mendicanti e non gli eroi. Egli introduce i problemi dell’umanità anche nei soggetti mitici. In lui troviamo rappresentato il primo psicologo, l’esploratore del mondo dei sentimenti e delle passioni umane, capace di indagare nella patologia dell’animo dei suoi personaggi. Quindi, dà rilievo alla psicologia umana e non più a quella di una divinità. Anche la follia con i suoi sintomi viene portata sulla scena. In Medea e nell’Ippolito, invece, viene svelato l’effetto tragico della patologia dell’erotismo. Forse per la prima volta si affronta anche il problema del matrimonio alla luce della ragione: il rapporto tra i sessi è lotta ed in esso vige la legge del più forte. Per Medea e Giasone avviene proprio così. Medea è la figura di una donna barbara che uccide i propri figli per colpire il coniuge traditore. In sostanza, nelle sue tragedie non c’è giustificazione religiosa delle azioni degli esseri umani. La sete di felicità e di giustizia dell’uomo in questo mondo non trovano soddisfazione ed allorquando viene rivendicata la libertà dell’individuo, si assiste alla sua totale assenza. La potenza della sorte subentra all’azione degli Dei, soppiantando l’antica religione. Infine, nelle Baccanti, Euripide porta sul palcoscenco i contrasti che da sempre travagliano la vita dell’umanità, mettendo psicologicamente in risalto la condizione di solitudine e di dolore degli esseri umani. L’ultimo teatro, dunque, è caratterizzato da una concezione dell’attività di Euripide che scaturisce dalla vita come dolore. Queste, in estrema sintesi, sono le parole di Antonio Scalzi e non esistono altre migliori per rafforzare la tesi di Umberto Ecco allorquando evidenzia che i più grandi polizieschi di tutti i secoli si trovano nella tragedia greca. Infatti, Eco ha sottolineato che non si possono capire le macchinazioni del romanzo poliziesco se non si rileggono i colpi di scena dell’Edipo re, di Sofocle. Sono un territorio di avventura continua poiché Edipo re è una grande storia di amore, passione, morte, e inchiesta. Altro che Quarau. Guardate, diceva, noi oggi se andiamo dallo psicanilista e parliamo del complesso di Edipo, è perché la storia ce l’ha raccontata Sofocle. Umberto Eco ha citato Edipo re ma, sicuramente egli intendeva fare riferimento a tutta la tragedia antica, di cui Sofocle, insieme ad Eschilo ed Euripide, è uno dei più grandi interpreti, se non il più grande in assoluto. Fiori sopra l’inferno. Una scrittrice esordiente, Ilaria Tuti, nel 2018, con il suo romanzo ha inventato un commissario quasi sessantenne, Teresa Battaglia, la quale soffre di diabete, ha un principio di Alzheimer e sa scavare nella mente degli assassini. Il predetto commissario è il protagonista di Fiori sopra l’inferno, serie tv la quale, dal 13 febbraio 2023 esordirà su Rai 1. La trama è la seguente: a Travenì, paesino delle Dolomiti friulane, si susseguono una serie di omicidi che hanno a che fare con un gruppo di bambini. Qualcuno prima o poi –dice Teresa nel libro- dovrà spiegarmi che cos’è un mostro. Li chiamiamo così, ma intanto restiamo a guardare perché sappiamo che sono come noi: umani. Ed è questo che ci cattura, il riconoscere una parte di loro in noi. La sceneggiatrice, Donatella Diamanti, ha aggiunto che la storia del libro è quella di un uomo che toglie gli occhi, strappa bocca e naso alle vittime. Abbiamo di fronte un cattivo che pratica il male, ma allo stesso tempo riusciamo a capire il dolore immenso all’origine di quel male. La scrittrice, in più, ha anticipato che: “Quanto al mostro, specifico sempre: lo è nei gesti, ma come dice Teresa, i mostri non esistono. Esistono esseri umani che hanno sofferto. Quando è la psicosi a guidare la mano di un assassino significa che in