Sessant'anni fa moriva l'arciprete Vincenzo Pienabarca

Ci lasciava esattamente 60 anni fa, il 24 aprile del 1961, don Vincenzo Pienabarca, per 25 anni arciprete e parroco della Chiesa Madre di San Nicandro Garganico, ricordato da quanti lo hanno conosciuto come pastore assai mite e zelante, di singolare integrità. Fu l'ultimo arciprete ad amministrare con il capitolo dei canonici ancora al completo. Gli succedette don Vincenzino Palmieri, l'ultimo degli arcipreti di nomina papale.

Nato nel 1883 da modesta famiglia di artigiani, di profonda fede cattolica, frequentò l’asilo delle Suore della Carità, ubicato nell’attuale convento dei Frati Minori. Terminate le scuole elementari, a 12 anni entrò in seminario. Ordinato Sacerdote nel luglio 1909, diede prova di dinamismo, d’intelligenza e di prudenza. Durante il suo lungo ministero sacerdotale, dal giorno dell’ordinazione fino all’ultima ora di sua vita, lavorò senza concedersi un giorno di tregua. Nel 1913 fu Assistente spirituale del Ricreatorio maschile istituito dal benestante don Raffaele Zaccagnino, poi rettore dell’Arciconfraternita del Santissimo Rosario e cappellano della chiesa di S. Giovanni e del Terz'Ordine Domenicano. Economo e Canonico della Collegiata (la Chiesa Madre), insegnante di religione nella Scuola di Avviamento Professionale, Assistente dell’Azione Cattolica maschile e femminile, e, infine, dal settembre 1935, arciprete-parroco di Santa Maria del Borgo.

Fino al 1949, quando fu istituita la nuova parrocchia del Carmine, fu il parroco curato dell'intera cittadina. Nel Dopoguerra, fu fautore dell'arrivo a San Nicandro del padre montfortiano don Alfio Adrover, al secolo Fratel Amabile, che con lui collaborò nel recupero e nell'istruzione scolastica di intere generazioni.

Negli ultimi anni di vita il suo fisico era fortemente provato per l’infermità di un femore, tanto da doversi aiutare nel cammino con un bastone, presto divenuto "amico" inseparabile. "Il suo animo, tuttavia, - scrive in una memoria dell'epoca il cultore locale Mario Manduzio - rimase sempre giovane; anzi proprio in quest’ultimo periodo si ebbero le maggiori sue realizzazioni, fra cui ricordiamo i restauri (1950) e la pavimentazione (1952) della Chiesa Madre e le onoranze all’Immacolata (1954 e 1960), nominata Patrona della Città e incoronata con una cerimonia che resterà scolpita nei cuori di tutti i sannicandresi".

Il docente e cultore locale Gianni Manduzio, di lui ricorda alcuni avvenimenti: "nel 1936 da poco eletto arciprete-parroco, e per due anni consecutivi, organizzò una solenne festa patronale, che, interrotta a causa della guerra, fu ripresa dalla fine del conflitto in poi. 

Durante l'occupazione dell'edificio scolastico da parte degli Alleati alcuni soldati, penetrati abusivamente nella Chiesa del Convento, si divertivano a profanare vari oggetti  e le statue dei Santi  (ricordo Sant'Antonio che fu rivestito con la bustina militare in testa). L'Arciprete pensò bene di far trasportare il Crocifisso e le statue dei Santi francescani, dove furono collocati nella Cappella dell'Immacolata e qui rimasero fino a quando i soldati sgombrarono la piazza IV Novembre. In seguito ritornarono processionalmente al Convento con un solenne rito di riparazione e riconsacrazione della Chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Nel 1946 ricevette nella Chiesa Madre il simulacro di Santa Cecilia, che fu collocato in un'apposita nicchia, dopo che il comitato organizzatore aveva provveduto all'acquisto della statua proveniente da Ortisei.

Nel 1950, in occasione dell'Anno Santo, accompagnò a Roma un numeroso gruppo di fedeli, che partì dalla stazione locale con il treno speciale per comitive messo a disposizione della Ferrovia Garganica.e

Nel1954 per l'Anno Mariano organizzò l'installazione del bassorilievo dell'Immacolata sulla base del campanile con la presenza del vescovo di Lucera.

Nel 1959 benedisse nel giardino del ricreatorio la grotta dell'Immacolata costruita pietra su pietra dai ragazzi di Fratel Amabile.

L'ultima uscita in pubblico avvenne nel settembre del 1960. Si recò nei locali occupati da Fratel Amabile per assistere ai festeggiamenti, che i giovani della GIAC San Tarcisio in suo onore avevano organizzato per celebrare i 25 anni del suo apostolato parrocchiale.D Dopo tre mesi, l'8 dicembre 1960,  presiedette all'ultima solenne cerimonia della proclamazione dell'Immacolata Patrona di San Nicandro e della incoronazione con una corona aurea forgiata con le offerte dei fedeli".

