Se fossi un datore di lavoro

    “Scegli un lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno in tutta la tua vita” diceva Confucio. Già, ma a capirlo quale sia il lavoro che ami. Figuriamoci, non so ancora se preferisco le lasagne al forno o i cannelloni, anche le melanzane ripiene non scherzano!

    Mettiamo da parte questa pseudo ilarità, ho impiegato poco meno di trent’anni della mia vita per capire cosa amo fare ed è esattamente quello che svolgo quotidianamente. Fortuna o giusta scelta fatta a suo tempo? Non saprei. Come fai a decidere dove indirizzare la tua vita lavorativa a tredici anni? Perché è a quell’età che scegli la scuola da frequentare. Potresti scegliere il liceo: ti forma egregiamente e resti in una posizione neutrale, solo per posticipare la scelta definitiva ai diciannove. Capirai!

    C’è quella massima che dice: “Il lavoro nobilita l’uomo”, non l’ho mai capita, sul serio. Ci sono tante cose che nobilitano l’uomo, anche in misura maggiore rispetto al lavoro. Anzi, quest’ultimo lo metterei proprio da parte. Punterei a elevare spiritualmente le vite di molti: “essere uomo” nobilita l’uomo, il lavoro e l’affermarsi vengon da sé.

    Tutti ci siamo ritrovati almeno una volta a compilare un curriculum, per sé stessi o per un proprio conoscente.

    «Federico, mi aiuti a scrivere il mio curriculum? Visto che sei pratico di computer.»

    «Certo che sì», poi viene il bello.

    La mia opinione, semplice e nettamente di parte: nessuna cartaccia potrà mai soppiantare una visita fatta di persona all’ufficio preposto all’assunzione del personale. Fatti guardare in faccia, fa’ vedere chi sei, come parli, cosa pensi del lavoro che andrai a svolgere. Fai conoscere loro la persona che hanno davanti.

    Iniziamo a compilare questo benedetto curriculum vitae: come ti chiami, quando e dove sei nato, dove abiti…tutti elementi fondamentali per farsi assumere. Passiamo alle esperienze lavorative, tutti a cercare di riempire quanto più spazio possibile affinché la persona che lo leggerà, forse, andrà a pensare: “Caspita, ma che gran lavoratore!” prendendo per buona ogni singola parola che abbiate scritto. Dopo si passa alle lingue. 

    «Livello di Inglese?»

    «Buono.»

    Poi te lo ritrovi a spingere una porta con su scritto pull, il più delle volte te la spinge anche se la scritta è in Italiano.

    Infine la parte più interessante, quella considerata “riempitiva”, da scrivere tanto per, la più importante di tutte in verità, assieme alla lettera di presentazione (quale sconosciuta): le competenze che si hanno in vari ambiti, come capacità organizzative, comunicative e nel campo dell’informatica.

    “Ottima conoscenza di Windows, del pacchetto Office e di vari software”, nel frattempo il curriculum glielo sto scrivendo io. “Ottime capacità di comunicazione”, però non sa sbrigarsi una telefonata al gestore di energia elettrica, e le immancabili “Ottime capacità organizzative”, lo stesso che ha difficoltà ad organizzare la grigliata di Ferragosto. Frasi scopiazzate dal web e messe lì in croce perché va fatto. Se fossi un datore di lavoro o l’addetto al personale, non sceglierei nessuno dei richiedenti lavoro che ho conosciuto. Non perché non siano in gamba o incapaci di svolgere quella mansione, semplicemente perché se dovessi giudicare attraverso dei fogli di carta, siamo un disastro assoluto.

    Se scrivi qualcosa, devi fare la differenza. Mettiamoci bene in testa che non tutti siamo dei grandi oratori o coordinatori, e questo non è un problema se non siete voi a crearvelo. Ognuno ha le sue buone capacità e le sue doti che potranno essere applicate anche in ambito lavorativo, inutile fare gli istrioni. Ve lo immaginate uno che scrive: “Non ho buone capacità comunicative, salvo con persone che conosco bene. Non sarebbe proprio la mansione più adatta alla mia persona, tranne con un gruppo di lavoro compatto con cui ho potuto legare da tempo.” Uno così lo assumerei su due piedi, sempre che abbia le competenze idonee al tipo di lavoro da affidargli; perlomeno so di avere di fronte una persona sincera con una considerazione di sé obiettiva.

    Per questo il mio invito è presentarsi di persona, sempre, nel bene o nel male non potrete mentire, a patto che proprio questo non vi spaventi. Avere di fronte una persona che cerca lavoro è indice di determinatezza, di persona che non ha paura di nascondersi dietro parole potenzialmente gonfiate.

    Magari siete dei cuochi, presentatevi nella cucina di un ristorante con un piatto di melanzane ripiene e affermate: «Queste sono le migliori melanzane che avete mai assaggiato», mettetecela tutta affinché lo siano veramente e quel lavoro sarà vostro. 

    “Siate affamati, siate folli” (Steve Jobs).

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