quell’essere umano è stato fatto qualcosa che ha distrutto la sua capacità di provare amore, e Teresa lo ha ben in mente, come me”. Fiori sopra l’inferno è un romanzo feroce con scene feroci, fatto di passioni primitive, impulsi animaleschi. E’ una favola nera che ha ad oggetto il dolore, l’elaborazione del dolore. Morale della favola. L’eredità che il genere poliziesco ha ricevuto dalla tragedia ellenica si può chiaramente riscontrare dai temi trattati, che sono esattamente gli stessi. Nel suo libro, Ilaria Tuti, ha sviluppato puntualmente gli argomenti che Euripide ha proposto in Medea. Soltanto che i valori e i saperi insiti nella tragedia greca li ha ricuciti a modo suo, inserendoli in un ambiente sociale diverso, adattandoli ai gusti dei tempi moderni. “Omero è stato fortunato perché ha raccontato tutte le storie possibili. E gli scrittori che sono venuti dopo non hanno potuto fare altro che raccontare le storie d’amore, di guerra e di viaggio che sono tutte già contenute nell’Iliade e l’Odissea” (Piergiorgio Odifreddi). Per terminare: la tragedia ellenica è stata rigorosamente plasmata dalle narrazioni di Omero e dalla filosofia che ha influenzato il modo di pensare degli occidentali. Di conseguenza, il film poliziesco direttamente trova la base nelle tragedie di epoca ellenistica. Si raccontano sempre ... le stesse storie, però si raccontano con il nostro linguaggio, adattate ai nostri gusti, al nostro tempo… e quindi benchè siano le stesse storie poi in realtà appaiono diverse. Recenti tendenze. Tuttavia, è d’uopo constatare che la malavita ha fornito al cinema l’equivalente dei re e dei principi nel dramma shakespeariano e degli eroi nella tragedia antica. Forse perché, non soltanto principi e re si comportano come uomini della malavita, ma gli uomini della malavita oggi godono della libertà di principi e re: si fanno beffa dei tabù e delle regole sociali. I re vivevano al di sopra delle leggi, i gangster vivono a lato delle leggi. Quindi, nella misura in cui perduravano le tematiche millenarie della vendetta e del taglione, della volontà di potenza, del desiderio che non ammette freni, della violenza e del destino, é naturale che il fuorilegge sia stato un personaggio centrale del cinema. Ma non e affatto naturale, anzi è abbastanza stravagante, che la morale sociale, i tabù e la censura non si siano sforzati di impedire che, incontrastatamente, i personaggi della malavita ricevessero la successione degli Achille, degli Oreste, dei Riccardo III e dei Macbeth (Edgar Morin, Sul cinema). Abbiamo visto così dei cattivi gangster, o dei buoni giustizieri fuorilegge o dei personaggi strani e irreali come Arsenio Lupen, Fantomas, ecc.- Ma questa è storia passata (quasi). Per fortuna, da alcuni anni in Italia sono state prodotte serie televisive poliziesche di successo, incentrate sull'attività dei corpi dei Carabinieri e della Polizia di StatoPertanto, anche in un periodo dominato dalle produzioni americane, fra le migliori serie poliziesche spiccano molti lavori italiani dove i protagonisti non sono più i gangster. Si è iniziato con il Commissario Cattani (Michele Placido), ne La Piovra, il quale rappresenta il nuovo eroe che svolge il suo lavoro d’indagine dentro i tentacoli che la criminalità organizzata allunga nel  traffico di droga, nella politica, passando alla corruzione. Ma, tante altre sono le serie poliziesche legate fortemente all’attualità ed alla storia del nostro Paese (Montalbano, R.I.S. La Squadra, Romanzo criminale, Gomorra, Il Maresciallo Rocca, I bastardi di Pizzofalcone, Il commissario Ricciardi, ecc.). I polizieschi italiani suscitano sempre curiosità probabilmente perché rispecchiano proprio le concrete esigenze sociali, gli input