Sipario!

Cala il sipario anche sull'Estate. Che verrà ricordata per...

Non so se fischiare, come fanno in tanti o applaudire, unendomi a uno sparuto gruppetto di altri sannicandresi. Ma se volessi unirmi al gruppo, molto minore in numero, di chi applaude, a chi dovrei rivolgere il mio applauso?

A chi ha chiuso, per la prima volta (finalmente!) un'area centrale di San Nicandro, impedendo ai sannicandresi di entrare nei bar di Via Papa Giovanni XXIII con la macchina?

A chi ha pensato di “archiviare” il Festival degli Artisti di strada?

A chi nonostante le transenne e i divieti al Corso, verso le ore 23:30 di una calda sera d'agosto mi ha quasi investito mentre passeggiavo?

A chi doveva agire e non lo ha fatto?

All'Assessore alla Cultura, all'Assessore al Turismo o a chi avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione alla viabilità, alle buche sulla strada, al traffico in tilt?

O, forse, a chi ha ben pensato di improntare l'estate sulle “serate davanti ai bar”?

Cala il sipario, appunto, su un'estate “dissestata”, in tempi di dissesto. Non economico, ma socio-culturale. Un'estate afasica. Con la cultura, la tradizione, il turismo - perno e orgoglio di questo bellissimo e maledetto Gargano - quasi assenti (non giustificati!).

Non so voi, ma io non definisco “turisti” le migliaia di sannicandresi che rientrano qualche giorno in Estate nel paese natìo, in quanto, sono sannicandresi proprio come noi, non turisti, anche se ci piace definirli tali, o meglio “forestieri”; e diciamola tutta: ci piace usare la parola “turisti”, anche perché, se non fosse per loro, non girerebbe un Euro nella stagnante economia locale, nemmeno nel periodo estivo. Quindi, è come se fossero dei “turisti non turisti”, dei “Sannicandroidi”, venuti da fuori per far “respirare” l'economia sannicandrese e risollevare l'asticella del “welfare” almeno per alcune settimane.

Turista è chi ci visita per curiosità, fame di conoscenza e cultura, perché ha sentito parlare bene di noi e della nostra terra, oltre che dei “zauzaridd”. Turista è chi non ha parenti qui, né case in eredità, né chi è nato qui e ci ritorna perché, probabilmente, non ha un gruzzoletto per andarsene nel Salento, in Sicilia o a Ibiza. O, semplicemente, torna perché preferisce lo Schiapparo e Torre Mileto.

Il turista dovremmo cercarlo e invitarlo, dovremmo “condurlo” qui con una mirata strategia di marketing, creando le condizioni giuste: dovremmo, poi, “coccolarlo” con il meglio che le nostre menti e le nostre mani sanno partorire, e far si che torni l'anno successivo.

Fa male dirselo, ma i pochi turisti veri che abbiamo avuto negli ultimi anni, difficilmente li abbiamo rivisti in Piazza IV Novembre o a Torre Mileto, in spiaggia, l'estate successiva. Non siamo ricettivi.

Dovremmo imparare a “saperci fare”, come sento dire spesso. A “saperci vendere”, al miglior prezzo. Il prezzo della nostra identità sul territorio. E non al miglior offerente, senza uno straccio di business plan o prospettiva.

Cala il sipario. Bye bye Estate. Auf wiedersehen! L'ennesima, a base di riflessioni “a tempo determinato” e occasioni mancate. Il tempo che i lidi smontino gli ombrelloni, al mare, e via. Si (ri)parlerà di turismo l'anno prossimo, o in campagna elettorale, se ce ne sarà una prima della prossima estate. E state all'erta, perché ora rischiamo di sentirci dire, ancora una volta, che le cose non sono andate come dovevano perché non abbiamo soldi. Eh già. Vecchia storia, ormai.

Eppure basta poco per organizzare un evento, una “serata”, un Festival, una festa... ed ottenere un buon successo. Chiedetelo ai ragazzi che ogni anno fanno lo “Scooby Festival” nella Villa Comunale, chiedetelo ai miei “Amici Vintage”, ragazzi appassionati di auto e raduni, o se volete, a Padre Antonio. Quest'ultimo, se potessi, lo metterei alla Cultura, da domani. Sono sicuro che riuscirebbe a fare bene, anche senza soldi. Quasi riescono meglio le sue “serate” che quelle organizzate dai vari Comitati, Assessorati, Pro Loco con tanto di “cappellino” (del Patrocinio del Comune).

I pochi e sparuti applausi, sovrastati dai tanti, troppi fischi, risuonano in un angolino dell'agorà e sono rivolti solo ad alcuni. Per lo più giovani. Quelli che, nonostante il torpore, non si lasciano intorpidire.

Se ripenso all'estate, un personalissimo applauso lo farei prima di tutto ai giovani gestori e ai proprietari delle attività (tra cui i vari bar) del Corso (e non solo del corso) che, nel loro piccolo, hanno fatto del proprio meglio per attirare ed allietare, almeno per UNA sera, un po' di gente.

Un applauso va anche a chi, in ogni modo e con mille difficoltà, cerca di rendere vivo un contesto quasi morto, senza fronzoli né richieste particolari, senza aver bisogno dei soldi di un terno al lotto, impegnandosi per la comunità.

E un altro va anche a chi pensa alla “saccoccia”, a priori, e la vuole sempre piena: senza quella, difficile organizzare qualcosa, vero?

A proposito: visti i tempi di “magra” (“Non ci sono soldi”, Cit.) e di saccocce vuote, consiglierei a qualcuno di puntare gli ultimi Euro rimasti sulla “rota” di Via Rota o di scommettere sulla tenuta dell'Amministrazione fino alla prossima “bella stagione”. Potrebbe venir fuori una bella vincita...

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