Mons. Aristide D'Alessandro, che insieme a lui visse un'intera vita sacerdotale per essere entrambi quasi coetanei, collaborando con lui durante la sua arcipretura e che scomparve tra anni dopo, così riporta nel necrologio iscritto nel libro XIV dell'archivio parrocchiale: "Nel mattino della domenica 23 aprile 1961, dopo di aver celebrato due messe nella Chiesa Madre, durante le quali ha spiegato il bel Vangelo di S. Giovanni: un pochettino e non mi vedrete; e di nuovo un pochettino e mi vedrete, facendo chiare allusioni a se stesso, quasi presagio di ciò che doveva accadere, si ritirò in casa per pranzo.

Mentre sbucciava una mela, divenne pallido, la fronte si imperlò di sudore, e il capo si rovesciò sul tavolo. Un ictus mortale l'aveva abbattuto, e non riacquistò più i sensi.

Alle ore 7, del 24 aprile, si addormentava nel bacio del Signore, munito di tutti i Sacramenti del caso.

Portata la cara salma in chiesa, dove per tutto il giorno e la notte fu un accorrere di popolo commosso, nel mattino del 25, si celebrarono Sante Messe lette; e, alle 10, ebbe luogo la Messa Presente Cadavere con la benedizione e il discorso di un confratello, che tratteggiò il suo curriculum vitæ, chiedendo al buon Dio suffragio per l'anima del buon operaio della vigna del Signore". Il "confratello" sacerdote che pronunciò l'orazione funebre fu proprio mons. D'Alessandro, che nella sua umiltà d'animo volle restare anonimo.

Ce lo dice invece Manduzio, che così descrive il giorno delle esequie: "s’iniziò, poi, il pellegrinaggio che si protrasse per tutta la notte. Nella mattinata di martedì si celebrarono in tutti gli altari varie Sante Messe in suffragio dell’Anima eletta e, infine, alle ore 10 fu celebrata la Messa solenne, durante la quale parlò Monsignor Don Aristide D’Alessandro, legato all’Estinto da profondi vincoli di affetto. L’oratore in vari punti del discorso suscitò nel pubblico profonda commozione. Si formò, poi, il corteo in testa al quale vi era il Concerto musicale ‘Santa Cecilia’, fondato da Lui (da Pienabarca, nda) con gravi sacrifici. Seguivano le rappresentanze delle Scuole Elementari, di Avviamento e Media, le Organizzazioni cattoliche della sua parrocchia e di quella del Carmine, i ragazzi del ricreatorio di Fratel Amabile, le Suore Riparatrici del Sacro Cuore degli asili Zaccagnino e Del Castello, le Suore del Preziosissimo Sangue con l’orfanotrofio di Donna Michelina Valente, la Fondazione Zaccagnino, la Pia Unione del Preziosissimo Sangue, il Terz’Ordine Carmelitano, il Terz’Ordine Francescano – di cui era il Direttore Spirituale -, le cinque Confraternite, un numeroso gruppo di fratini del Collegio Serafico di Ascoli Satriano, i Sacerdoti e i Parroci di alcuni paesi vicini. La Salma era portata a spalla da giovani di varie organizzazioni. Infine seguiva una grande massa di popolo. Il corteo si sciolse al Cimitero davanti al loculo nel quale è stato sepolto. Il giorno seguente con l’intervento del Vescovo di Lucera, Monsignor Domenico Vendola, si ebbe la commemorazione in ‘tertia die’. Il Vescovo, visibilmente commosso, disse parole di elogio per lo Scomparso e di conforto per i fedeli rimasti senza il loro pastore".

Il corteo funebre - immortalato dalle foto visibili nel video - fu "imponentissimo", come descrive mons. D'Alessandro, e si sciolse davanti al loculo dove l'arciprete fu tumulato, nel recinto cimiteriale di proprietà dell'Arciconfraternita del SS. Rosario. La salma fu stumulata una decina di anni or sono, e i resti deposti in una degnissima nicchia-ossario al centro dell'abside della Cappella Maggiore del Rosario, sempre nel cimitero, insieme ad altri sacerdoti di San Nicandro. A don Vincenzo Pienabarca, circa vent'anni fa, i sannicandresi intitolarono anche una strada, parallela a via XX Settembre, nel centro cittadino.

Questa sera, nella Chiesa Madre, sarà celebrata una messa in suo suffragio alle 19:00, nella festa di Maria Santissima Incoronata.

Matteo Vocale

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