culturali e l’evoluzione storica del pubblico. Va rimarcato anche il grande salto di qualità rispetto al passato, ed in particolare la differenza dai vecchi telefilm nei quali vi erano trame banali ed erano poco curati sotto ogni punto di vista. Nelle serie, al contrario, si nota subito l’investimento cinematografico: la regia, la fotografia, la qualità delle riprese e la scelta degli attori (tutti big dello spettacolo) sono sempre al top. Va infine sottolineata la centralità della donna. Mentre il cinema è ancora dominato dagli uomini, nelle serie il sesso femminile è il vero protagonista (Blanca, Imma Tataranni, Lolita Lobosco, Fosca Innocenti, Teresa Battaglia, ecc). Queste ragioni inducono a ritenere che i tempi in cui la televisione veniva considerata la sorella povera del cinema sono superati. Le serie tv possono essere “classiche”, fatte per essere viste un episodio a settimana. Esse sono costruite e consumate in un modo diverso da quelle “nuove” di Netflix o Amazon, le quali mettono online in un attimo un’intera stagione permettendo di vederne tutti gli episodi in poche ore. Queste ultime sono le serie tv in streaming. Le serie classiche usano i cliffhanger. In inglese “cliff” significa “dirupo”. Il cliffhanger è il momento alla fine di un episodio in cui si vede che sta per succedere qualcosa – per esempio, qualcuno è in pericolo – ma l’episodio finisce prima che si scopra se e come quel personaggio riuscirà a salvarsi. La storia resta quindi appesa (come se si fosse aggrappati con sotto un dirupo). Il cliffhanger, suscitando curiosità, serve a mantenere vivo l’interesse di chi guarda, facendo in modo che una settimana dopo abbia voglia di vedere cosa succede. Queste serie chiedono poco tempo (giusto un paio di ore prima di andare a dormire), ovvero uno o due episodi di un ora, spalmati di settimana in settimana, tenuti insieme dai cliffhanger. Invece le serie tv in streaming puntano al binge-watching. La parola “binge” significa abbuffata. Finito un episodio, il successivo è già pronto e disponibile. Infatti, esse permettono a chi la guarda di abbuffarsi di ore di episodi, uno dopo l’altro. Perciò il binge-watching delle serie in streaming assomiglia alla lettura di un libro, o al tempo dedicato a un videogioco: «ricevi subito tutto e decidi tu i tempi». Anziché essere riflessivo, il binge-watching è immersivo: si definisce “the suck” (il risucchio) la dinamica creata dalla visione in abbuffata. Il risucchio è quell’effetto narcotico che fa guardare dieci episodi di fila. ConclusioniMolte serie sono trasposizioni di romanzi perché, attualmente, si ritiene che i libri sono difficili da adattare al cinema in quanto non si possono condensare più di tanto: spesso essi hanno trame e personaggi più complicati di quelli che può gestire un film. Se le storie dei film devono rientrare in ovvie limitazioni temporali, le unità narrative delle serie tv hanno modo di svilupparsi lentamente, così come i loro personaggi, la cui descrizione analitica favorisce una nostra più profonda immedesimazione. Tuttavia, sia il cinema quanto la televisione fanno parte di una più vasta realtà che contribuisce all'organizzazione del sapere della società. Ora, se i due media presentano forme di racconto diversificate, le serie ormai rappresentano il miglior esempio di tecnica narrativa all’inizio del nuovo millennio. Addirittura si pensa che fra un secolo, quando si valuterà la produzione culturale degli anni tra la fine del Novecento e l’inizio del Duemila, si guarderà alle serie tv come la cosa più rilevante, come il formato di storia più di moda e di successo. Ovviamente non possiamo sapere se sarà esattamente così.

 

 

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