Ricordando Joseph Tusiani

A breve il centenario della nascita del poeta Garganico

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Per noi cittadini garganici è doveroso commemorare   i cento anni della nascita di Joseph Tusiani,  studioso, poeta  e letterato poliglotta, considerato tra i più importanti ed originali del pianeta. Nato, infatti, a San Marco in Lamis  il 14 gennaio 1924,  in una famiglia modesta e operosa (suo padre era calzolaio, da poco emigrato in America), dopo gli studi classici e la laurea, emigrò nel 1948 in USA. Dopo aver insegnato Letteratura Italiana in varie Università, compresa quella di New York, è morto, a 96 anni, l’11 aprile 2020 a Manhattan, quartiere bene e popoloso della metropoli americana,dove ha vissuto per vari anni.

I caratteri di fondo della sua personalità artistica emergono da una forte influenza delle opere di D’Annunzio, Pascoli, Carducci, dei Crepuscolari, e in maniera più duratura e profonda, della Letteratura inglese e del poeta Romantico William Wordsworth(1770-1850), massima espressione di uno straordinario amore per la Natura; fu, inoltre, ispirato da un forte senso dei legami familiari, una profonda nostalgia per il suo paese e la terra d’origine e una dimensione ampiamente religiosa della vita. Gli scritti giovanili anteriori alla partenza per il Nuovo Continente e quelli immediatamente posteriori, tutti in italiano, hanno valore per la storia della sua formazione. Le opere maggiori sarebbero venute dopo, e principalmente in lingua inglese, dopo che Frances Winwar (1900-1985), scrittrice oggi dimenticata dall’ufficialità letteraria, ma affermata e pubblicata da grossi editori americani fra le due guerre, lo convinse ad approfondirne la conoscenza e l’uso. A lei deve il suo periodo aureo, che si estenderà per tutti gli anni ’60, specialmente negli ambienti letterari di New York. Perciò Tusiani svolse un lavoro di portata impensabile dedicandosi totalmente alla traduzione in versi inglesi di molti autori  italiani, da San Francesco al Futurismo, attraverso Dante, Boccaccio, Pulci, Tasso, Alfieri, Foscolo Leopardi, Manzoni, Montale e numerosi poeti dialettali antichi e moderni. Tutto ciò gli dà rinomanza nel mondo accademico anglosassone, accreditandolo fra i poeti più qualificati nella comunità di autori neolatini e oggi emerge anche in madrepatria (basti pensare che Tusiani è fra le personalità a cui, nel 2004, fu conferito il “Premio Italiani nel Mondo”dall’omonimo Ministero; nello stesso anno l’Università di Foggia gli attribuì la laurea ‘honoris causa’ in Lettere e Filosofia; nel 2007 il Comune di Firenze gli assegnò il Giglio d’Argento per aver divulgato la cultura toscana e italiana nel mondo).

I temi dominanti nell’opera poetica di Joseph Tusiani sono: l’evocazione della terra d’origine trasfigurata a simbolo, l’interrogarsi sulla propria identità, la meditazione sul passare del tempo, l’appressarsi della morte, la propria vicenda familiare, la rappresentazione del mondo nuovo e delle sue contraddizioni.

Negli anni ‘90, inoltre, ha svolto un’incessante e ricca produzione in dialetto garganico, legata ai ritorni più frequenti alla terra d’origine. Un recente grosso volume, ‘Storie dal Gargano’, raccoglie i sedici titoli pubblicati in cinquant’anni e, inoltre, una collezione di sonetti, ‘Sciusce de vente’ (2009), che evidenzia forti tensioni narrative intese al restauro del suo mondo arcaico, di valori e leggende dell’immaginario collettivo nella comunità d’origine.

Non è tutto qui. Va ricordata l’attività saggistica e critica (su cui in questi ultimi anni si è incentrato un grosso numero speciale della rivista ‘Il Giannone’ del liceo di San Marco in Lamis). E non va dimenticata la prosa narrativa, legata al romanzo ‘Dante in licenza’ (rifatto poi in inglese col titolo ‘Envoy from Heaven’) e, anche ad un vigoroso romanzo giovanile mai pubblicato prima, ‘Quando la Daunia bruciava’, composto nel 1948 e pubblicato nel 2020 a San Marco in Lamis, da Motta e Siani.

 

In questo volume troviamo i termini riassuntivi della sua personale esperienza di vita: “Timido per natura […] sono rimasto tale in tutti i miei anni d’America.

Ho avuto la fortuna di incontrare illustri personaggi del mondo letterario e artistico, ho frequentato salotti eleganti, ho avuto la gioia di sentirmi benvoluto e stimatodai miei pari, ma sono rimasto condizionato, e quasi irrimediabilmente condannato, dal ricordo della solitudine dei miei giorni garganici”.

Una confessione ancora più sincera, anzi, molto coraggiosa la sua, nelle parole: “L’America non era affatto la terra delle mie delicate e anacronistiche trepidazioni ma il paese dell’avventura appassionata e violenta che solo ai suoi cittadini violenti e appassionati offriva un’amplitudine di sogno, detta futuro”.

Il sofferto punto di equilibrio nella coscienza divisa dell’emigrato Joseph Tusiani, infatti, sta nell’armonizzazione – lacerata e mai pacifica – fra coscienza «etnica» e americanizzazione. Un dualismo difficile da equilibrare per un uomo qualsiasi, ma non perlui, figlio della Montagna del Sole, di cui è stato sempre innamorato profondamente e instancabilmente!

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